After the wonderful Gulag Orkestar, Beirut, released three Ep now they come back with a new album, titled The Flying Club Cup. Without loops and programming, Beirut, shows their great attitude for folk research.
Zach Condon e i suoi Beirut sono al momento una delle più interessanti realtà della musica folk mittel-europea. Pur essendo un americano, ha da sempre nutrito una grande passione per la tradizione folk del vecchio continente. Ce ne eravamo già accorti con il bellissimo Gulag Orkestar, dove esplorava in lungo e in largo tutta la tradizione musicale europea, contaminandola ora con riferimenti cantautorali americani ora con inserti di elettronica mai invasivi. C’è chi ha detto che i Beirut sono stati fin troppo incensati e lodati per il loro stile, ma ci sentiamo di dire che al momento la loro musica è quanto più interessate possa proporre il mercato. Tra Gulag Orkestar e The Flying Club Cup, questo il titolo del nuovo disco, è passato quasi un anno e mezzo, ma nel mezzo Condon ha pubblicato ben tre Ep di eccellente fattura Lon Gisland, Pompeii ed Elephant Gun, che se ascoltati in successione rendono perfettamente l’evoluzione sonora dei Beirut. Si è passati infatti dall’elettronica ad una ricerca molto più approfondita sulle melodie folk, a cui hanno mescolato sapientemente spruzzate cantautorali ora europee (francesi in particolare) ora americane. Il risultato è un disco molto più diretto e senza dubbio più essenziale nei suoni, ne ha guadagnato la forma canzone ora meno ridondante che in passato. Certo non mancano spaccati bandistici di alto livello come in In The Mausoleum o St.Apollonia o ancora la title track, tuttavia ora il loro patchwork di influenze apprare molto meno intricato ma piuttosto raffinato e meglio delineato. E’ il caso ad esempio dei brani più cantautorali, dove si apprezza una grande maturazione di Condon, come The Penalty, Forks And Knives (La Fête) ma soprattutto la splendida Un Dernier Verre (Pour La Route). Gli episodi che richiamano al cantautorato francese ovvero, Nantes e Cliquot, sono i vertici del disco e anche i brani più immediati dal punto di vista sonoro, è probabile che questo sia l’ennesimo spunto per un ulteriore cambio di direzione artistica. Il tentativo di non ripetersi e soprattutto quello di affrancarsi dal fin troppo influenzato Balkan Folk, sembra andato a buon fine, i Beirut hanno le tutte le carte in regola per ritagliarsi una fetta di mercato tutta loro, perché è davvero difficile resistere alla loro genialità.
Salvatore Esposito
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Track List
A Call To Arms
Nantes
A Sunday Smile
Guyamas Sonora
La Banlieu
Cliquot
The Penalty
Forks And Knives (La Fête)
In The Mausoleum
Un Dernier Verre (Pour La Route)
Cherbourg
St. Apollonia
The Flying Club Cup |