Underfloor wipe away summer and welcome the cold, bewitching, beauty of autumn.
Gli Underfloor pubblicano il loro secondo album a distanza di quasi tre anni dal loro esordio. L’alchimia sonora del trio (basso, chitarra e batteria) è rimasta immutata e si è fatta più sicura e pronta a confrontarsi con altri suoni, per lo più acustici (12 corde, pianoforte, flauto, una sezione archi).
Un disco dominato dalle dinamiche, perfettamente enfatizzate da una registrazione orgogliosamente analogica, e che restituisce tutto il fascino che questa band è capace di creare dal vivo.
Tutti gli strumenti, voce e parole comprese compongono un’ unica “massa sonora”, che si muove, si contorce, parla e sospira, urla e tace, lasciando all’ascoltatore il suo spazio, per “entrare” nelle canzoni, di soppesare le poche intense parole che compongono i testi.
In un’era sempre più devota alla ridondanza, al di più, la sconvolgente essenzialità di ‘Novembre’, o la leggerezza dell’elaborato arrangiamento di ‘Ancora un inverno’, sembrano una boccata di ossigeno.
La drammaticità del ritornello di ‘Bianco’ – la frase ‘Tienimi ancora la mano’ ripetuta più volte – non solo esalta la concretezza e la fisicità della sezione ritmica ma anche quella carnalità, fatta di sangue e sudore, che tanto accomuna il suonare insieme, tutti in una stanza, vicini, con la realtà di tutti i giorni a cui però sempre più spesso manca un senso profondo. Quella frase, quel desiderio di contatto, di condivisione, è l’essenza della musica degli Underfloor, che esce prepotentemente in ‘Non più parole’, un invito accorato a osare, a non aspettare.
Matteo Urro, Guido Melis e Lorenzo Desiati con ‘Vertigine’ possono essere orgogliosi di aver scritto musica che lascia una traccia, che ha il potere di entrare nel profondo e di parlare un linguaggio dimenticato ma non ancora del tutto scomparso.
Jacopo Mille
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Track List
La mia necessità
Ancora un inverno
Bianco
Novembre
Non più parole
Insensibile
Dall’esterno
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