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Ernest Ranglin - Surfin’
(Telarc-Tropic/I.R.D.)
www.telarc.com


Ernest Ranglin - Surfin’
Ranglin is a great guitarist and his new album Surfin’ consists of sixteen mellow Jamaican songs mixed with soul and R&B.

Potrebbe essere il Buena Vista Social Club del reggae se godesse di una minima spinta commerciale invece, Surfin’ il nuovo album del leggendario Ernest Ranglin è destinato a rimanere nell’ombra. Ernest Ranglin, unanimemente considerato il padre dello ska-raggae, ci ha abituato a continue esplorazioni in tutti gli ambiti del sound jamaicano con incursioni in generi come il jazz, la world music e il rock come dimostrano le sue collaborazioni con Bob Marley, Jimmy Cliff e molti altri. Inciso nei leggendari Tuff Gong Studios in Kingston e pubblicato dalla Talarc, Surfin’, vede la presenza al fianco di Ranglin di ospiti come Bo Pee Bowen e Steve Golding alle chitarre, Dede Briscos, Jeffrey Browne, Calvin Cameron, Mark Feinberg, Romeo Grey, Ian Heard, Dean Frazer e Dean Eaves ai fiati, Glen Browne, Firehouse Danny e Michael Fletcher al basso, insieme rappresentano il meglio della scena jazz-rock jamaicana. Nessuno di questi si pone eccessivamente in evidenza rispetto agli altri, se si eccettuano gli interventi assolutamente incisivi dei fiati che emergono in particolare in One Chord Stylee che sembra un brano di Chicago blues se non fosse per il ritmo in levare. Il disco sostanzialmente strumentale si muove attraverso una riuscita commistione di generi musicali come il jazz, la fusion e il blues il tutto giocato sui ritmi in levare del reggae. Se alcune traccie come Sufside sembrano completamente immerse in atmosphere reggae con il sax di Dean Frazer a trascinare tutta la linea melodica altre come Ramouslin scandagliano una più vasta area musicale arrivando ad avere la potenza di una colonna sonora. Unico brano cantato è Dancing Mood II un remake di un vecchio smash hits rocksteady scritto nel 1965 con Delroy Wilson. Surfin’ è un ondata di good vibration da non perdere assolutamente nonostante sia passato un po’ troppo sotto silenzio mai come questa volta a parlare dovrebbe essere solo la musica.

Salvatore Esposito

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