Good album by a young band whose inspirations are in sixties and seventies
Non è proprio di primo pelo questa band inglese che ha tra le sue ispirazioni Wilco, The Byrds e The Band (vedi a questo proposito la recensione del concerto di Garth Hudson). Si sente che c'è uno studio di certa musica del passato tra psichedelia, country rock, pop inglese tardi anni sessanta. Già nel 2003 avevano inciso un album, Don't Bring me Down, seguito da Ozona nel 2005. Questo The Heart is The Place del 2007 mostra una bella scittura per una musica che vuole essere semplice e immediata sopra una costruzione studiata in maniera accurata. Il gruppo, formato da quattro elementi, non disdegna infatti di aggiungere alla tradizionale struttura chitarre-basso-tastiera-batteria anche percussioni varie, fiati, campionamenti, sonorità orchestrali. C'è il gusto del riff-inno simile a quello degli Arcade Fire (come in Aperture e Sun in Your Eyes, quest'ultimo dalla atmosfere tardo beatlesiane) che riappare anche in bei brani rock come Story of The City e The Heart is a Place. Molto tirato e trascinante è Every One of Us, forse il più bello dell’album. Ottima la voce del cantante Robin Bennet ma tutti fanno il loro dovere. Se trovate questo disco in circolazione (un po’ difficile, lo ammettiamo), non perdetevelo.
Michele Manzotti
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Track List
1. Aperture
2. Story Of The City
3. Every One Of Us
4. Can't Give Up The Ghost
5. 24 Hours
6. Goodbye Cruel World
7. We Will Not Be Machines
8. Heaven's My Destination
9. Sun In Your Eyes
10. Heart Is The Place
11. Yours And Mine
12. Joyous Final Chapter |