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DVD


You Are Gonna Miss me, a Film About Rocky Ericksson
(Palm Pictures)
www.rokymovie.com
www.palmpictures.com
www.rokyeriksson.net/trust

La storia di Rocky Eriksson, leader dei leggendari 13th Floor Elevators, alfieri del garage texano alla metà dei sessanta, che con la loro “You’Re Gonna Miss Me” anticiparono di pochi mesi l’avvento della psichedelia californiana, è conosciuta ai seguaci più attenti del rock e di quella generazione dell’amore.
L’importanza dei 13th Floor Elevator confermano personaggi come BillY Gibbons di ZZTop o il compianto Chet Helms, il texano che esportò prima la band e poi Janis Joplin vero Ovest, è tutt’ora immensa, e tutta la scena garage contemporanea ancora oggi annualmente celebra Tracy Sutherland (solista), Tommy Hall (suonatore di Jug), Roky e i restanti Elevators.

La storia della vita di Ericksson e il suo declino verso il baratro della follia più volte è tornata sulle pagine dei tabloid di musica; l’impossibilità di comunicare, la visione di alieni - che Rocky ha cantato in brani come “Two Headed Dog”- e il completo abbandono da parte dell’industria che pur ravvedeva in lui un talento, sono stati motivo di tanti articoli e riflessioni. Putroppo già nel 1968 Ericksson venne dichiarato dal centro di riabilitazione di San Antonio, schizofrenico. Le voci si moltiplicavano nella sua testa, l’eroina prese il sopravvento quasi come analgesico della follia, la polizia di Austin cominciò a “monitorarlo” costantemente. Il suo prossimo indirizzo sarebbe stato l’ospedale mentale dello stato del Texas dove Rocky fece l’unica cosa che sapeva fare: formare una band. Era il 1969. Charles Manson, massacrava Sharon Tate sulle colline di Hollywood, Brian Wilson perdeva l controllo di se stesso, Syd Barrett compariva in pubblico per le ultime volte, Skip Spence dei Moby Grape mostrava i primi segni di squilibrio. Negli anni successivi Rocky avrebbe tentato di rialzarsi dal suo dramma, un dramma che in qualche modo riconosceva, ma seppe solo far di peggio. Nei primi anni settanta di iscrisse a una setta religiosa. Poi formò un nuovo gruppo, “The Aliens”. Nel 1975, presso la contea di Travis, Texas, depositò un documento legale in cui affermava di non appartenere agli esseri umano ma di essere un alieno. Rincorso, ricercato, raccontato - nel 1977 il collezionista texano Doug Hanners stampò 3 numeri di una rarissima fanzine chiamata “Not Fade Away” dedicata a lui - Eriksson raggiunse il massimo del suo fare errabondo negli ottanta. Nel 1987 si esibì con i Butthole Surfers senza proferir parola per tutto lo show.

Più di molti tentativi esterni di recupero ha però potuto l’amore della famiglia riunita ( con molti characters a dire il vero …), della madre, dei fratelli, del figlio e - se pur in modo minore - la presenza di questa silenziosa,quieta troupe guidata dal regista Keven McAlester che per anni (almeno dal 1999) ha documentato i progressi di Ericksson fino al definitivo “Emancipation hearing” dei primi del 2007 che hanno riportato Rocky fra i normali a poca distanza dal successo manifestatogli da un pubblico affettuoso a SXSW e prima ancora all’Austin City Limits Festival.
Negli ultimi anni intorno a Rocky - come intorno a personaggi quali Arthur Lee, Captain Beefheart, Kim Fowley, Skip Spence, Phil Spector, Frank Zappa - si sono creati, con modalità differenti fra loro, centri di interesse quasi spasmodico probabilmente perché nella nostra società il contatto con il genio, (soprattutto quello “rock” che fa tanto diverso ed alternativo) è più che mai necessario vista la mediocrità generale.
La documentazione del potenziale di (alcuni di) questi artisti se pur puntualizza e approfondisce il potenziale o il presunto tale, d’altra parte addolora e sconvolge.

Dove però il tocco del cineasta è rispettoso e documentaristico, non scandalistico, documentazioni come quella a cui appartiene “You Gonna Miss Me, a Flm About Rocky Eriksson“ di Keven Mc Alester possono davvero servire a riflettere su come in pochi pochissimi casi la musica abbia cambiato nella mente dei più fluidi e recettivi la percezione della vita e del mondo. Non a caso, quelli citati e molti altri minori, sono da ascrivere nella categoria sempre più ristretta e più rara dei geni.

Ernesto de Pascale

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