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The Siegel Schwall Band - Flash forward
(Alligator)
www.siegel-schwall.com
www.chamberblues.com
welcomed studio album by one of the first interracial blues band of the sixities
Due bianchi e due neri che negli anni sessanta suonano il blues. All’epoca erano ben poche le band interrazziali che sperimentavano un territorio comune di condivisione scegliendo il blues e un po’ tutte provenivano da Est: Chicago come nel caso della Paul Butterfield blues band, Boston per Taj Mahal prima che emigrasse ad ovest, sempre Boston per la Siegel Schwall band, celeberrima nel circuito dei folk club di Cambridge (la storia di questi è raccontata in un libro di tanti anni fa ancora oggi imperdibile, “baby let follow you down” di Eric Von Schmidt e Jim Rooney (doubleday)).
Siegel Schwall blues band, nata come band universitaria e sviluppatasi musicalmente grazie all’ingresso del bassista Rollo Radford (già con Sun Ra), dopo molti album per l’etichetta Vanguard e la Wooden Nickel/Rca gettò la spugna poco prima della metà degli anni settanta. L’anima e il sound del gruppo erano costituiti dalle sonorità ben congegnate l’un con l’altra della chitarra acustica di Schwall e dell’armonica, suonata rigorosamente acustica, di Siegel che avevano trovato in Rollo Redford un musicista sufficientemente creativo con cui provare una forma di blues minimale ma basato su brani originali scritti in forma canzone folk su modulazioni, per l’appunto, blues.
Dei quattro musicisti solo Siegel non aveva fatto perdere le proprie tracce con dischi solisti e impegno locale fino alla reunion della band, pochi anni fa, e a un paio di album di Jim di blues “cameristico”, indubbiamente interessanti sulla scia di un’opera di William Russo, “Street Music“ che Siegel e la band interpretarono assieme alla San Francisco Philarmonic Orchestra diretta da Seiji Ozawa( disco e cd Deutsche Grammophon).
Oggi la Siegel Schwall band, con Sam Lay uno dei grandi batteristi di Muddy Waters e un album solista per la Bluethumb ( BTS-14 mai ristampato su cd) prodotto da Michael Bloomfield, si ripresenta al popolo del blues con un disco che è un ottimo sforzo comune e che non perde quella carica di ironia e semplicità che sono sempre state la forza del quartetto.
Bella la sequenza “On the road”, “Twisted”, “Rumours of Long Tall Sally” con Lay alla voce e un bell’incidere a tempo di ol’time boogie. L’amore per il country torna a galla in “Hey Leviticus” di Schwall (nel loro ultimo album prima dello scioglimento “R.I.P” del 1974 i quattro interpretarono addirittura Jimmie Rodger!) e il blues acustico di “ Stormy Weather Love” suonata alla chitarra e cantata da Sam Lay e con il solo Siegel all’armonica, è un gioiellino di eleganza.
La Siegel Schwall è una band a cui non si può chiedere niente di più e niente di diverso da ciò che presentano su disco e dal vivo e questa può rappresentare l’unica limitazione di un gruppo che con poco si è inventato uno stile che molti vorrebbero eguagliare e che, nonostante le reunion possano suonare strane e forzate, ha messo insieme la migliore collezione di canzoni originali della propria carriera.
Ernesto de Pascale
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