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Richard Hawley – Lowedges
(Setanta)


Richard Hawley è di Sheffield,ha 36 anni, “Lowedges” è il suo terzo album solista dopo l’esperienza con i Longpigs uno sfigatissimo gruppo nella baraonda del Brit Pop che, riascoltato oggi, dimostra in pieno come sia stata dura per qualcuno mentre la volata era tirata da un solo pretendente al trono ( Oasis). Schifato, Hawley attacca la chitarra al chiodo e tenta di rimettersi in sesto facendo altre scelte di vita ma viene rimesso in gioco dall’insistenza dei conterranei Pulp e, in studio con quelli, incontra Scott Walker, il bellombroso cantantone pop anni sessanta diventato produttore in tempi non sospetti. Osservando Walker vede qualcosa gli dà la forza di ricominciare e a buona ragione visti i risultati. Con una voce profonda che ricorda alla lontana quella di Roy Orbison(“Oh my love”) e delle sonorità intense, un pò Velvet Underground(“Darlin’”), arrangiamenti lascivi alla Jimmy Haskell( “On the ledge”), Hawley licenzia un gran bel disco, a soli due mesi di distanza dall’esordio di un altro cantautore Adam Masterson( quest’ultimo ben più giovane, 22 anni)ma indicando con pretendenti quali Ed Harcourt e Tom McRae una nuova strada al cantautorato britannico del duemila. Canzoni umidiccie che lasciano intravedere il sole, da ascoltare mentre il mondo ti passa accanto, una diffusa atmosfera di solitudine senza discese ardite né risalite e tanta, tanta sostanza, ecco “Lowedges”: un disco che non cambierà il mondo ma che con una copertina di lana e una cioccolata con panna al fianco potrebbe almeno cambiare il corso di una giornata autunnale.

Ernesto De Pascale

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