No lies at all, just one more tale about the Captain and the Kid
Seguito del celebre “Captain Fantastic and the Brown Dirt Cowboy” che lanciò nel 1974 Reginald Dwight in America, “The Captain & the Kid” è anche il completamento di un trittico che riunisce i migliori dischi di Elton John degli ultimi 20 anni, ciclo iniziato nel 2001 con “ Songs from the West Coast”, proseguito con “Peachtree Road “ e giunto ora a compimento con la storia del Capitano Elton e del ragazzo Bernie.
Che i tempi siano cambiati lo si capisce dall’incipit di “Postcards from Richard Nixon “ dal tono sicuro, a tratti imperativo, grave ed autorevole, di colui il quale sa cosa vuole e come ottenerlo musicalmente a fronte di quella freschezza sfrontata del giovane Elton in vena d’outing e delle sue invenzioni glam che fecero impazzire gli americani d’allora. E se per “Captain Fantastic” ci volle davvero molto coraggio non di meno ve ne è voluto oggi poichè Reginald ha voluto pensare a questo nuovo album come parte integrante del bel suono della band guidata ancora dal chitarrista Davey Johnston e con Nigel Olsson dietro ai tamburi, proprio come una volta, e non come semplice solista.
Bernie Taupin, il paroliere di sempre di Elton che oggi alleva cavalli in Texas, dal canto suo, si doveva essere tenuto un bel po’ di riflessioni da parte in quegli anni per mettere insieme così tante tematiche a fuoco in questo nuovo album che ha una pertinenza non comune con il “Captain Fantastic “ del 1974.
I brani sono tutti sopra la media: “Tinderbox” (later we’ve been getting more roll than rock“) in cui afferma che “le cose dovevano cambiare e alcune buche riempite” nei tempi a venire è una canzone si muove in un andirivieni perfetto di riff e giri concentrici di accordi ed è scritta con la mano felice del mestierante che conosce le proprie corde. Tutto si svolge mentre Taupin osserva l’America di oggi di cui è cittadino con sarcasmo e con distacco, con una gravità negli occhi non comune e usa parole che spingono Elton su territori melodici e armonici a lui cari come in “Blues never fade away” o come la successiva“ The Bridge” (“come and risk it all or die trying” ).
“The Captain and the Kid” è però, oltre a dieci canzoni tutte di altissimo livello pop, il marchio di fabbrica di un uomo che cambiato radicalmente la canzone moderna e l’idea di un successo da classifica. Dopo Elton John si possono contare i cloni: da Gorge Michael alla milionesima popstar del momento sia di qua che di là d’oceano, come Jesse McCartney.
Elton avrebbe potuto pescare dovunque fra i suoi mille album e invece ha voluto voltare le spalle a tanti brutti dischi e puntare dritto al momento in cui si concluse definitivamente la sua età dell’innocenza, quando sarebbe stato più semplice tornare, un po’ prima, all’età dell’innocenza stessa.
Questo coraggio è però ripagato in toto da “The Captain and the Kid” che pare dirci che per i due tutto può ricominciare da capo, in qualsiasi momento.
E un brivido si ferma sulla pelle quando in “Old’67” Bernie e Elton si guardano dentro e si parlano l’un l’altro senza peli sulla lingua (“honest, it’s amazing / that we can get together at all / for in between the saddle and the grand piano / we can read the writing on the wall”) per poi alzare i calici a uno dei più bei matrimoni della storia del pop degli ultimi cent’anni.
Provate a fare di meglio voi, se ci riuscite !
Ernesto de Pascale
|