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Ernesto de Pascale incontra Piero Pelù
Vada( Li ) 20.8/2004
Piero Pelù ( R ). la prima domanda te la faccio io, sui LightShine…
Ernesto de Pascale ( D ). …correva l’anno di grazia 1982…
Piero Pelù. …con lui abbiamo fatto il primo festival rock italiano, a Bologna, prima c’erano state tutte le eliminatorie, a Firenze…
Ernesto de Pascale. …siamo stati (insiem, a suonare) allo Xenon, a Scandicci, all’Hop Frog di Viareggio, siamo stati a Udine, due gruppi su un furgoncino…
Piero Pelù. Me lo ricordo bene, quello!…
Ernesto de Pascale. Poi siamo stati all’SMS di Rifredi…
Piero Pelù. …ecco, quella serata me la ricordo bene…
Ernesto de Pascale...ospite speciale Ginger Baker che distrusse tutto..e io ho ancora delle foto…
Piero Pelù...too drunk to remember!..
Ernesto de Pascale….con loro che con spirito molto…si guardavano intorno esterefatti…poi…alla Mecca di Pontassieve, addirittura (vi chiamavate ancora) Mugnions Rock… la cui prima testimonianza esiste ancora su un muro
Piero Pelù...c’è ancora a Firenze?…
Ernesto de Pascale...una scritta, non cancellata..
Piero Pelù….ma dove? In via Tornabuoni?
Ernesto de Pascale…. No, no, no!, in via Vittorio Emanuele…c’è un Mugnons Rock che appare..
Piero Pelù…. diobono!…lo devo andare a fotografare assolutamente!..le prime bette di marketing autoprodotto….bomboletta, via Tornabuoni, via Cavour…
Ernesto de Pascale. Sono un pò più grande di Piero e me lo ricordo aggirarsi per i corridoi del liceo classico Michelangelo di Firenze, dove io avevo una fidanzatina, con una copia di “A Night at the Opera“ dei Queen sottobraccio. Per me, studente di un altro liceo classico cittadino, il Dante, fu comunque un motivo di emozione. Trovare un ragazzo, per di più più giovane di te, con un disco rock sottobraccio era motivo di..
Piero Pelù. …e figurati io quando io, nel 1978, al Dante, l’anno prima di passare al Michelangelo, giravo con “Never Mind The Bollocks“! come mi guardavano…infatti il giorno dopo sono scappato! E tu, hai resistito cinque anni lì, ce l’hai fatta?
Ernesto de Pascale. Io ce l’ho fatta! Non ha prodotto grandi risultati la mia permanenza lì ma ce l’ho fatta! Poi una sera venni a fare il dj alla discoteca Brighton di Settignano e lì vidi i vostri volantini che segnalavano il vostro passaggio. Fino a che, nella primavera 1981, mentre lavoravo a Rete A, la televisione del quotidiano La Nazione, il mio direttore, Pierfrancesco Listri, mi convocò e mi disse “è venuto a trovarmi il figlio di un amico, Calamai, il vostro primo batterista. Ha un gruppo e mi ha portato a vedere delle foto di una loro esibizione, li potresti invitare?
Piero Pelù. Beh!, si sta pur sempre parlando di 24 anni fa!…se tu pensi come 24 anni fa registravamo noi i dischi…e come si registra oggi…è incredibile come si è evoluta la storia…io mi ricordo il primo disco che noi registrammo, con Sergio Salaorni..
Ernesto de Pascale. …nei box-garage di via del Larione 10…
Piero Pelù….quando registrammo la prima versione di “Luna“, quella che dice “sarò un rè/ un dittatore“…Salaorni, si sa, che è una persona dal cuore enorme, aveva queste nuove macchine in studio e le voleva provare a tutti i costi che cosa pensò di usare sulla voce? un noise gate (riduttore di fruscio). Un noise gate sulla voce del cantante! Ma capisci! un noise gate sulla voce del cantante (come mettere degli scarponi da sciatore a un pallanuotista! Ndr). E noi: “Sergio, ma qui non torna, ‘sto noise gate si è mangiato mezza parola”…e lui “non vi preoccupate ragazzi, poi alla fine è ganzissimo, torna tutto, tutto a posto”….. cazzo Sergio! Neanche fossi un rullante!…
Ernesto de Pascale...però tutto questo faceva parte di quel meccanismo di scoperta che ha aiutato tanto…
Piero Pelù. Porca miseria! Noi siamo stati le migliori cavie di noi stessi!
Ernesto de Pascale. Ma se tu oggi vai dai ragazzi di diciotto anni di oggi, loro non hanno nè cercano altrettante cose da scoprire quante ne avevamo noi…
Mettiamola giù come una vera domanda e da qui iniziamo:
EDP. Cosa hanno da scoprire i diciottenni di oggi, nel loro interesse?
R. C’è sempre da scoprire,noi eravamo dei pionieri perché in quel periodo a livello tecnico, a livello di conoscenze, c’era pochissimo,negli anni 80, poi noi avevamo fatto piazza pulita di tutto quello che era stato Il Progressive Rock, non ce ne fregava un cazzo, quindi anche da lì non avevamo nessun tipo di influenza né di conoscenza. Però chi inizia oggi ha altri tipi di preoccupazione, anche perché oggi tutti possono fare musica a un buon livello, c’è un livello di competizione molto più alto, il sistema si è un po’ anglosassonizzato, puoi partire subito con un disco e fare subito un botto, cosa che prima era impossibile se non dopo 4 dischi e fare la gavetta.
EDP. era normale negli anni 80 avere una carriera,oggi però è anche vero che per molti ragazzi,a differenza delle generazioni precedenti la musica non è più così importante,per noi la musica era qualche cosa di …
R. di fondamentale, espressione personale,comunicazione; oggi effettivamente ci sono anche molti esempi di approccio alla musica per raggiungere dei risultati economici e di status,sicuramente. Ed è in questo senso che si è anglosassonizzata, in effetti dichiarazioni del genere “ho iniziato a fare musica perché le ragazze non mi cagavano perché volevo girare in limousine” le abbiamo lette per troppi anni nei giornali di musica, alla fine qualcuno ci ha creduto davvero
! (grassa risata di Piero!!!!)
EDP. E vero, ma non ti sembra che questo abbia portato alla chiusura di un periodo,come se oggi anche per noi - persone con più di 40 anni - si sia dovuto aprire un nuovo libro,una nuova pagina.
R. di nuove pagine ne ho dovute aprire molte in questi 44 anni,siamo piuttosto allenati!
EDP. E i capitoli sono diventati più piccoli negli ultimi anni,i capitoli più corposi sono i primi o gli ultimi?
R. i capitoli sono sempre molto coloriti, pieni di particolari,si può dire che si è spostato un po’ l’obiettivo tra quelli che erano i primi anni dove veramente era musica pura. ( Noi ) non avevamo contratti, non avevamo nessun tipo di coscienza,di valori economici delle cose in campo, abbiamo depositato brani a nome di chi, di cosa non si sa,tutte cose che poi col tempo quando inizi a razionalizzare un po’,magari vedere riconosciuto anche quello che ognuno ha fatto…. ; quindi i casi umani restano,noi stessi siamo dei casi umani. A livello di casistica umana c’è un arcobaleno,un caleidoscopio bello complesso, c’è un bel mosaico, però l’obiettivo si è un po’ spostato,dalle cose puramente musicali a quelle …,cioè il raggio si è molto allargato. All’inizio degli anni 80 eravamo dei ragazzacci in giro per le strade che non si preoccupavano particolarmente del loro futuro …..
eravamo fortunati ad essere fiorentini oppure…
R. ma io credo di si,anzi decisamente si
EDP. ci ha accolto …
R. Firenze ci ha accolto bene, Firenze ha creato quel movimento giusto, è stato veramente il posto giusto nel momento giusto grazie anche persone come te, come Bruno Casini e tutti quelli che si sono sbattuti per la musica, e non solo per la musica perché c’era movimento nel teatro, anche nella moda, per chi scriveva,c’era un casino di fanzine che venivano fuori da Firenze tutte molto carine e qualcuna l’ho anche tenuta,l’ho rivista qualche tempo fa,veramente di ottima qualità sia grafica che di contenuti
EDP. poi a un certo punto, quando, anche per te, si è trattato di andare a fare le cose secondo la tua maniera,per te stesso,tutto quello che era stato seminato,magari a volte anche in maniera disordinata, ti è servito, adesso hai un impianto, una azienda sulle spalle….
R. si infatti due palle! Basta! torniamo agli anni 80! ridatemi l’incoscienza per favore.
EDP. qual’e è poi il segreto per poterla vivere?
R. il segreto è di a riuscire a trovare dei collaboratori tali che sia a livello musicale che a livello manageriale, burocratico riesci a delegare cose per cui tu recuperi la tua anima e il tuo ruolo di caso umano che si esprime attraverso la musica
EDP. hai avuto paura in qualche momento di non riuscire a recuperare?,cioè ti sei sentito intrappolato
R. di trappole ne sono scattate tante in questi anni,e soprattutto da quando i Litfiba hanno iniziato a significare un grosso peso, naturalmente da quel momento sono scattate tutte le trappole possibili e immaginabili che erano state tese fino a quel momento e che aspettavano solamente di scattare.
EDP. eri consapevole? sei stato cosciente o qualche volta…
PP.sono stato fin troppo cosciente, io sono un tipo combattivo nel senso se sento che la mia libertà i qualche modo si cerca di circuirla allora scattano tutte le difesa possibili ed immaginabili - spirito di conservazione - e mentre prima nei primi anni 90 ho capito cosa c’era costruito intorno ho cercato quindi piano piano, anche con rispetto non con violenza, di demolirlo, in quei momenti li ero più istintivo di ora.. Quando poi nel 98 c’è stata questa grande rottura, che è stata quasi più importante di quella di Ramazzotti con la sua moglie, a livello di Rock’n roll in Italia è stata la divisione più strombazzata...
EDP. è stato un bubbone che è scoppiato e maturava da tempo?…
PP. sì, maturava da tempo,un bubbone è difficile che esploda cosi dal nulla;dipende molto da quello che hai mangiato da molto tempo prima, ricevuto e quindi…
EDP. sapevi di andare incontro a qualcosa di completamente differente,quello che poi è accaduto è stato più vicino a te di prima? quindi all’inizio, naturalmente, si è trattato un po’ di passare attraverso il fuoco…
PP…. di passare attraverso il fuoco,e di diventare alla fine manager di se stessi, di punto in bianco, di combattere con il peso di un passato importante,come è stato quello dei Litfiba, di dovere inventarsi un po’ uno stile,se avessi dovuto razionalizzare tutto questo prima probabilmente non sarei mai partito in questa avventura,però poi c’è voluto un po’ di anni,ma a questo punto con i ragazzi del gruppo c’è una affinità artistica e emotiva che poi è quella più importante perché poi l’emozione è quella che poi da l’ adrenalina giusta per affrontare per scrivere, questo tipo di adrenalina devo risalire ad almeno 10 anni fa per ritrovarla,..”Terremoto” e “ spirito “
EDP. però ti devo fare una domanda un po’ più approfondita, cioè si ha l’impressione che quando si cerca di promozionare Piero si voglia sempre di tentare di portarlo verso i giovani, i giovani che guardano le televisioni musicali, i video clip, le programmazioni nei grandi network radiofonici, come se lo si volesse mantenere “fresco”,e secondo me è e un po’ un piccolo peccato - chi lo fa non lo fa con cattiveria perché le persone che ti rappresentano, i tuoi discografici li conosco - ma pensano che tu lì vada bene,mentre io credo - da persona un po’ più adulta di te, che tu vada bene anche per quelli come noi …
PP. questa è una cosa interessante che mi stai dicendo… io le risposte esatte non te le posso dire,su chi può essere ricettivo alla mia musica, però il fatto di girare tanto di fare tanti concerti sicuramente mi aiuta un po’ a vederlo in faccia il mio pubblico,perché quando dici ho venduto 100000, 200000 copie a chi cazzo le hai vendute? non lo sai …sì! te lo puoi immaginare ma in realtà non sai chi è il tuo pubblico è solamente suonando dal vivo che lo scopri.
Effettivamente quello che dici tu è giusto, perché queste fasce di età riescono a convivere molto serenamente nella mia testa, sia quelle più giovani sia quelle più mature è chiaro che fisicamente si palesano in una maniera diversa,il ragazzo che ha un entusiasmo più forte, più marcato e quindi quelli sotto al palco saranno sicuramente i più giovani,però se poi guardi un po’ indietro effettivamente incominci a trovare anche qualche genitore di quel ragazzo o genitori non abbastanza anziani da avere dei figli cosi grandi.Io credo che possano riuscire a convivere queste cose perché concettualmente,non so se è una utopia la mia, però l’ idea che diverse generazioni possano in qualche modo identificarsi in una musica, in delle parole perché in fin dei conti quello che conta è il testo si sa, cazzo!, sarebbe un segnale veramente importante che ci può dare la musica come,senza andare a scomodare i grandi esempi,il cinema è in fondo una forma di espressione che accomuna. Io sono andato a vedere Harry Potter con le mie figlie,ci sono andato con i coglioni girati perché non me ne fotteva un cazzo di Harry Potter, alla fine mi hanno tirato via loro perché avevano fame, perché altrimenti io me lo vedevo due volte,e delle volte è bello scoprire come i giovani - io ho una figlia di 14 anni e una di 9 e quella di 14 anni è patitissima di Hip-hop e tutta quella robaccia lì che a me non mi coinvolge più di tanto però effettivamente ogni tanto mi fa ascoltare delle cose belle - qualche cosa di buono riescono a cacciare fuori se no rischio anche io di fare un po’.., beh!, ora non sarà mai cosi,come poteva essere il ruolo di un mio genitore negli anni settanta quando portavo in casa i dischi dei Beatles, dei Damned che si leccavano la torta in faccia, degli Stranglers. Che cazzo!, mi guardavano come se fossi il diavolo e loro l’acqua santa! ; continuo a credere in questa utopia diciamo della musica come grande collante anche tra generazioni.
EDP. ecco però sei consapevole del fatto che dal punto di vista mediatico, come artista di riferimento come sei, viene a volte non dico usato ma preso come pretesto per dire qualcos’altro. L’esempio più vicino a noi ieri:il corriere della sera ha pubblicato un pezzo dedicato a MTV che vuol dare contenuti alla propria programmazione. Organizza quindi un concerto dove ci sono due artisti che dal palco possano esprimere contenuti, uno di questi artisti sei tu. Tu dirai le tue cose ma il vettore delle tue cose è quella televisione e quindi tu servi al loro gioco, in qualche modo è un gioco delle parti. Veniamo al gioco delle parti di cui l’Italia è fortemente permeata...
PP. si diciamo che a me MTV in generale come multinazionale non mi convince molto
EDP. ti ho fatto giusto il primo esempio…
PP. però non mi dispiace che MTV in Italia abbia una linea editoriale abbastanza onesta fanno le loro cose e fanno anche delle scommesse,e mi sembra che questa qui da parte loro sia una scommessa cioè trattare…… però, ti dico la verità, non seguo molto la televisione non sono uno che guarda la televisione, preferisco passare il mio tempo a leggere a suonare, a stare con gli amici,andare a vedere concerti, al cinema, piuttosto che rimbambirmi alla televisione. Però ecco farlo diventare quasi un canale tematico alla fine, che oltre che la musica va a toccare anche argomenti che gran parte degli artisti, in buona parte degli artisti che vengono da loro programmati, affrontano con le canzoni mi sembra una scelta coraggiosa da parte loro. Potrebbe essere anche un floppy questa cosa effettivamente,per come vanno oggi le cose, insomma là dove la maggior parte delle persone si ferma nei canali dove il volume è più alto dove ci sono cose dette ad alta voce piuttosto che cose raccontate, magari dando più spazio all’anima che non al volume. Quindi mi sembra una cosa buona quello che sta succedendo anche perché c’è l’appiattimento mediatico talmente evidente se escludiamo Rai Tre.
EDP. cosa dici alle tue bimbe? A quella di 14 anni?
PP. guarda son cazzi da cagare, a 14 anni ti senti mandare a cagare tante volte esattamente come facevi te quindi non è cambiato niente è sempre la solita storia che si ripete.
Ma io spero che loro capiscano prima di tutto che devono, in qualche modo, formarsi una loro cultura, una loro opinione in tutte le cose; spero che capiscano di vivere il meglio possibile con tutti i loro coetanei compresa la famiglia perché insomma siamo una tribù,e le tribù vanno rispettate, io tra l’altro vivo in una famiglia allargata dove si intrecciano varie storie, molti figli… non ho una vita facile da quel punto di vista anche se poi in fondo quando ci sono momenti di armonia quei momenti sono molto belli; spero di trasmettergli questa voglia qua di riuscire a costruirsi un pensiero più possibile indipendente rispetto anche al branco, rispetto anche ai compagni di classe, ( a quello che ) potranno imporgli. Mia figlia più grande andrà a Firenze all’istituto d’arte a Porta Romana una scuola di tutto rispetto che però è anche - diciamo - una delle scuole considerate più a rischio per quanto riguarda uso e abuso di droghe eccetera e quindi ora mi si apre questo nuovo capitolo di in qualche modo di fondere una coscienza veramente istruttiva a mia figlia. e quindi magari un giorno se si accende la televisione e c’è un programma dove si parla di droghe, non so in che formula con che tipo di approfondimento, sicuramente male non gli farà.
EDP.Ma fino ad ora hanno visto il lavoro del papà come un gioco,come una giostra. Tu glielo hai mai voluto mostrare con spiegazioni?
PP. No, io non riesco a spiegare bene le cose; diciamo che loro non vivono con me ma con la madre ma tutte le volte che vengono a trovarmi avendo fatto ora un tutt’uno tra studio, ufficio e sala prove naturalmente cerco di coinvolgerle il più possibile; ora dimostrano già le loro attrazioni, ad esempio la più grande è una patita di danza contemporanea e quindi questa cosa la farà. Quella più piccola mi ha chiesto di comprarle una chitarra e quindi ho assecondato la sua richiesta e abbiamo musicato una sua poesia molto bella - una poesia di Pasqua- che ha già dentro delle immagini, magari prendo li i prossimi testi,si perché li c’è quell’innocenza che a noi ce l’hanno ficcata nel culo quell’innocenza! Per riuscire a raggiungere quei livelli di innocenza bisogna riuscire a crearsi degli spazi tali, una programmazione tale di spazi che effettivamente è diventato un po’ difficile…
EDP. ad esempio: per te tenere unito lo studio, l’ufficio, la sala prove hai messo insieme una situazione tipo factory che ti aiuta per la tua vita privata.
PP. Sì, decisamente, sicuramente questa cosa mi aiuta la mia tranquillità perché in fondo posso essere in ufficio in un attimo e al tempo stesso posso assentarmi dalla sala prove con i musicisti che stanno provando certe parti senza doverci ritornare dopo ore e comunque questo rimaneva un sogno da tanti anni. Riuscire a formare una comunità di musicisti dove chi vuole arriva attacca il jack, fa sentire oppure si esercita… insomma, fa girare la musica nell’aria, in fondo è un’ onda sonora che va propagata sempre più!
EDP. Qualche anno fa tu hai anche provato con un’ etichetta
PP. Sì, comunque l’etichetta rimane ma l’ esperienze di produzione sono state molto dure. Qui ci si può riallacciare a quel discorso che avevamo accennato prima. Mi sono trovato con dei gruppi esordienti, cioè…uno sicuramente esordiente, e uno un cantante fiorentino di ragamuffin molto bravo ( Jaka ) che tra l’altro è anche un grande amico. Mi sono trovato un po’ in difficoltà; nonostante si fosse una etichetta appena nata con dei budget veramente minimi, siamo riusciti a produrre in uno studio,dove io per altro avevo fatto il mio primo disco da solista, siamo riusciti ad investire dei soldi per fare anche dei video, cosa non del tutto automatica per una etichetta indipendente, nonostante tutto ci siamo sentiti…ho portato questi gruppi in tournee con me facevano open durante i Buoni e i cattivi in tour… ecco mi sono sentito rinfacciare molte cose e questo mi ha fatto un po’ pensare. Se io penso quando nell’anno 1983-82 firmavo il nostro primo contratto, contratto che non era capestro era una mannaia una ghigliottina!, e me lo sono portato fino al 98 la dove fino all’89 gli unici video prodotti furono video auto prodotti perché io conoscevo gente che mi faceva scuola e qualsiasi altro tipo di promozione erano tutte connection che c’eravamo trovati da noi suonando in campo a Roma, Milano e altro. da li effettivamente ho capito che le nuove generazioni danno un po’ per scontato che certi traguardi vengono raggiunti automaticamente e questo lascia un po’ pensare - mi permetto di dirlo - lascia un po’ pensare quindi ho abbandonato l’idea di produrre altri gruppi nonostante che anche ancora pacchi di cose che mi vengono date con un grande entusiasmo da tutti…. però effettivamente…
EDP. ma questo pensi che comunque dipenda anche dal fatto che poi, ad ogni modo, nel momento in cui questo materiale tu l’affidi al mercato, il mercato è un pulviscolo atmosferico dispersivo dove ogni tanto arriva un meteorite?
PP. Chiaramente quando decidi di produrre qualcosa o qualcuno a cominciare da te stesso è perché credi in quello che stai facendo, credi che quello che viene detto scritto cantato che possa in qualche modo coinvolgere il pubblico che ascolta ed è chiaro che ogni cosa ha una dimensione, ha i suoi tempi; ormai il rapporto col tempo è diventato molto nevrotico. Anche io mi rendo conto di esser dentro a questo meccanismo. Infatti quando mi sento troppo stressato è proprio perché penso certe cose di doverle ottenere in tempi più brevi di quelli che in realtà si stanno prospettando ed è una condizione assolutamente sbagliata, distorta, perché evidentemente le cose hanno bisogno dei loro tempi oppure ogni persona ha bisogno dei suoi tempi. Anche per fare sesso, a cominciare anche da quello…
EDP: Oggi quando è il momento più giusto per fare un nuovo disco e presentarti sul mercato lo fai con le aspettative che potevi avere una volta o cerchi di rilassarti rispetto all’andamento generale del mercato?
PP. No…quelle aspettative lì sono andate…l’unico conforto è sapere che sono andate per tutti per cui ci si conforta, mal comune…, ma non si può parlare nemmeno di mezzo gaudio in questo caso è un mal comune e basta. E’ chiaro che qui bisogna inventarsi tutto, tutto il sistema di divulgazione della musica cioè è già stato reinventato. Praticamente quello che stiamo vedendo è già la realtà…
EDP. siamo ancora una volta in ritardo?
PP. è chiaro che siamo in ritardo, in ritardassimo, in questo caso - almeno per quello che mi riguarda; per la mia esperienza io ho ancora un contratto con una multinazionale, in questo caso il ritardo viene proprio dalla casa madre, dal paese d’origine, (per)chè proprio in America non è stata recepita l’importanza della divulgazione tramite internet della musica. Si sono accumulati ormai ritardi cinque anni su questo, e cinque anni oggi sono un’eternità e nonostante tutto continuiamo a lamentarci ……alla fine scopri che in queste multinazionali sono grandi esseri semoventi che hanno dentro alcune persone di spiccata intelligenza e sensibilità, altre un po’ più normali che comunque stanno alle leggi dettate a Los Angeles questa è una cosa che non so fino a che punto sarà possibile sopportare, con tutto il bene naturalmente che vuoi alle persone a tutte le cose che si sono fatte insieme; non è facile accettare e vedere che c’è una realtà in evoluzione e che noi continuiamo a nasconderci dietro al dito indice, al dito medio, … non serve a un cazzo..
EDP. ritieni che queste persone siano consapevoli nella stessa maniera come lo sei te o pensi che d’altra parte loro…..?
PP. non lo so a volte sembra di sì, ma poi mi sembra di capire che sono più caporali che uomini e quindi a un certo punto devono eseguire quello che gli viene imposto dall’alto
EDP. e con quale spirito …?
R. non riesco a capire la logica di questo,anche nel cinema tra l’altro ci sono degli esempi talmente clamorosi di pirateria da internet. Si potrebbe tranquillamente dire il nuovo film, come il nuovo disco,il nuovo CD sarà fuori nelle sale, fuori nei negozi e fuori su internet che così te lo scarichi! Magari dai delle copie alla gente già corrette, certo oramai il concetto di pirateria è del metterlo nel culo comunque per noi italiani è particolarmente affine col nostro modo di essere non è un caso che viviamo in un epoca dove l’abusivismo impera in qualsiasi forma e quindi bisogna adattarsi a questo. Del resto noi artisti - per fortuna - abbiamo capito ormai da diversi anni che l’unico modo per non clonarci è il concerto dal vivo. Io in realtà ce l’ho un clone che gira dal vivo… c’hò anche quello…
EDP. ad ogni modo tu con tutte le difficoltà che stavi accennando, molto meglio per te oggi poter affrontare il rapporto con i discografici in prima persona, mi pare di capire?
PP. è chiaro!, sì, perché è una cosa più che possibile, poi naturalmente quando si tratta di discutere del contratto allora entra in campo mio fratello: lo carico ben bene e parte come l’Ancillotto oppure Don Chisciotte non so, e va a parlare a Milano.
Prima di tutto si sta parlando di persone, quindi mi trovo anche molto bene a trattare con i discografici. Era quando avevamo molti filtri che sembrava una cosa impossibile, andare a trattare con i discografici, evidentemente ognuno doveva giustificare il proprio ruolo nel vecchio marchingegno che era il “ business Litfiba”.
EDP. sei al terzo disco come solista dove cerchi di portare la tua nave? sei in mezzo al mare, sei in pieno oceano, devi ancora vedere l’america?
PP. è una domanda interessante, nel senso che effettivamente a volte è la musica che ti porta …
Ad esempio “Ne’ buoni, ne’ cattivi “, “ U.D.S “ sono dischi dove ho sperimentato molte cose che non avevo potuto provare nei dischi precedenti con i Litfiba, quindi mi dovevo assolutamente levare questa curiosità, perché in fondo è anche la curiosità uno dei motori più importanti per fare musica. Credo che il sound di ora di “ soggetti smarriti “ e del concerto, direi è un buon compromesso tra la sperimentazione dei primi due dischi da solista e il recupero anche di un sound un po’ più litfibiano perché poi - in fondo naturalmente - era quello che mi apparteneva di più e che per una serie di ragioni psicologiche ho anche un po’ forzatamente accantonato.
Direi che il tipo di compromesso che ho trovato oggi è interessante, mi ci sento bene nella mia pelle, e vedo che anche la gente risponde con piacere. Perché poi in fondo anche la musica è una sorta di appartenenza, riconoscersi in un suono, in uno stile è una cosa che poi ti accompagnerà per tutta la vita.
Se io ho fatto un errore sicuramente è stato quello di non assecondare questa appartenenza, ma di sradicarmi un po’ troppo e quindi probabilmente di sradicare un po’ anche il mio pubblico da quel tipo di suono.
Queste sono cose che poi si capiscano strada facendo, il cammino penso che possa essere ancora lungo, a prescindere da quello che sono i contratti discografici,da quello che è l’aspetto più business. L’aspetto musicale sento che è ancora molto vivo.
EDP. ti immagini nel tuo ruolo tra venti anni?
PP. in questo ruolo no,io credo che ogni età…
EDP. nel tuo ruolo umano,non solamente nel tuo ruolo di stare sul palco…
PP. venti anni fa,oramai venticinque, quando ho cominciato non avrei mai potuto immaginare tutto quello che è successo, che è anche il bello, perché a differenza, appunto, di tante nuove generazioni che invece pensano di poter programmare tutto, la realtà è difficilmente programmabile e questo è quello che ti da poi quello shock giusto per reagire, perché se fosse tutto scontato dove starebbe la sorpresa? Dove starebbe la delusione? Dove starebbe la felicità?Dove starebbero tutte queste emozioni? Le emozioni non riesci a costruirle più di tanto, anche se tu programmi di incontrarti con una donna e la cosa l’hai programmata da un mese dove cazzo sta l’emozione d’incontrarla? sei già troppo preparato, rischi di diventare finto, quindi in questa improvvisazione c’è un po’ il segreto dell’ andare avanti anche fino a quando uno avrà voglia di stupirsi e di rimanere sorpreso nel bene e nel male da quello che ti può offrire la vita …
EDP. stavo pensando adesso, mentre parlavi che quando hai iniziato avevi 18 anni quindi si può veramente dire che fatto questo, non hai fatto altro. Non ti sei posto nemmeno il problema di fare altro?
PP…qualche lavoretto l’ho fatto…
EDP…Sì!,vabbè! Dai, insomma!…. hai fatto solo questo… ti guardavamo anche noi intorno a te; io ricordo perfettamente che a Bologna, se non vincevate voi, si era pronti a pensare che qualcosa non sarebbe andato!… e questo con tutto il rispetto per i Denovo..
PP. io ricordo un altro gruppo fortissimo, gli Schizzo..
EDP. …e poi, gli Scortilla di Genova…i Little Italy…
PP. …c’erano anche loro?…c’erano anche gli Avion Travel…? (no, non esistevano ancora…ndr)
EDP. la domanda a proposito di questo è quindi : ti sei mai chiesto, ti è mai venuto un po’ da chiederti, che cosa era tutto il resto della vita là fuori? Comunque in questi venticinque anni di dischi, di palcoscenico, di problemi, di successi, di insuccessi, di cose della musica. Io non voglio fare paragoni sproporzionati con gente come Steve Wonder o Michel Jackson, ma cerca di capire dove voglio arrivare..
PP…. mi pare meglio Steve Wonder..
EDP…meglio Steve Wonder. Tu hai tenuto una tua ancora? Una tua isola che non c’è? Qualche cosa che dentro di te nel corso degli anni ti dice: aspetta domani tiro giù il bandone, faccio cose, dipingo un quadro, vado lì?
PP. ora esattamente una cosa così no. In realtà c’è una cosa che ho già sperimentato ampiamente negli anni passati cioè viaggiare. E’ sicuramente una delle ragioni per cui anche ho iniziato a fare musica: partire, andare, incontrare persone per varie ragioni. per vari pretesti. Attualmente c’è quello della musica, in futuro potrebbe esserci anche qualche cos’altro …Il movimento è una cosa che fa parte proprio della mia anima; sarà che anche da piccolo con la famiglia cambiavamo città, cambiavamo amicizie, evidentemente queste cose qui lasciano un segno.
Il mio sogno è di vivere in una roulotte, e quando sono particolarmente agitato il sogno che mi impongo di fare prima di addormentarmi è pensare alla mia roulotte, messa dove cazzo voglio, sulla statale 106 dello Ionio piuttosto che sulle dune vicino a Bordeaux, stare lì con la tua chitarra e scrivere quello che ti va di scrivere a prescindere da quello che poi potrà essere il futuro di quelle cose, e viversi la vita,viversi la vita, incontrando le persone, conoscendo quelle che sono le esperienze e le culture di altri per arricchire te stesso
EDP. Questa storia delle culture altrui tu l’hai sempre raccontata, è sempre stato uno dei temi che dai tempi dei Litfiba ti sei portato appresso ed è un bel filo rosso …
PP...è importante
EDP. Da dove ti arriva? doveva esserci (da qualche parte)?
PP: ci doveva essere per forza,e c’è tuttora e si è rinforzata sempre di più. Anche se poi, magari, fisicamente, oggi, i viaggi che mi potevo permettere quindici anni fa non li posso più fare, anche perché i figli crescono, comunque sento questa responsabilità, e sono felice anche di averla perché è una responsabilità che in qualche modo mi ha riportato con i piedi in terra. Non so in che cosa affondano queste cose, probabilmente affondano, per chi ci crede,nelle reincarnazioni precedenti o, nel mio caso, potrebbero affondare anche nel mio nome stesso che ha un’origine abbastanza improbabile. I miei sono di Massa Carrara però non esiste un’altra famiglia che si chiama Pelù in tutta Italia, ho trovato solo una persona che si chiama Pelù a Parigi ed è una signora che prima o poi dovrò andare a incontrare…
EDP. Quando vai in una città all’estero vai a vedere sull’elenco telefonico..?
PP. Si, quando vado all’estero cerco sull’elenco telefonico, perché in fondo è come quello che vuole sapere chi cazzo sono suo padre e sua madre perché non li ha mai conosciuti, cerca di andare un po’ più a monte. Di sicuro questa famiglia, questo nome, questa persona, è arrivata sulle Alpi Apuane alla fine del settecento, poi non si sa altro, del prima non si sa niente e del dopo chiaramente si sa qualcosa. Quindi probabilmente questa origine nebulosa, questo fatto di non sentirsi legati veramente a nessun luogo…
EDP. è una fortuna per un italiano?
PP. può essere anche una fortuna, ogni tanto può essere anche uno sradicamento forte, il fatto di non sentire una radice forte realmente in nessun luogo, infatti anche un po’ “ Soggetti smarriti”, questo titolo un po’ da questo deriva…
EDP. te lo invidio molto perchè per la mia famiglia non è così …
PP. è bello sentirsi a casa propria o senza abusare della ospitalità degli altri e, probabilmente sì!, alla fine Firenze mi appartiene, alla fine io appartengo a Firenze, però mi rendo conto che rispetto a tanti altri fiorentini di sentire una appartenenza differente; ci sono quelli che girano là in mezzo (si riferisce al centro città) e dicono “ ma come cazzo si sta a Firenze!”. Io li invidio, perché io fosse per me rimarrei a vivere in Brasile, in Messico, in Calabria, in Puglia, in Spagna, In Grecia sei mesi, un anon, fino a che è possibile.
EDP. l’ultimo viaggio che hai fatto?
PP: io considero anche la tourneè un viaggio.
Quando abbiamo passato ora queste due settimane al sud tra la Sicilia e la Calabria incontrando amici che ormai cominciano ad essere anche di vecchia data,e che mi fanno entrare dentro alle realtà loro… Per dire a Porticello….: c’è questo grande amico fotografo che ho conosciuto alla festa dei gitani in Francia,si chiama Joe Martorana, e lui è proprio siciliano,dei cantastorie nati,ti incontrano un personaggio e possono stare tre ore a raccontarti la storia di quel personaggio che non ti annoi, sono storie talmente complesse, sviscerate, conosciute che veramente entri a far parte,anche solo per poche ore,di quella realtà e quindi credo che per me viaggiare in Sicilia, in Calabria è come fare un viaggio in Brasile. Ha la stessa valenza di rapporti umani.
EDP. In questi venti cinque anni hai girato, anche in Italia, magari in zone,dove sappiamo la difficoltà di portare la musica dal vivo, con personaggi non perfettamente onesti. Parlamene come reporter: è cambiato qualcosa? Prima hai detto quando siamo arrivati c’era la musica punk si voleva lasciarsi alle spalle un po’ di cose tra cui le feste di piazza che, probabilmente, continuano a esserci. Che cosa è cambiato? Cosa hai visto che in Italia è cambiato? Cosa hai visto di bello e di meno bello?
PP. dici nell’ambito musicale?
EDP. nell’ambito musicale ma anche semplicemente col girare con l’attrezzarsi quotidiano della vita…
PP. l’attrezzarsi quotidiano rimane, ed è anche il bello, nel senso che lo spirito di adattamento è una cosa che va coltivata, esattamente come la sensibilità musicale piuttosto che l’interesse per la cultura in generale; è un muscolo che va allenato, va curato, va saputo rilassare nei momenti giusti, e va tenuto in tiro in altri momenti. Lo spirito di adattamento se non lo avessi avuto credo che avrei smesso di fare questo mestiere già da molti anni, perché effettivamente in qualsiasi situazione ci sono sempre margini più o meno grandi di adattamento. E’chiaro che oggi, girando con una grossa agenzia ci sono le spalle più coperte, i rischi sono un po’ più contenuti, però non si finisce mai di stupirsi. Magari quando ti trovi che so, l’organizzatore a lato del palco che arriva con la figlia durante il concerto… è bellissimo, fantastico!:::: sono queste le cose che rendono grande il fatto di girare per il mondo,perché sai lì tutto è perfettamente programmato, hai i tuoi incontri super programmati, non c’è nessuna sorpresa e poi ti spunta fuori un personaggio così!
EDP. senti riesci a fare abbastanza musica anche con i tuoi colleghi, non solamente con i tuoi musicisti? Paragoniamoci anche un po’ all’estero, cerchiamo un po’ di sincerità!
PP. Se devo essere onesto, guarda io un po’ di nostalgia per quei primi anni ottanta ce l’ho, perché effettivamente anche tra gruppi c’era una bella commistione, ci si poteva incontrare una sera al Soul Peanuts in Piazza Santa Maria Novella dove suonavano blues e jazz, o piuttosto non so io dove dopo aver bevuto quello che c’era da bere o fumare e andare in Via dei Bardi (dove i Litfiba avevano la cantina, L’ITaliaFIrenzeviadeiBArdi) attaccare e farsi una jam fino all’alba. Oggi, sarà anche perché probabilmente a Firenze non c’è più quel movimento così ricco e variegato che ci poteva essere in quel periodo, (tutto quello) mi manca un po’.
EDP. Ma anche fuori Firenze, manca a livello nazionale?
PP. a livello nazionale, certo. Alla fine devo dire meglio più al sud che non al nord,nel senso che al sud c’è ancora un rispetto del tempo. Del tempo inteso come dilatazione dei tempi per cui se si dice “ stasera ci facciamo una bella cena,prendiamo un po’ di erbetta calabra e poi ci facciamo una bella jem session tra il blues e la pizzicata” questo accade. Al nord effettivamente è una altra latitudine.
EDP. comunque tutto questo un po’ ti manca, mi pare di capire..
PP…sì! mi manca molto.
EDP. hai provato anche a istigare i tuoi dirigenti.
PP. qualche istigazione c’è stata,non solo a livello musicale. Io ad esempio anni fa auspicavo la nascita di un sindacato di noi musicasti, proprio perché cosi facendo probabilmente ci saremo potuti parare meglio il culo, rispetto alle decisioni delle grosse case discografiche,dei grossi promoter, che per altro sono già tutti grandemente organizzato tra di loro, come è giusto che sia; e invece purtroppo ho riscontrato anche tra i colleghi che stimo di più, quando in realtà si è trattato di mettere lì sul tavolo, tutti insieme, ognuno il proprio contratto per capire di che cosa era fatto, che cosa poteva essere migliorato, quali erano le condizioni di ognuno per cercare di migliorare quelle di tutti presenti e futuri, quando si è trattato di fare quel passo, si sono defilati.Questa è una cosa che mi è molto dispiaciuta, e sicuramente anche il fatto che oggi ci sia una crisi così grossa a livello di business musicale ( è dovuto a questo )….
EDP. perché non ci si è saputi difendere e tutelare abbastanza?
PP. noi musicisti sicuramente no, o almeno non collettivamente. Insomma, ognuno per sé, ma ognuno per sé non farà mai come tutti insieme.
EDP. vale un po’ il motto colui il quale sta con i frati e zappa l’orto?
PP. sì! è una mentalità un po’ da trappisti…All’estero penso che esistano queste scritture contrattuali che, per altro, anche nel mondo musicale italiano esistano per gli orchestrali della musica classica, e forse anche del liscio, per noi proprio no. Creare ora una cosa del genere credo che sia, forse, il momento più sbagliato. Io lancio comunque l’ appello.
D. in un momento un po’ così, un po’ di merda, bisogna accelerare sull’invenzione, sulla creatività, bisogna forse non tanto inventare qualcosa di nuovo, ma spingere la creatività?
R. io credo che l’invenzione, tutto quello che fa parte della pazzia positiva dell’individuo siano tutte cose che vanno stimolate in qualsiasi momento a prescindere dal mercato,anche perché non credo che chi ha cominciato a battere i primi ritmi sui legni africani, o ha fatto i primi graffiti nelle grotte, si potesse mai porre questi problemi. Per fortuna l’espressione individuale va molto al di là di quello che può essere più o meno gratificante risultato economico. Credo che oggi ci siano anche i mezzi tecnici per farlo
D. a maggior ragione è un peccato che non avvenga.
R…effettivamente con poche migliaia di euro, ti puoi permettere un sistema di registrazione e produzione della musica che una volta era assolutamente inarrivabile. Se penso ancora alle notti a bestemmiare con il Teac a quattro piste!…
D. ti è piaciuto partecipare al disco di Maroccolo?
R. certo!
D. ti ho visto quando eravate insieme, quando hai partecipato allo showcase di presentazione alla Leopolda, era bello!
R. In effetti con Gianni si è consolidata nel tempo questa amicizia e anche fortunatamente anche questa collaborazione artistica, che ci viene abbastanza spontanea. Abbiamo ritrovato questa sintonia che inevitabilmente nel ’89,al momento della sua uscita dai Litfiba, era venuta a mancare, e ti devo dire che il calcio è stato molto importante in questo,l’esperienza con Dinamo Rock, TNT; ci hanno riavvicinato in una forma molto spontanea, perché se ci fossimo riavvicinati subito con la musica forse sarebbe stato un tentativo fallito, perché quando rimani bruciato da quel tipo di esperienza, però senti che c’e ancora qualcosa di buono allora è meglio prenderla alla larga. Ci sono voluti un po’ di anni ma quello che conta è il risultato.
D. Era molto bello perché lui ti guardava con uno sguardo molto dolce, tu cantavi nei suoi vuoti, era una cosa, per chi chiaramente - conosceva, era una cosa molto naturale.
R. abbiamo riscoperto quella naturalezza lì. Queste sono le cose che comunque non potrai mai programmare, difficilmente programmabili, questo intendo dire. E’ ancora bello farsi sorprendere dalla vita, con le cose buone anche con le meno buone.
D. comunque per voi è stato un po’più facile, perché avevate un passato che vi ha ad un certo punto…vi siete detti molto prima di ricominciare a fare quella cosa o no?
R. ti dico la verità, non ci siamo detti quasi un cazzo, che forse è la cosa migliore, perché vuol dire che non c’è più bisogno di chiarire proprio niente, nessuno deve dimostrare più niente a nessun altro e quindi rimane il puro piacere di fare qualcosa insieme
D. e tu pensi che qui in Italia nella musica ci sia un po’ di gente che lo faccia per dimostrare qualcosa agli altri?
R. penso che sia un problema loro. Nel senso che, se si parte dal presupposto di fare qualcosa di artistico per dimostrare qualcosa al resto del mondo, è un presupposto un po’ strano, già troppo calcolato, già troppo razionale. L’espressione artistica è irrazionale credo per definizione, una delle cose più puramente irrazionale, magnificamente irrazionale di noi esseri umani. Poi, magari, ci sono anche quelli che riescono a razionalizzare e dare lo stesso delle emozioni. Io rimango della razza degli irrazionali.
D. questo ti aiuta a mettere giù le parole nei tuoi brani? Prima, ad un cero punto, hai detto che il testo è la cosa più importante…
R. il testo è la cosa più difficile, almeno per quello che mi riguarda, perché “Soggetti smarriti” è il tredicesimo disco che ho fatto in studio, e ti cominciano a sorgere anche un po’ di paranoie cioè “mi sto ripetendo? Sto dicendo cose interessanti solo per me o magari a qualcun altro può interessare?”…Perché il tuo lavoro non diventi uno sfogo personale possono sorgere spontanee queste domande, magari rimangono altre domande ancora, dopo molti mesi, dopo molti anni…
D. Come diceva Iggy Pop, preferisci far parte delle domande piuttosto che delle risposte?
R. decisamente…. ho scoperto un gruppo che si chiamano Iguanas,una tribute band tutta di Firenze di Iggy Pop, che è veramente sorprendente.
Complimenti agli Iguanas.
D. A proposito, con tutte questi tribute band, cover band, cosa succede, che cosa sta succedendo?
R. evidentemente c’è bisogno anche di questo. Ora non so, se magari come al solito, in Italia certi fenomeni esplodono in ritardo rispetto ad altri paesi se in Inghilterra e in America già esistono da decenni..
D. …io ho visto una cover band dei Doors nel 1979, negli Stati Uniti…
R. pensa te!...Ti dico la verità, alla fine le cover band sono quelle che in qualche modo garantiscono all’ascoltatore la versione più filologica e ortodossa del brano che non l’artista stesso, che naturalmente dopo un po’ di tempo ha voglia invece di cambiarla, e cerca le variazioni, almeno questo capita a me poi non so se a tutti succede, quindi dal punto filologico hanno il loro perché.
D. l’Italia inizia ad essere un paese che tramite le tribute band, le cover band ha permesso a musicisti bravi di continuare a lavorare….
R...di venire fuori. Io ho avuto per tre anni questa tribute band, “Né buoni né cattivi”, dove il cantante cantava più Piero Pelù come me! Era veramente impressionante, esattamente lo stesso suono e batteria, basso, chitarre, tastiere proprio sorprendenti. Tra l’altro riascoltandoli ho risentito parti che avevo completamente dimenticato, perché naturalmente te hai questa attenzione dentro di cercare sempre di migliorare le cose, non è detto che tu ci riesca. Però, comunque, onestamente, ci provi.
D. Non è che questo rischi di tramutare l’Italia in un paese di outlet musicali?
R. io penso che l’Italia rischi di diventare veramente tutto e il contrario di tutto. Naturalmente il gusto di trovare l’originale ha un’altra storia. Ascoltare l’originale dal vivo è differente. Dai no!, per ora ti dico di no, poi magari tra un po’ di anni …voglio vederla nella forma più positiva
D. E a proposito di questo: ogni tanto non dici “ domani faccio le valigie e parto perché mi sono rotto veramente il cazzo di stare in Italia “?
R. Ogni tanto mi viene da pensarlo però poi quando giri per l’Italia e incontri ( la gente ) ….. La tournè è quella mi rimette in pace col mondo e con me stesso, perché è il momento dove veramente guardi in faccia il tuo pubblico, come dicevamo all’inizio, puoi incontrare il cinquantenne il ventiduenne con la cresta da moicano piuttosto che qualsiasi altra tipologia. Quindi capisci che l’Italia non è quella che vedi in televisione. l’Italia che vive è quella che va a vedersi i concerti, l’Italia che si vive la quotidianità con tutte le sue difficoltà e non quella che viene forzatamente riprodotta in televisione oggi, o almeno dalla maggior parte della televisione. Quindi riacquisti anche una grande stima per la tua Italianità.
D Ci fermiamo un attimo?…
R. che ore sono?
D.le sei di pomeriggio…
R. Madonna! abbiamo parlato due ore. Proprio alla grande!!
Intervista di Ernesto de Pascale
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