.


Vv.Aa - Vertigo remixed by Andy Votel
(Universal)



Terrific introduction to one of the leading progressive label of late sixties/early seventies. Obscure material superbily mixed by dj maestro Andy Votel

Il ruolo del marchio Vertigo nel panorama inglese a cavallo fra i sessanta e i settanta è indiscusso. Le scelte qualitative, lo stile grafico, la concezione eclettica dell’etichetta la resero subito simpatica oltremanica quanto in terra natale. Ci volle qualche anno prima che, inevitabilmente, il marchio si trasformasse da concetto musicale in semplice contenitore. A fianco dei grandi nomi celebri dell’etichetta, Black Sabbath in primis, Huriah Heep, Colosseum, Gentle Giant, Juicy Lucy, Nucleus, convissero artisti che non raggiunsero neanche i famosi 15 minuti di gloria che – secondo Andy Warhol – spetterebbero a tutti. Per anni le bancarelle svendettero a prezzi irrisori album diventati oggi rarissimi: dai tozzissimi May Blitz, agli incompresi Patto, ai mistici Dr. Z (uno dei pezzi più rari della storia dell’etichetta ), ai sottovalutati Affinity con la bella voce di Linda Hoyle, fino a dischi che colpirono i ragazzi dei primi anni settanta più per la copertina che per altro come i Nirvana, i Cressida, i Gracious Belli o brutti che fossero quei dischi avevano una identità, dovuta in buon parte – esteriormente – alla visione grafica di Keef (nome d’arte di Marcus McMillan) che poté sbizzarrirsi con copertine apribili (gatefold) che diedero a ogni artista profondità e spessore e un senso di magia. L’idea di “cinematic landscape” che Keef avrebbe portato negli anni a venire nel cinema, nei video e lì dove fosse richiesta la sua arte fu parte integrante della “visione” dell’etichetta Vertigo. La pastorale campagna britannica aiutò non poco il fotografo (si pensi alla copertina del primo dei Black Sabbath).
I dischi della Vertigo aiutarono a formare un gusto nei giovani dell’epoca, così come negli anni successivi avrebbero etichette di ben altro tipo come la Factory. E la musica ? eclettismo alla massima potenza. Insomma, un vero piacere! Ascoltando senza soluzione di continuità la compilazione di Votel viene chiaro a galla che a casa Vertigo si propendeva per un suono carico ed energico – grazie anche alle innovazioni tecniche di studio che in pochi anni trasformarono le registrazioni – con forte preponderanza per linee di cosiddetto “hard blues “ sempre presenti anche negli arrangiamenti più eleganti.
Votel ha compiuto un’operazione certosina per mettere insieme questi 70 minuti: ha usato circa 60 brani da album in prevalenza minori (no Sabbath ad esempio) e propendendo per gli intermezzi strumentali di molti di essi. Il risultato è il più bel disco dell’etichetta Vertigo dall’epoca d’oro ad oggi. Il dj gallese ha mantenuto una propria unità, molto personale e definita, dando dimostrazione di aver compreso fino in fondo cosa era e come doveva essere riproposta la Vertigo. Votel, un giovane entusiasta, bravissimo disc jockey (visto in azione a The Green Man Festival ), discografico lui stesso (www.finderskeepers.com), è stato in gamba a mutuare la proposta della Universal di un “ Vertigo personal best of by Andy Votel ” nel disco che ascoltiamo oggi (si è presentato con il master in tasca…). Un’ulteriore dimostrazione di quante cose si possano fare con il materiale di catalogo, se solo ci fosse sensibilità, competenza e voglia.

Ernesto de Pascale

tutte le recensioni

Home - Il Popolo del Blues

NEWSLETTER

.
.

eXTReMe Tracker