. |
I trent’anni della Bear Family Records
Una passeggiata nella campagna tedesca
alla scoperta di una piccola grande meraviglia
www.bear-family.de

Quarantacinque minuti di macchina separano la meravigliosa città di Brema dalla sede della Bear Family Records. Ed è lì, in mezzo al verde intenso e ai pascoli floridi, all’assoluto silenzio della campagna più aperta, che Richard Weize, presidente e fondatore dell’etichetta discografica, vive e lavora instancabilmente, ventiquattrore su ventiquattro. La Bear Family Records, un autentico atto d’amore nei confronti della musica, quest’anno compie trent’anni, e quest’anniversario è l’occasione migliore per spendere qualche parola sull’incredibile lavoro che l’etichetta in questo quarto di secolo abbondante è riuscita a concretizzare. Ciò di cui la Bear Family si occupa, introducendo la sua attività in sintesi, è di ricercare e scoprire materiale inedito incredibile, sconosciuto anche ai collezionisti più accaniti, restaurarlo, ristamparlo, renderlo disponibile per il pubblico in confezioni straordinarie con “libretti” di centinaia di pagine delle quali ci sarà modo di parlare approfonditamente. Trent’anni quindi dedicati a passare in rassegna gli angoli più inesplorati degli archivi di tutto il mondo, trent’anni di collezionismo e di ricerca nei meandri più profondi della storia della musica tedesca e internazionale, trent’anni al servizio della musica e degli appassionati di musica di oggi e di domani. Ma andiamo per ordine.

La Bear Family Records nasce nel 1975 dalla passione di Richard Weize per la musica e per il collezionismo. Già possessore all’epoca di una considerevole quantità di materiale, Weize sentì la necessità di trasformare il suo entusiasmo in qualcosa di più, di metterlo al servizio di un obiettivo più alto. Ecco allora l’idea dell’etichetta, modellata all’inizio esclusivamente sul suo gusto personale di appassionato di country e rockabilly, gusto che tutt’ora riveste un ruolo determinante anche se, con un infinità di numeri in catalogo, per forza di cose la Bear Family si è aperta nel corso del tempo anche ad altre influenze. Richard Wize oggi è un uomo di sessant’anni, accanito appassionato di musica country&western ma solo di un certo periodo, compreso più o meno tra gli anni Quaranta e i Sessanta.

Il look corrisponde ai suoi amori musicali: camicia a quadretti blu, salopette di jeans, capelli raccolti in una lunga coda di cavallo grigia. E’ un tipo determinato e di poche parole e, soprattutto, che porta avanti il suo lavoro non per interesse economico ma per la sola ambizione di fare le cose come devono essere fatte. A sottolineare quest’aspetto è Detlev Hoegen, uno degli uomini più importanti del blues tedesco, presidente dell’etichetta Crosscut (attualmente una divisione della Bear family Records, www.crosscut.de ) e con Richard ormai da una ventina d’anni. Lo stesso Detlev lavora per la Bear Family, e mi accompagna con straordinaria cortesia e disponibilità in una esaustiva visita attraverso tutte le divisioni dell’etichetta, dall’archivio dei master all’edificio in cui i box finiti vengono confezionati e spediti in tutto il mondo.

La Bear Family oggi è un’etichetta indipendente che serve un bacino di mercato per forza di cose molto selezionato, visti i prodotti altamente ricercati e specifici che produce. Ma le cose al suo interno vengono condotte con grande metodicità e organizzazione. Ben trentaquattro persone compongono lo staff di produzione, distribuito in tre edifici, tutti rigorosamente situati in aperta campagna. E’ come se dal verde che lo circonda lo spirito di country man di Weize raccogliesse giorno per giorno l’ispirazione.
Weize non abbandona la Bear Family neanche di notte. E per fare questo nel migliore dei modi, nella sede della Bear Family ci vive. O forse è più esatto dire che la sede della Bear Family è casa sua, ma non fa molta differenza. Sta di fatto che un’ala di uno dei tre meravigliosi edifici in cui si svolgono le attività di produzione è a tutti gli effetti casa sua. Come Hoegen racconta, Weize lavora instancabilmente ventiquattrore al giorno. Passa le ora al telefono, cercando e ricercando il materiale fino a che non lo trova. E quando alle sette ora locale tutti smettono di lavorare e negli uffici non c’è più nessuno da chiamare, Richard dopo poche ore di pausa riprende in mano la cornetta e comincia a gestire il suoi contatti con l’America, fino a notte inoltrata. Forse nessun esempio è più calzante di questo per descrivere come la sua vita si fonda col suo lavoro, e come il suo lavoro sia una vera e propria missione.
Il luogo più affascinante della Bear Family è quello da cui tutto comincia e da cui tutto all’epoca è cominciato: l’archivio personale di Richard Weize. L’archivio è un capannone completamente pieno di file di scaffali che vanno da terra fino al soffitto. Poi , superata questa disorientante meraviglia, si passa ad una stanza più piccola con il materiale più raro, dove fioccano masters di impensabili quarantacinque giri. Nell’archivio c’è di tutto. Collezioni intere di magazine divisi per annata, diversi dei quali degli anni Cinquanta ma probabilmente ce ne sono anche di precedenti. Weize nel corso del tempo ha comprato archivi interi, a cominciare da tutta una enorme serie di lp che l’equivalente tedesco della S.i.a.e. italiana produsse all’epoca esclusivamente per le radio, che occupa da solo uno scaffale. Poi c’è tutto il materiale raro che Richard ha scoperto frugando, all’inizio con mille difficoltà, negli archivi delle major ( e di questo parla anche nell’intervista in coda a questo articolo). Le parole non bastano per descrivere. E oltre all’infinità di materiale inestimabile, a colpire è l’ordine perfetto con cui ogni cosa è catalogata all’interno dell’archivio. In cinque minuti chi è pratico può trovare tutto ciò che serve. Due persone apposta si prendono cura soltanto di mantenere l’archivio.

Karl-Heinz è invece l’uomo che si occupa di tenere in ordine il magazzino. Il problema è che Weize attribuisce i numeri di catalogo ai progetti nel momento in cui li intraprende, e ciò non corrisponde al fatto che li termini nell’ordine in cui li ha cominciati. Alcuni progetti richiedono vent’anni e altri cinque, su alcuni progetti lavora ventiquattrore su ventiquattro mentre altri li sospende per anni. Il risultato è che tenere il magazzino in ordine seguendo i numeri dell’enorme catalogo dell’etichetta è un’impresa pantagruelica. Per fare un esempio in piccolo, è un po’ come quando si cerca di tenere i dischi in ordine alfabetico e proprio quando si è terminato di disporre tutto con ordine nello spazio a disposizione arrivano tre dischi che stanno esattamente tra la A e la B. Per mantenere l’ordine bisogna far scorrere tutta la collezione dalla B alla Z e fare spazio ai nuovi arrivati. La differenza è che al posto dei dischi a Karl-Heinz arrivano scatoloni da decine di chili!

Ad assemblare e confezionare a mano ogni singolo box ci pensa invece la signora Erika. Ogni prodotto che esce dalla Bear Family Records è passato per le sue mani. Poi c’è il settore che si occupa degli aspetti più gestionali e promozionali. Sissi Hoegen, moglie di Detlev, è l’assistente personale di Richard Weize. E’ stata lei la prima a fornire alla Bear Family un servizio di ufficio stampa. Prima del suo arrivo non venivano diffusi comunicati stampa né utilizzati veicoli promozionali. Ogni anno la Bear Family produceva cofanetti meravigliosi, ma nessuno lo sapeva. E che cofanetti.
Ogni box della Bear Family records è una piccola opera d’arte. Il formato è quello dei box per i vinile, nonostante l’adeguamento al formato cd. Questo per prima cosa per un insormontabile attaccamento al vecchio 33 giri da parte di Richard e di chi lavora all’etichetta, poi per importanti ragioni pratiche e di formato. Oltre a collezionare materiale audio, Weize colleziona TUTTO. Una macchina per il bowling da sala giochi degli anni Cinquanta, vecchi flipper, vecchi mobili in stile vintage, juke box meravigliosi che accolgono chiunque entri alla Bear Family, una macchina per incidere su vinile di quelle con la puntina che incide il master in tempo reale. E naturalmente colleziona anche foto, che recupera dagli archivi o che spesso ottiene direttamente dagli artisti o dalle loro famiglie. Le numerose foto inedite che Weize pubblica per ogni nuovo release della Bear Family Records sarebbero sprecate e penalizzate se ridotte ad una piccola icona nel libretto di un cd. Ecco allora l’idea di mantenere il formato del booklet invariato dedicando anche pagine intere alle immagini. I booklet nel corso del tempo sono diventati dei veri e propri libri di centinaia di pagine, in hard back e con grafiche e rilegature molto curate. Un esempio su tutti è il Beyond Recall Box Set, cofanetto con 11 cd, un dvd e un libro di 516 pagine che raccontano la storia, oscurata e distrutta dal nazismo, della musica ebraica a Berlino nel 1933. Inutile dire che tutto ciò è costato un lavoro di ricerca incredibile, alla scoperta di materiale occultato dalla storia e dalla cattiveria umana. Ad oggi questo resta uno dei progetti più ambiziosi portati a compimento da Weize.
La controparte di questa realtà meravigliosa sono le difficoltà economiche. Richard è un entusiasta e lavora solo per vedere i suoi progetti compiuti nel migliore dei modi. Non gli interessano troppo i soldi, né quelli guadagnati né quelli spesi. E non gli interessano neanche le strategie di promozione, dal momento che la quantità di materiale stampata solo negli ultimi diciotto mesi impedisce di concentrarsi su qualsiasi item per promuoverlo. Coloro che si occupano del lato finanziario dell’azienda agiscono come freni a mano per cercare di far quadrare i conti. E i box, per forza di cose, sia dal punto di vista economico che dell’interesse si rivolgono ad un pubblico selezionato.La nuova frontiera commerciale potrebbero essere le librerie, proponendo i cofanetti più come libro con documentazione audio/video allegata che l’inverso.
Ma come molti dei suoi collaboratori tengono a sottolineare parlando di Weize, e come anche qui è già stato sottolineato più volte, non è una questione di soldi. E’ solo e soltanto una questione d’amore. La ricerca è continua. Si allontana dal country e spazia in altri generi di musica e in altri settori, perché Richard Weize è un appassionato di country ma si avventura in tutto ciò che lo convincono abbia valore. Tra i nuovi release c’è Atomic Platters, cofanetto dedicato ai sessant’anni dallo sgancio della bomba atomica con musica e materiale inerente a questo argomento. Poi c’è The!!!!Beat, serie di dvd con show televisivi incredibili dedicati alla musica nera ( vedi Ernesto De Pascale su Il Popolo del Blues, settembre 2004. Sezione DVD) . E una realtà del genere è qualcosa che ognuno dovrebbe prendersi a cuore la responsabilità di conoscere, perché il lavoro condotto da Richar Weize e compagni in questi ultimi trent’anni storicamente, umanamente e musicalmente non ha prezzo.
Giulia Nuti
Foto di Giulia Nuti

Quattro chiacchiere con Richard Weize
Il testo integrale dell’intervista
Giulia Nuti: Bear Family has been essential to Europen audience to discover the deeper side of country music, early rockabilly and many many other genres. The label has a strong cultural feel very well reflected in the manuacturing of each product. Has ever Bear Family been officially recognised by cultural institutions of your country as important as university text books?
Richard Weize: It could be, It has been recognised by some people and some institutions, not all of them. As usual, but it has been recognised.
GN: Do you think it could be useful for the younger generation to have a practical hook to get closer to how things really were? For example The!!!Beat for television but also a lot of diferent things for music
RW: It could be. It is education for people who just want to learn something about it
GN: You went deeply into the history of German music, you did a great work of research. Can you tell something about that?
RW: Well, It just started becouse nobody really did it in dept, so we started getting into it and the more we got into it, the more we dug into it , the more interesting it got. And we are the only one label who issues a lot of that German stuff, other don’t because it is not commercial any more, nobody buys them anymore, just a few people
GN: Anyway, it is an important witness, it is a great cultural thing to do so…
RW: Well, the point is that more or less everything is important, it is stupid as the music might be at the time but it reflects the time when the stuff was recorded and what people accepted
GN: Can you tell me something about the difficulties in converting all the tapes to a digital format?
RW: I try to find the original tapes, getting as close as possible to the originals. And once I have done that I try to get a cleaner sond but the original sound, not a new sound, which is what a lot of people do because they find the original sound old–fashion but that is not what I want to do, I just want to get the old sound
GN: I heard something about baking the old tapes in the owen…
RW: Yes, some of the Seventies’ tapes don’t last, so we have to bake them in order to be able to play them. But that is a sort of a technical thing, It has nothing to do with the quality perceived. Except that if you don’t know it, you ruin the tapes. That’s all.
GN: Is there any Bear Family’s release you are more related to for any reason?
RW: Well, you see I have done so much stuff… It is difficult, obviously, because I like country music. Hank Snow or Lefty Frizzell… They are closer to my heart then some other stuff. But that doesn’t mean that I don’t take the same care about other music
GN: Does the label reflect, in a way or another, your personal taste nowadays?
RW: It does reflect certainly… Originally it just reflected only my personal taste. It doesn’t do that anymore, but still to a certain amount the personal taste comes into it
GN: Which was the most difficult release to assemble or to compile, if you can recall one?
RW: Well, it’s difficult to say. In the early days it certainly was more difficult, it is easier now because I know my ways better around, and how to do things… In the early days record companies were not willing to let me have this stuff as much as they do today. So, some of that stuff was really difficult. Lefty Frizzel was difficult in the early days, Marty Robbins was difficult, but so it was the “Beyond Recall” Box, the Jewish box set about the 1930’s Berlin area (info sul box in questione al link: www.bear-family.de/mailorder/showoneproduct.html?lang=de&p=BCD+16030)
It is difficult but when you have to overcome that problems it is interesting, you have to work against it
GN: The!!Beat is an important discover in the history of television. How did it all start? how did you track down the tapes?
RW: It was basically very easy. Basically the story was that a friend of mine gave me a big list of years ago’s stuff, of tv shows about Willie Nelson. So I looked through it and I was only interested in the country material. And to be quite honest I didn’t really look for it very carefully until a couple of years ago I went to Nashville and Shelby Singleton gave me a list of tv shows and I looked at it very carefully and I thought “well, this is the same list I already have at home”. So I came home and looked closely to it and thought that soul music could be commercial, because country music is not really that commercial, and so we tried to licence the soul stuff and…that’s how it came to be
GN: Was the series already known among the fans?
RW: Nobody knows on a lot of this tv shows if the stuff is availble, in what quality it is availble. So it is not really made availble for the pubblic, so I don’t really know. We cought the Town Hall Party from the late 50’s in Los Angeles, that’s country material, which actually contained the first Johnny Cash tv show, the oldest one which is still availbe, there’s no older material availble. And, you know, you just find this stuff, you try to issue it and try to make it availble for the pubblic
GN: Are you going to search for or do you program to release any other tv sereis?
RW: You know, if the right stuff comes along we will do that
GN: What are your future progects for the label?
RW: Just doing more country stuff, more rock n’ roll. We just did the box set called The Atomic Platter which covers the american fright in the 50s and 60s of the atom bomb and of comunists, which is quite interesting, and then we do the complete Everly Brothers on Warner Brothers, we will do the complete Nat King Cole…lots and lots of stuff
GN: Is there any record you would like to do but you didn’t manage to do untill now?
RW: There are always some artists I would like to do, some are impossible, other are possible but too difficult. For example I would like to do Pete Seeger. But it is very very difficult to find all the masters… Woody Guthrie is another one which I would probabily like to do, but I would have to dig so deeply into it that… I can’t do anything else for a couple of years. And I don’t know if I really want to do that
GN: How did you started researching old tapes?
RW: Due to the fact that I want to get the best quality, I persuaded the major labels to let me into the archives, so I looked at the original tapes, or at the tapes and at the end of the day I knew if they were original or not
GN: Was it difficult at the beginning?
RW: They wouldn’t let me in at the beginning. I did digital recordings. I had a digital recorder, which nobody else had, only few people had, and took that with me to the studios. The studios didn’t have those digital recorders
GN: Which was the first major label’s archive you succeeded in going into?
RW: At the time it probabily was Polygram, and Sony or CBS, Sony Columbia
GN: Thank you very much

Giulia Nuti, Brema 15.08.2005
tutte le recensioni
Home - Il Popolo del Blues
NEWSLETTER
|
. |