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American, X-ian folk, languid indie pop, VU cool, loner country, west coast psych all in SF SkyGreen Leopards’ Donovan Quinn first solo album
Donovan Quinn si fece notare qualche anno, nel 2006, quando questo recensore lo vide in azione con The SkyGreen Leopards (insieme a Glenn Donaldson alla seconda chitarra entrambi da SF) sul palco del The Green Man festival, in Galles.
Oggi per il cantautore elettrico figlio di Dave Carter della band Country Weather, torna con la sua band personale e il suo album prodotto insieme a Jason Quiver (Papercuts).
Quinn cresciuto nel ranch familiare di cavalli della famiglia, a Walnut Creek, CA, ancora giovane cominciò come cantautore e venne subito notato come
“A Darkly Romantic Penman“. La musica di Quinn, inusuale per il revival folk rock, venne allora definita in molti modi:'“American.' X-ian folk, languid indie pop, VU cool, loner country, west coast psych“. Essa è però più semplicemente il frutto di una visione dolcemente surrealista della vita lì dove possiamo notare che Quinn guarda comunque con rispetto al folk rock della prima metà dei sessanta.
Ecco allora tocchi di vulnerabilità, humor e umori agrodolci come quelli presenti nei lavori di grandi autori di ieri (ma ancora di oggi): Ronnie Lane, Skip Spence, Nikki Sudden, Gene Clark e il Dylan dell’epoca dei Basement Tapes.
L’album, caratterizzato dalla voce fosca e vaga di Donovan si altalena fra melodie terrene e momenti sognanti con le dodici corde di una volta a suonare jingle jangle e il sole negli occhi e con Quinn assecondato da un piccolo cast rotante composto da Jason Quever (Papercuts), Karl Bauer (Axolotl), Hélène Renaut e Jess Roberts.
Un disco eccentrico nella sua disarmante semplicità, fuori dagli schemi dell’alternative folk ma non retronuevo e immerso nella Sf di oggi che piacerà a quanti amano San Francisco e cercano nelle canzoni un filo di continuità spesso smarrita altrove.
Ernesto de Pascale
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