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René Aubry - "Procjection Privee" et la musique originale du film Malabar Princess
Wagram


Abbiamo ridimensionato da tempo lo sguardo di ammirazione incondizionata per la musica d'oltralpe. Morti i grandi autori, da Ferré a Brassens, in Francia non troviamo infatti più le grandi emozioni che ci facevano venire i complessi d'inferiorità. Certo Johnny Halliday è ancora in piena forma pur con gli anni che passano, Jane Birkin vedova Gainsbourg ha dato alle stampe un nuovo album e le varie Carla Bruni e Chiara Mastroianni ci riportano alle atmosfere tipiche che ci regalava Françoise Hardy. Il panorama però non è tutto qui e le produzioni curiose non mancano. Come quest'ultima del compositore e polistrumentista autodidatta René Aubry che nella sua "proiezione privata" si ispira al commissario Sanantonio e alle sue inchieste. Aubry è un habituée della musiche di scena, in pratica da quando ha incontrato la danzatrice Carloyn Carson. Il primo disco, autoprodotto, fu registrato per ragioni di acustica negli angusti spazi di una cucina in Venezia, dove si era rifugiato con la stessa Carson. Poi sono giunte le musiche dei balletti Steppe e Signe, di film come La revolte des Enfants e di altri spettacoli teatrali. L'ultimo album è suddiviso in tre parti: la proiezione privata in dieci quadri, un brano chiamato Dolce Vita con chiara dedica a Fellini, e i brani per il film Malabar Princess. La prima sezione mostra al meglio la vocazione di Aubry, quella dell'accompagnatore di immagini per un film indipendente girato su di lui. Lo fa mettendo mano agli strumenti che ama di più, il mandolino e la chitarra, usando la tecnica dello schizzo, del racconto breve in note. Ben diverso però come atmosfera dall'altra sezione del disco, in cui l'eclettismo si fa più evidente per le immagini di Malabar Princess, pellicola diretta da Gilles Legrand con attori quali Claude Brasseur e Jacques Villeret. Il tono è meno gioioso e questo porta all'utilizzo di strumenti della famiglia dei legni e degli archi per sottolineare la vicenda di un bimbo con problemi psicologici. Ma Aubry non scade nel didascalico, è autore di buon gusto e strumentista di qualità. Non è un album indimenticabile, ma ben fatto e ottimo per accompagnare anche un buon piatto di formaggi con vino rosso. Alla salute!

Michele Manzotti

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