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LIVE
Quando musica vuol dire gioia:
il pianoforte e il crossover tra classico e moderno di Giovanni Allevi
Giovanni Allevi in concerto
Auditorium Parco della Musica, Roma,30/9/2007
Tutto esaurito a Roma per il concerto di Giovanni Allevi, trentottenne pianista di Ascoli Piceno diplomato in pianoforte al conservatorio "Morlacchi" di Perugia e in composizione al "Verdi" di Milano. È inoltre laureato in filosofia con lode con una tesi su "Il vuoto nella fisica contemporanea". Vi aspettereste un tipo altero, distante e perso nella sua tecnica con un fervore quasi religioso e invece... si lancia correndpo sul palco vestito con i jeans e la felpa col cappuccio,ha i capelli lunghi (e questo potrebbe anche non essere particolarmente strano in ambiente classico) ma soprattutto un rapporto diretto col pubblico assai eterogeneo che lo segue con affezione. In apertura di concerto,prima di eseguire "Joy", racconta di una crisi di panico causata dalla troppa felicità che lo colse sotto casa a Milano di ritorno dalla tourneè cinese. 118, ambulanza e via a sirene spiegate verso l'ospedale. Mentre sperava di sopravvivere (ma sì! è brutto ma passa) decise che nel caso avrebbe scritto soltanto musica destinata a creare gioia in chi si fosse trovato ad ascoltarla. Allevi ha inciso quattro album che dimostrano come il percorso che l'artista si è prefisso venga seguito con grande creatività, tecnica e dal vivo anche una non comune capacità di tocco e interpretazione. Molto cuore nella musica del pianista ascolano e anche quella irrequietezza e fragilità che sempre contraddistinguono chi riesce a fare proprio della sua fragilità una forza che gli permette di vivere e seguire la propria strada. La sua lo ha portato nel 1997 a trasferirsi a Milano ed incidere, con la produzione di Saturnino bassista di Lorenzo "Jovanotti" Cherubini, il primo album "13 dita" seguito dalla sua partecipazione come opening act dei concerti di Lorenzo durante il tour "L'Albero". Stessa cosa per i concerti del tour successivo "Il quinto mondo-Jovanotti 2002" e dopo un anno altro album intitolato "Composizioni". Poco a poco il pubblico "pop" comincia ad affezionarsi a questo strano tipo che suona come un marziano tanto è bravo e che intanto tiene concerti nei maggiori templi mondiali del repertorio classico e "serio". Seguono altri due album: "No Concept" del 2005 e "Joy" del 2006.
Dal vivo abbiamo visto un artista completo, tecnicamente un mostro, capace di interpretare con dolcezza e di usare i registri gravi anche con violenza, estremamente emozionato e non impaurito dai suoi limiti (sullo strumento veramente scarsi, il resto non saprei) al punto che prima del pezzo finale ha chiesto al pubblico (lui era impossibilitato per ovvi motivi) ad incrociare le dita per la buona riuscita del brano. Pezzi come "Water Dance" sono esempio perfetto di come il crossover tra classico e moderno trovi nella particolarissima sensibilita di Giovanni Allevi la strada più diretta per conquistare il cuore di chiunque. Il suo ultimo lavoro ha avuto il disco d'oro per aver superato le cinquantamila copie vendute e i suoi concerti vanno esauriti con largo anticipo, vorrà dire qualcosa?
Alessandro Mannozzi
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