. James Luther Dickinson - Jungle Jim and The Voodoo Tiger

James Luther Dickinson - Jungle Jim and The Voodoo Tiger
(Memphis International)
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“Jim Dickinson, son of a delta match salesman, a code-talker, a personal friend of mine. Take a seat, listen, find your place.” (Ry Cooder).
Don’t forget : World Boogie is coming and James Luther Dickison is leading the country soul brigade!!!


Realizzato con poco e con la magna felicità di non dover chiedere niente a nessuno”Jungle Jim and The Voodoo Tiger” di James Luther Dickinson è un piacere per i seguaci del country sbarellato e ubriaco alla Commander Cody con accenti southern soul, deviziani di blues malato e tendenze suicide alla Jon Spencer.
Dickinson è una leggenda vivente della musica americana : manager dei Byrds già all’epoca di “Mr. Tambourine Man”, amico fraterno di Dylan, sobillatore della scena di Memphis se non bastasse tutto ciò, oggi si ritrova a essere anche papà felice di due talenti come Cody e Luther che in regalo gli affidano i loro North Mississippi All Star. James Luther però invece di ritirarsi e godersi lo spettacolo dal lato del palco rilancia da bravo gambler e si gioca tutto in questo cd che definisce, a ragione o a torto, “The Greatest Album on Earth “.
Cosa volete che importi a Dickinson del vostro giudizio ? In un album del genere o ci state dentro o siete fuori, in altre parole. Cercate bei cantati ? cambiate disco! Gruppi affiatati che producano un compatto muro di suono ? andate a cercare altrove!.
Qui è tutto a un passo dal disfacimento più completo ma una sensazione di naturale euforia aleggia.
E quando James Luther Dickinson intona la melanconiche “Out of Blue” e “Somewhere down the road “ riaffiora il country soul caro a Dan Penn e agli amici di Dickinson di sempre, quella generazione che si incontrò teen ager cantando doo woop agli angoli della strada in un epoca in cui potevi ancora incrociare Elvis la mattina alle sei, giacca maculata e brillantina, girare in furgone e portare latte fresco in giro per Memphis.
“Jungle Jim and the Voodoo Tiger “ è un disco onesto e semplice ma sia preso per un giocattolo di poco conto; è anche un riassunto di certa musica, un dizionario per capire oggi come si suona un certo stile che non sta né di qua né di là ma che non è difficile intuire esiste e si è radicato in una terra di confine delle idee e della mente.
11 canzoni, tutti brani altrui dal passato remoto del country a un omaggio al sempre più rivalutato Eddie Hinton (“Can’t beat the Kid”, ne ricordiamo qui una bella versione di John Hammond in un bel disco su Capricorn del 1972 mai ristampato su vinile...) fino alla citata “Somewhere down the road” di Chuck Prophet dei Green On Red, attraverso “Truck Drivin’ Man“ che il pubblico hippy dei sessanta e settanta conobbe attraverso i “suoi” Byrds, fino a una conclusiva “Samba de Orfeo” di Louis Bonfa da “Orfeo Negro” che soltanto uno come James Luther Dickinson poteva tirar fuori dal suo cappello magico e trovare ad essa un posto, - inimmaginabile in un album così - una logica che la rende in sintonia con il resto. Ascoltare per credere!.
“Jungle Jim and the Voodoo Tiger“ è il disco giusto per entrare più a fondo in una attitudine che le parole non possono spiegare fino in fondo ma che la musica potrà farvi apprezzare a fondo. E’ un gioiello d’artigianato. Non perdetelo; vi darà fiducia e vi farà capire che esiste anche dall’altra parte del pianeta qualcuno che difende la propria indipendenza a voce alta, con dignità e con l’autorevolezza dei suoi settant’anni.

Ernesto de Pascale

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