Excellent album by the legendary living gite blues man who can’t stop touring! You can’t beat the kid!!!
Starordinaria la capacità di John Hammond di reinventare se stesso e i suoi blues a sessantanni suonati. Dopo le canzoni Tom Waits - giusto per citare il progetto più bello dell’ultimo quinquennio - in questo “Push Come to Shove“ pare di essere tornati indietro ai tempi “You Can’t Beat The Kid“ (Capricorn record, 1975) con un mix di elettroacustico un po’ sudista e marcio, un po’ modernizzato da G Love, potrebbe essere suo nipote!, che ha dato all’intero disco una marcia in più e un qualcosa di cinematico che mancava a tanti dischi del nostro.
Oltre ai bei blues originali come quello che dà il titolo all’album c’è la musica di Junior Wells (“Come on in this House“) e per restare in vena di armonicisti una bella versione di “ Everything’s gonna be alright” di Walter Jacobs (ricordiamone in questa sede una bella versione della Butterfield Blues Band), i ricordi dell’infanzia newyorchese animati dai primi rock & roll all’acqua di rose come quelli dell’italoamericano Dion Di Mucci, leader dei Belmonts, che Hammond tramuta nell’autorevole autore che con gli anni diventò (“If You wanna Rock & Roll“) aiutato dal groove pazzesco di Stephen Hodge alla batteria, Marty Ballou al basso e Bruce Katz al piano (visto recentemente in Italia con Gregg Allman) per chiudere in bellezza con un brano di Tom Waits, “Cold Water“, passando attraverso lo swing dondolone e fumoso di “ Eyes Behind Your Ears“, un originale con il piano di Katz quasi barrelhouse in bell‘evidenza che contrappunta il Walking Bass di Ballou.
Una attitudine tutta newyorchese, inspiegabile, intangibile pervade tutto il disco anche se lo swing potrebbe avere origini californiane ma quando Hammond imbraccia il fido Dobro lo stile, il modo di accompagnarsi e molto altro ancora tracciano una sottile linea rossa con il passato, persino più remoto, di John Hammond, un artista - lo vogliamo ricordare - la cui carriera discografica inizia prima di quella di Bob Dylan, scoperto dal padre di John, uno dei più grandi talent scout del secolo scorso.
In “Push Come to Shove“ si potrebbe addirittura pensare di essere davanti a un giovane tanta è l’energia e la passione delle esecuzioni e la oliatissima sequenza; anche la mille volte intepretata “Tore Down“ diventa, grazie proprio a G Love e a un suo breve rap qualcosa che Hammond non aveva mai interpretato senza che il nostro modifichi il suo impianto stilistico.
“Push Come to Shove“ è un altro bel fiore all’occhiello della lunghissima e orgogliosissima carriera di uno dei più grandi bluesman bianchi sulle scene, i cui concerti sono appuntamenti imperdibili e la cui classe traspare da ogni nota e da ogni sillaba interpretata con una eleganza che appartiene solo ai grandi.
Ernesto de Pascale
|
Track List
|