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Renato Serio & Innovative Symphonic Orchestra – Viaggio nel regno dei Beatles
(Acqua Alta Edizioni / Provincia di Roma)
www.renatoserio.it



Un new version of Beatles’ songs, divided in suites for great orchestra.

La musica dei Beatles, tra le tante rielaborazioni, si è prestata molto bene anche per le versioni orchestrali. Sarà che lo stesso produttore George Martin (considerato il quinto beatle) fosse anche direttore d’orchestra, ma durante gli anni varie formazioni hanno potuto affrontare, con risultati alterni, i brani dei Fab Four. L’esempio migliore e più ispirato è l’ormai introvabile lavoro di Jeremy Rifkin uscito per l’Elektra, ma va anche sottolineato quello di Peter Breiner (Beatles go Baroque) che è reperibile più facilmente e che è stato stampato dall’etichetta Naxos. Entrambi sono però legati al linguaggio barocco e alla riproposta dei brani “nello stile di” recuperando prassi compositive di Händel, Bach o Vivaldi. Oltretutto entrambi sono anglosassoni, mentre nel caso di questo disco ci troviamo di fronte a un direttore d’orchestra del nostro paese Renato Serio, musicista di lungo corso tra colonne sonore, partecipazioni a Sanremo e palcoscenici importanti. Affrontare i Beatles per un italiano comporta sempre qualche rischio: lo stesso ottimo lavoro Mina canta i Beatles risentiva di un gap tra le due sensibilità, quella nostra e quella originale inglese. Serio però ha a disposizione un’intera orchestra e il rischio semmai è un altro, quello di calcare timbricamente canzoni che hanno avuto un grande successo grazie anche alla loro semplicità. Proprio per questo l’esperimento di Serio riesce maggiormente nelle suites 4, 5 e 6 (le ultime tre del disco) dove tranne che nel caso di Yesterday, i brani utilizzati sono quelli del 1968-70, ultimo periodo beatlesiano. Due brani che avrebbero rischiato di essere retorici come Let It Be o Hey Jude sono in fondo abbastanza essenziali, mentre Come Together è arricchita da figurazioni e Because non perde la sua vocazione psichedelica. Un’altra bella sorpresa è I want You (da Abbey Road come le ultime due citazioni), che risulta quasi alleggerita grazie agli archi e al ponte modulare che porta a Mother Nature’s Son. Nel suo insieme il lavoro di Serio è nel segno del buon gusto con il prologo Viaggio in un sogno, da lui stesso composto, che poteva contenere citazioni a non finire e che invece serve proprio a introdurre un percorso particolare.

Michele Manzotti

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