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Brunella Selo – Iso
(Il Manifesto)
www.brunellaselo.it
musica.ilmanifesto.it



One of the best Italian female voice, from Naples to traditional languages worldwide.

Brunella Selo è una delle voci più interessanti uscite da Napoli. Una scuola, quella della città, notoriamente di grandissima tradizione, anche se oggi a corto di idee rispetto a qualche decennio fa. La ricordiamo nell’esperienza di Claudio Mattone Gruppo Aperto – ‘A città ‘e Pulecenella oltre che ne La cantata dei pastori sotto la guida di Roberto de Simone. Il grande pubblico la conosce per la partecipazione come vocalist di Nino d’Angelo al Festival di Sanremo alcuni anni fa, ma sostanzialmente rimane ancorata alla sua città, dove lavora anche come musicoterapeuta. Dopo vari anni di carriera ha deciso di dare alle stampe Iso, il suo primo lavoro solista. Non deve essere stata una scelta facile: la Selo (come pochi altri nomi in Italia) ha un grande potenziale che solo un mercato discografico poco propenso al rischio non ha sfruttato al meglio. Un disco dedicato alla cultura popolare, già toccata dalla cantante, avrebbe infatti trovato uno spazio più adeguato una decina d’anni fa seguito poi da lavori più sperimentali per la voce. Questo anche perché spesso e volentieri ci siamo trovati di fronte ad artisti che hanno recuperato moltissimo materiale trasformandolo con strumenti ormai di uso comune (violoncello, oud, bouzouki) e che troviamo in questo disco. È anche vero che la scelta effettuata dalla Selo è comunque coraggiosa, perché la sua Napoli compare solo in poche occasioni. Toltasi quindi in parte “la coperta di Linus” ecco che compaiono brani originali (in alcuni casi della stessa solista) e rielaborazioni; il sardo, il gaelico e il portoghese si accompagnano al napoletano e la voce preferisce privilegiare il lirismo piuttosto che la potenza timbrica. L’inziale Arvolera, Rosa Baccana e la rivisitazione della Tarantella del Gargano (che insieme a In galera li panettiere era ed è tutt’ora uno dei punti di forza della Nuova compagnia di canto popolare) sono sicuramente tra i momenti migliori di un album che è comunque ben costruito e dall’ascolto gradevole. Ma aspettiamo una nuova prova, magari interamente di brani originali.

Michele Manzotti

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