. | INTERVIEW Intervista a Walter Becker
EDP: Partiamo dal tuo disco. Hai detto da qualche parte che l'album è “unique career strategy”.. WB: Tutti mi hanno chiesto come mai ci sono quattordici anni fra questo album e il precedente. Non esiste una buona risposta se poni la domanda in questo modo. Il fatto è che tra questi due album ho fatto un sacco di cose con gli Steely Dan. Che è altrettanto espressivo da un certo punto di vista, ma anche diverso da un altro. Per cui la strategia è stata strategia nella misura in cui semplicemente avevo altre cose da fare e quando avevo del tempo libero tornavo a dedicarmi a questo. Hai scelto uno stile musicale con molte influenze reggae... Alcune volte l'impressione, correggimi se sbaglio, è che tu abbia preso tracce ad esempio dub e ci abbia costruito una melodia.. non in tutti i brani, alcuni sono costruiti come canzoni...ma hai usato la modalità delle vecchie registrazioni di reggae dub Questo è diventato sicuramente un'influenza per quanto riguarda l'arrangiamento dei brani e per le parti strumentali, ad esempio invece di avere un solo alcune volte hai un brakedown come nei brani dub. Durante la scrittura delle canzoni ho ascoltato per un paio d'anni quasi esclusivamente solo musica giamaicana, per cui quando ho cominciato a scrivere le canzoni ho usato alcune delle idee di quel tipo di musica. Ad esempio il modo in cui è usata la batteria. Non in tutte le canzoni, come hai detto, ma su alcune di esse... Il modo in cui è usata la cassa, il battere e il levare ad esempio.. il modo in cui la batteria è suonata in cross sticks. Alcune di queste cose suonano molto giamaicane. Oppure il ritmo delle parti di basso, come le parti cadono nella battuta... E il generale incedere rilassato del tempo tipico della musica giamaicana. Ma a parte questo, quando arrivi alla parte armonica e agli elementi lirici nella musica giamaicana non è poi così interessante. E' molto semplice. Questo senza togliere loro niente, ma non volevo fare quel genere di cose. L'ho usata quindi come una piattaforma fino ad un certo punto, poi le canzoni con i testi che ho scritto erano fondamentalmente indipendenti. Con delle eccezioni, ad esempio in alcuni casi abbiamo usato una parte di basso giamaicana con la funzione di un pedale e gli accordi che cambiavano sopra. L'impressione generale è che l'album ha un certo “smooth feeling” ma i contenuti sono oscuri e intensi... Si, penso che probabilmente sia vero Se vado indietro nel tempo, anche all'inizio degli Steely Dan, alcuni contenuti erano molto forti, molto intensi. Oggi il mondo è diventato più forte dei contenuti... Sì, l'equilibrio è cambiato, è vero. Ma molte volte vedi che gli autori tendono ad avere lo stesso tipo di preoccupazioni nel corso di tutta la loro carriera di autori. E se c'è un'evoluzione nel modo di pensare degli artisti è spesso all'interno della stessa cornice interpretativa. O magari non c'è proprio evoluzione, è possibile anche questo. O magari l'evoluzione è molto debole, se ascolto le canzoni che ho scritto per il disco e i testi mi chiedo se c'è stata davvero un'evoluzione oppure no... O forse c'è stata un'involuzione, non ne sono sicuro Hai mai pensato che qualcuno potesse prendere così seriamente storie che sono nella tua testa o che sono riferite alla vita di tutti i giorni degli anni Settanta, ai personaggi? Tu crei dei personaggi e li fai diventare veri... Quando abbiamo cominciato a fare dischi, dopo il primo album qualcuno ci ha contattato, una persona con dei problemi mentali, e ci ha detto che tutte le canzoni nel disco erano state scritte su di lui. Ci disse che aveva una ragazza che lo aveva lasciato e che adesso la rivoleva... E questo tipo continuava a farsi vedere e non riuscivamo a toglierselo di torno. Quindi a un certo punto ci sono arrivati dei feedback da questo tipo di fan. Poi da quando è nato internet si ricevono più feedback da una grande quantità di persone e cominci a pensare all'idea che le persone mitizzano le cose che hai scritto nelle canzoni o le cose che si sono immaginati su di te, perché quando ti raffronti con il lavoro di qualsiasi artista crei una persona immaginaria per quell'artista, la persona che sta scrivendo o dicendo le cose che senti. Ma la persona vera non è come il suo lavoro perché il lavoro è qualcosa di separato. Alcune persone comunque fanno questo, quindi veniamo contattati dalla gente e a un certo punto abbiamo cominciato a scrivere canzoni che in qualche modo interagissero con queste persone in tutto il mondo, con i fan o con l'idea che la gente aveva di noi attraverso le canzoni. E' un aspetto interessante, qualche volta ci penso, anche se non così spesso, dalla prospettiva di sentirsi responsabile per il fatto che qualcuno prende il senso alla lettera, ma più spesso penso nell'ottica che ci sia un'interazione in entrambe le direzioni. Se pensi soprattutto all'Europa continentale oppure all'epicità dell'Italia quando pensi a Deacon Blues o Caves of Altamira c'è qualcosa di epico nella storia... anche nelle tue canzoni c'è qualcosa che lega insieme... In un altro senso a un certo punto ci siamo resi conto, quando abbiamo cominciato a rilasciare interviste in Europa, nella metà degli anni Settanta, che le persone qui non capivano tutto lo slang. Non sapevano cosa si intendeva con termini Scam o Pretzel, conoscevano le cose ma non le parole. E in un certo senso questa non è altro che un estremizzazione di ciò che succede in tutti i casi, perché le persone non sanno necessariamente sempre quello che vuoi dire quando scrivi ma lo indovinano in qualche modo. C'era una persona una volta che aveva una raccolta di testi di canzoni capiti male, “misheard lyrics”, ed era interessante vedere quello che la gente si immagina, cose che hanno più senso di ciò che noi avevamo originariamente scritto. La mia percezione è che negli anni Settanta voi foste molto paziente: tu con Donald Fagen e tutto il vostro team, ci voleva molto tempo per fare un album, cercare il giusto groove, c'erano i cambiamenti nella band, anche in studio. Un lavoro di mille incastri.. Adesso come ti senti? Oggi è cambiato e per me c'è un limite a quanto tempo continuativo posso passare a lavorare su uno specifico brano musicale. Quando ho registrato questo ultimo album, ad esempio, abbiamo fatto tutti i brani in dieci giorni. Avevamo i musicisti, i musicisti della band fondamentalmente più un paio di persone. Abbiamo fatto le prove con loro, gli abbiamo suonato tutti i pezzi così che ci hanno potuto pensare in anticipo, gli ho dato una raccolta di musica giamaicana così che potessero ascoltare le differenze stilistiche nella chitarra etc. L'idea era di catturare il massimo della vitalità da quella sessione di registrazione, quindi abbiamo sovrainciso un po' solo le voci. E se fossi stato un cantate migliore, avrei provato a cantare dal vivo. Farei tutto live se potessi. E' molto meglio per me lavorare in modo più compatto, probabilmente perché ho più esperienza e ho maggiore accesso all'attenzione dei musicisti e devo essere in grado di fare le cose senza che siano necessari due anni. Musicalmente tu sei rimasto fuori dagli anni Ottanta, perchè negli anni Ottanta non c'è niente fino al 1994... Non è per la lunghezza del tempo, è per gli anni Ottanta. Perchè la musica ritorna, gli anni Sessanta, Settanta, Ottanta... Da questo punto di vista, puoi dare una spiegazione oggi oppure è stato solo il troppo peso degli anni Settanta? Si, è vero, e penso che sia stato un problema pratico. Avevamo in un certo senso esaurito noi stessi e la nostra partnership quando siamo arrivati al 1980. Ma se guardi agli anni Ottanta, gli anni Ottanta non sono stati un buon periodo per il tipo di musica che facevamo. Gli anni Ottanta hanno segnato un ritorno alla musica semplice, accordi semplici, cose felici, carine, stupide... era un periodo perfetto per noi per riposarsi. Ed è stata una pausa fortunata, almeno quanto qualsiasi altra cosa. E forse proprio perché gli anni Ottanta erano quello che erano non avevamo fretta di rientrarci dentro...nel 1985, 1986 o chi per essi...ma so di altre persone come Rickie Lee Jones, con cui ho lavorato. La sua carriera è cominciata nel 1977-78 quindi lei aveva appena cominciato. Quando fece il primo disco che fu un grande successo ricevette molto interesse da parte dell'etichetta e della gente, conquistò un sacco di nuovi fan. E all'improvviso, quando cominciarono gli anni Ottanta almeno questo è ciò che lei mi ha detto tutti quelli che erano eccitati per la sua musica cominciarono ad esaltarsi per i Talking Heads o cose del genere. Qualsiasi cosa blues o jazz divenne fuori moda e lei proprio in quel periodo stava cominciando... Se mi guardo indietro penso che gli anni Ottanta sono stati un buon periodo per riposarsi
Ernesto De Pascale |
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