Middle European rhythms in a New Mexico style. Enfant prodige Zach Condon strikes again!
Immaginiamoci che Goran Bregovic (tanto per fare un nome famoso della musica balcanica) si trasferisca armi e bagagli negli Stati Uniti del sud. Cosa può venire fuori da un incontro tra culture lontanissime (almeno apparentemente) tra esse? Bene, il giovane Zach Condon, nato a Santa Fe 20 anni fa, è riuscito con i suoi Beirut in un esperimento tanto improbabile quanto incredibile. Perché l’amore per la musica balcanica è nato dopo un viaggio in Europa compiuto alcuni anni fa, quando già il nostro protagonista aveva affrontato musica elettronica sotto il nome di Real Peple e registrato un intero album di Doo-woop. Le influenze dichiarate da Condon sono i Talking Heads, i Magnetic Fields e Neutral Milk Hotel. Tra l’altro un musicista di questo gruppo come Jeremy Barnes partecipa a questa avventura piena di melodia, ritmo e colori strumentali con una stranissima eccezione, quella della chitarra. C’è la banda balcanica (Zach ringrazia nelle note la Kocani e tutte quelle della regione) ma anche fisarmonica, ukulele, mandolino, tromba. Non tutte le canzoni sono ispiratissime, ma è l’esito della ricerca stilistica a essere valido tanto da consigliare vivamente l’ascolto di questo disco. Al di là della iniziale e divertente title track, brani come Postcard from Italy, Mount Wroclai e la finale, affascinante After the Curtain mostrano una strada nuova al cantautorato americano, quasi a porsi come un post-cantautorato. Sentiremo ancora parlare di Condon e dei suoi Beirut, sicuramente.
Michele Manzotti
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Track list
The Gulag Orkestar
Prenziauerberg
Brandenburg
Postcards from Italy
Mount Wroclai (Idle Days)
Rhineland (Hertland)
Scenic World
Bratislava
The Bunker
The Canals of our City
After the Curtain |