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Enrico Intra - Le case di Berio
(Alfa Music - Rai Trade/Egea)
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Enrico Intra's work is dedicated to Luciano Berio. The triumph of improvisation.
Conosciamo il pianista Enrico Intra come uno dei maggiori esponenti del jazz italiano, di quella generazione di pionieri che tanto ha fatto non solo per l'esecuzione ma anche per la formazione di giovani musicisti. Forse proprio per questo motivo, dopo decenni di militanza, Intra ha dato alle stampe un album molto più vicino alla prassi della musica del novecento (intesa come colta) che non a sonorità più familiari. Ecco dunque Le case di Berio, una seie di nove episodi musicali dove il cognome del musicista scomparso nel 2003 non appare a caso: le note di copertina parlano dello spunto che Intra ha avuto da Umberto Eco, che in un dibattito sulla musica di Berio ricordò come il compositore gli chiedesse spesso di scrivere qualcosa sulla casa e lui non capiva cosa volesse in realtà. Nell'immaginario di Intra, per Berio la casa è composta da una serie di stanze musicali diversi ma comunicanti tra loro. Pensiamo però che Intra conosca bene anche le Sequenze del maestro ligure. I vari momenti, anzi Episodi, sono basati sull'improvvisazione, così come la scrittura dei brani citati in fondo codifica un momento di improvvisazione. Solo che le Sequenze di Berio sono dedicate a strumenti solisti: mentre il pianista incontra altri esecutori in momenti cameristici. Alle musiche composte da Intra si aggiungono quelle elaborate elettronicamente da Alessandro Melchiorre. Ne consegue un album molto ambizioso negli intenti, con tanti ospiti illustri (ricordiamo Gianluigi Trovesi, Roberto Fabbriciani, Markus Stockhausen, Giorgio Gaslini, Franco D'Andrea) ma anche dall'ascolto non certo facile e forse per questo di difficile diffusione. Specialmente per i jazzofili che trovano solo qua e là momenti più vicini alle loro abituali sensazioni. Gli epsodi più riusciti sono quelli centrali: il IV con la grande abilità di Trovesi nel clarinetto basso, il V con la tromba di Stockhausen chiamata a difficili figurazioni. Ma anche l'episodio VIII con violoncello, percussioni e oud convince per struttura e sonorità. Comunque un lavoro non banale e coraggioso.
Michele Manzotti
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