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Circulus - The lick on the tip of an envelope yet to be sent
(Rise above records)
www.riseaboverecords.com
Weird Acid Folk Fest, dated 2005
Gli inglesi hanno una spiccata propensione per calarsi perfettamente in questo o quel panorama musicale. Hanno solo bisogno che qualcuno indichi loro la strada e delinei un genere, uno stile, e loro, con l’orgoglio della gran nazione, non tardano ad abbracciare l’idea proposta.
Da non molto tempo a questa parte una “ congiura “ giornalistica complici le testate “Mojo” e “Record Collector”, l’ etichetta Radioactive e il gruppo denominato “Collective “ in forza alla BBC (www.bbc.co.uk/collective) ha aperto la strada alla riscoperta di un genere denominato Acid Folk all’insaputa, addirittura!, dei protagonisti originali di questo genere, che mai si erano sentiti etichettare così all’epoca delle loro prime pubblicazioni.
Ecco allora che nomi come Dr. Z, Comus, Mellow Candle, Sun Forest, Trees, Forest, COB, Dando Shaft, Fuchsia e tanti altri minori di cui la memoria aveva tentato di sbarazzarsi in prima istanza, sono tornati alla luce, fra l’incredulità stessa dei musicisti, oggi signori e signore dotati di un certo aplomb, e quella dei discografici che nascondevano un po’ come una vergogna, un po’ con l’imbarazzo degli indecisi questi album che mai raggiunsero vendite a tre zeri.
L’applaudita reunion de Incredible String band di Mike Heron del tardo 2003 è bastata, poi, a formalizzare il tutto.
Perché è accaduto e sta accadendo tutto questo ? tentando di dare una risposta corretta, si può azzardare che stia tornando a galla il desiderio di una musica semplice, intimista, introspettiva, magica, misteriosa, onirica a fronte di quella totalmente sfacciata e “in the face “ legata alle multinazionali e alla vendita di gadget e destinata ai teenager. La scomparsa del dj John Peel, che nei primissimi settanta sponsorizzò fortemente il genere, ha dato un valore extra all’onda in corso, mentre manifestazioni come The Green Man Festival, oggi alla terza edizione, ha formalizzato un processo destinato a confermare la scena e un proprio pubblico pensante. Intuendo, inoltre, che un pubblico adulto resta l’unico interessato all’acquisto del supporto cd( e vinile, in netto rialzo sul mercato), è semplice tirare le somme.
Come tutte le scene che si rispettino anche l’Acid Folk ha i suoi artisti contemporanei: da una parte, in America c’è Devendra Berhart, le Cocorosie, Joanna Newson, Josephine Foster, il più svitato Six Organ of Admitance, Akkeil River e altri. Dalla Gran Bretagna vi presentiamo oggi il gruppo che meglio di ogni altro ci pare incarni la denominazione Acid Folk.
Circulus è una comune di dieci musicisti che si rifanno secondo loro alla vita nelle campagne britanniche nell’alto medioevo. Si rifanno ad essa con basso, batteria, chitarra elettrica, moog, tastiere digitali che aiutano gli immancabili, e oltretutto indispensabili al genere, strumenti acustici.
La similitudine più azzeccata è che Circulus è una versione moderna della comune musicale in cui crebbero, intorno al 1968, i tedeschi Amon Duul.
E’ bene specificare che dietro a un immagine di perenni sciroppati, si nascondono dei musicisti molto bravi, che sanno quel che fanno, con richiami alle band di cui sopra ma anche ai Genesis ( “ Candle Light “ ) e allo stile vocale di Grace Slick ( Marianne Segal dei “Jade” ospite in “ Swallow” ).
Si potrebbe obbiettare volendo fare gli avvocati del diavolo a tutti i costi che i musicisti di Circulus siano così brani e di talento da aver ascoltato per sei mesi filati i dischi del primo, originale, acid folk e averne ipotizzato una versione moderna, quasi a colmare una lacuna.
Non esiste, o non conosciamo noi, un gruppo simile sul panorama inglese, infatti. Circulus sono, perciò, originali nel loro stile e unici nel cosiddetto “brand” ma non sono, né possono essere considerati, una novità per chi si ciba di musica da decenni.
Questa considerazione non va recepita come nota di demerito, ad ogni modo, visto che ci furono già nei primi anni settanta casi eclatanti di gruppi che raggiunsero e misero a fuoco le proprie intenzioni provenendo da generi precedenti completamenti differenti e per nulla complementari (si pensi a Amazing Blondel, Patto, Gentle Giant).
In coda a “The Lick on the tip of an envelope yet to be sent “ si ha l’impressione di completezza grazie all’indovinata “Power to the Pixies “ e si ha voglia di tornare alla esclamatoria iniziale di “Miri it is“. Segno inconfutabile dell’essersi trovati davanti all’esordio convincente nel suo genere dell’ensemble londinese.
Ernesto de Pascale
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