More than jazz record, this a a masterpiece of class, elegance and style, a cd able to compete on the international market
Alessandro Galati è uno dei grandi talenti poco noti del pianismo jazz, uno di quei musicisti bravissimi oscurati loro malgrado da altrettanti nomi che hanno saputo catalizzare con il loro bon ton e savoir faire i salotti, tramutando il di per se limitato interesse verso le altissime vette dello strumento in un costume da evento modaiolo a cui se non partecipi significa che “di musica non capisci un cazzo“.
Galati è però, sopra ogni alta cosa, uno dei pochissimi - un altro è il cremasco Mario Piacentini - che con il suo suono e la sua originalità, si è lasciato davvero dietro le spalle il jazz per lanciarsi in un volo a vela molto più eccitante e sperimentale.
In “Cubicq”, nuovo album del trio del 41enne pianista fiorentino per la giapponese Blue Gleam, tutta la sperimentazione consiste nel restare “attaccati con purezza alla nuda melodia”. E scusate se è poco.
L’impresa, apparentemente semplice è di una difficoltà mostruosa: vuol dire lasciarsi dietro le strutture architettoniche che tengono, in qualche modo sorreggono, la melodia, vuol dire che ogni singola nota significa e significhi di attimo in attimo tutto e mai meno di tutto, vuol dire salutare il resto del mondo e sospendersi in uno stato di apnea per una durata molto più lunga di quella di una registrazione.
Questo stato di sospensione è perfettamente tangibile in “Cubicq”.
Da una parte la massima concentrazione del solidissimo Ares Tavolazzi al contrabbasso e del giovane e sicuro Emanuele Siniscalco alla batteria aiutano Galati a far vivere la musica senza l’aiuto di alcun espediente, dall’altro una splendida registrazione effettuata nello studio b della Sony di Tokio alla vigilia del natale 2005 testimoniano il perfetto stato di grazia di un trio che è prima di tutto una idea.
Galati fa il resto. Il tocco è costante, una firma precisa, frutto di studio e di immensa passione, l’enunciazione è autorevole, il progetto concreto.
Melodie note si confondono a melodie originali, l’idea dei soli è totalmente (finalmente!) smantellata, pur non mancando essi.
L’idea di essere entrati in una sola cosa è chiara, inequivocabile.
Il pianista fiorentino cita Bill Evans e non a caso. Qui però ritroverete davvero nel disco di Alessandro Galati gli insegnamenti di Evans e magari - se siete dei profondi fruitori di musica - vi serviranno per riflettere quanta strada il pianoforte può farci ancora percorrere e quanto troppo a lungo, braccati dal miraggio del jazz come gadget, ci si sia lasciati dietro pagine meravigliose di torch melodies. Quest’ultime sono melodie non per forza celebri, melodie magari che stavano lì a un passo da te e che nessuno aveva colto, come nel caso dell’originale “Blue in Gleam”, tre minuti e ventisei di paradiso terrestre che il trio di Galati ci dona con tutta la grazia e l‘eleganza dei grandi.
Ci si domanda come mai si dovrà digitare il sito www.bluegleam.com per acquistare questo disco che è totalmente irreperibile in Italia ma, a pensarci bene, la risposta è semplice: non ce lo meritiamo, tutto qui!.
Noi ci meritiamo il buffet a fine serata o prima del concerto, l’ingresso gratuito. Qui invece pagano tutti. Musicisti compreso che hanno, a conti fatto, pagato con la loro passione l’onore di potersi così liberamente esprimere.
Ernesto de Pascale
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Track List
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