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Josephine Foster - Hazel eyes, i will lead you
(locust music)
www.locustmusic.com



Primordial chants from Chicago’ siren debutant Josephine Foster. Imagine Yma Sumac singing appalachian songs

Scoperta da Devandra Barhart, Josephine Foster non è certo quel che si può definire il bel canto impersonificato. Le canzoni che scrive e interpreta la rispecchiano pienamente (leggere il report dal The Green Man Festival, settembre 2005, per saperne di più) il personaggio e la sua voce garrula e tremola, se da una parte ricorda Yma Sumac o Clara Rockmore, la più grande interprete di brani scritti per lo strumento Theramin, è in qualche modo affascinante, dall’altra parte è irritante e fastidiosa e vorresti eliminare la Foster al solo suo passare. Questo recensore ha avuto la possibilità fisica di farlo ma si è astenuto; per qualche oscuro motivo della psiche ha, infatti, pensato di voler vedere fino a dove può arrivare la follia e darle una second chance e l’album d’esordio di Josephine, “Hazel Eyes, i will lead you” conferma che questa seconda opportunità alla cantautrice chicagoana si può dare.
Ci vuole pazienza; bisogna assolutamente skippare brani come “the golden wooden tone “ per sopportare il disco e concentrarsi sull’iniziale “ the siren’s admonition”, sull’intimista “there are eyes above”, pastorale tentativo di gospel song alla Leonard Cohen, su “good news”, il brano più movimentato della racolta che sembra uscito dalla voce della più anziana esponente della Carter Family o sulla cantilena bambinesca di “ crackerjack fool” per esprimere un parere.
Qualcosa di magico e onirico c’è, confermiamo. Il setting solitario della ragazza restituisce l’atmosfera d’incertezza che Josephine esprime dal vivo ma da qui a darle 9/10, così si è espresso il NME, ce ne di strada da fare.
Josephine Foster avrebbe avuto una voce così distinta fuori da questa onda attuale dell’alternative country folk ? Chi può dirlo ? Probabilmente si sarebbe autoprodotta il cd, lo avrebbe mandato ad Aquarius Records di San Francisco o ad Other Music a New York City, dove le cose fuori di testa piacciono davvero tanto e sempre. Qualcosa avrebbe in ogni caso fatto, questi i meriti dell’autoproduzione, ma restando probabilmente anonima.
Se la Foster è una sirena o no non possiamo dirlo, neanche avendola vista dal vivo. Però viene da pensare che se è una sirena, Josephine non ha mai visto il mare e un po’ di ozono le farebbe bene. O solo del gas esilarante per farle capire che la vita non è poi tanto male e c’è di peggio che essere un’artista incompresa.

Ernesto de Pascale

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