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Intervista a Elvis Perkins
Elvis Perkins era fino a pochi mesi fa un perfetto sconosciuto, un 31enne alla ricerca di se stesso attraverso la musica, un newyorchese emigrato ad ovest per cercare la soluzione alle immagini surreali che popolavano le sue prime canzoni.
Poi un esercito di fans è improvvisamente apparso, attraverso i blog e i siti dedicati, myspace e una prima stampa autoprodotta di un disco d’esordio, “Ash Wednesday” che ha fatto subito parlare di se per un gusto old time di fare musica e la riconoscibile melanconica voce di Elvis.
Perkins è stato così stanato, scovato, tra le pieghe di un sistema, quello musicale, disintegrato, attratto dalla sua storia e dalle sue canzoni che - secondo molti - riportavano e ancora riportano direttamente a un capolavoro della musica, “Astral Weeks” di Van Morrison.
“Ammetto - dice con una civetteria - che quando ci venne a trovare in studio il batterista Gary Mallaber che aveva suonato per sedute di Astral Weeks e ci ha detto che si era emozionato come quando Van li fece ascoltare la prima volta quelle canzoni, è stata una delle più grandi gratificazioni degli ultimi anni”.
Certo che le cose nate con il piede giusto si sentono, verrebbe da dire. E‘ proprio Elvis Perkins a raccontare il suo stile di vita e di far musica. “Non era mia intenzione di fare niente di diverso rispetto a quello che avevo fatto negli ultimi 15 anni della mia vita e cioè scrivere canzoni con la chitarra e suonarle dovunque le volessero ascoltare ” ci dice Perkins, stupito dell’interesse in lui dalla parte opposta del pianeta “ ma l’idea di raccogliere le canzoni in un disco mi piaceva da tanto! Per anni però non avevo avuto la forza di raccogliere le idee”. Scopriamo perché: figlio di Anthony Perkins e della attrice e fotografa Berry Berenson, perita l’undici settembre 2001 nel volo 11 della American Airflight da Boston, il 31enne cantautore dalla voce profonda e rotta dall’emozione è “un vagabondo, un girovago sin da bambino, una condizione non disprezzabile se hai sempre dove far riscaldare il culo“.
L’album d’esordio - “realizzato quasi per caso, con un sistema analogico, con gli amici riuniti nel tempo libero” mi dice al telefono dal camerino del David Letterman Show mentre attendeva di andare in onda - è un disco dal profondo tono confessionale. “Confessionale ? “ mi chiede lui sbalordito “ sarà per il titolo “ mercoledì delle ceneri “ ! ma - ammette - queste canzoni mi sono state addosso respirandomi sul collo per anni! O le registravo o le dimenticavo“.
Il disco con il suo suono mesto da marching band di New Orleans, i fiati eleganti e mai intrusivi, deve molto agli arrangiamenti del giovane Ethan Gold. “ Gold is a genius - dice Elvis Perkins - senza mezzi termini. Mi ha aiutato molto anche Wyndham ( Wyndham Boylan-Garnett, chitarrista del gruppo e incidentalmente suo cognato ) : con lui abbiamo letteralmente giocato con tutti gli strumenti che ci capitavano a portata di mano : tamburi da parata, harmonium, trombone, fischietti, campane da orchestra. Ammetto - continua l’artista - che però devo qualcosa anche a mio fratello Osgood, il quale, facendo anche l’attore ad Hollywood, ha voluto aspettare e vedere il fratello all’ opera, capire se ero in grado di assicurargli un salario….adesso che lo sono sto pensando seriamente a dirgli di unirsi a noi”.
A scorrere bene il calendario di Elvis Perkins si ha impressione che da qualche mese a questa parte la vita del cantautore e dei suoi amici sia profondamente cambiata : “ non ci siamo fermati un attimo dall’anno scorso, da quando i tipi della XL ( l’etichetta di Bright Eyes ) non ci hanno notato a SXSW in uno showcase che ci eravamo procurati tramite amici. E, credimi, farsi notare a SXSW è davvero una cosa complicata! “
Verrebbe da chiedergli con un po’ di cattiveria del seguito, della sua storia futura. “ Per il momento sono impegnato a fare in modo tale che la mia musica possa essere portata sul palco così come la abbiamo concepita in studio. Sto facendo ancora molti, troppi - riflette cambiando tono - concerti da solo o in duo. Ad esempio in questi mesi mi esibisco di spalla a Joan Armatrading, una vera artista ai miei occhi, molto brava, mi sta spronando ogni sera. La musica di “Ash Wednesday” deve essere però suonata dal gruppo e da quei musicisti. Non da altri. E’ la mia battaglia per l’ indipendenza totale. Solo allora penserò di avercela fatta”. A questo proposito nella nostra conversazione mi è venuto da chiedere a Elvis Perkins quando ha avuto la sensazione che qualcosa stava però accadendo “ Certamente quando ho ascoltato alla radio “ While You Were Sleeping” - il convincente incipit del disco - seguito da “ i’m Your Man “ di Leonard Cohen. Puoi capire ? Ci vuoi Credere ? - esclama ancora incredulo - il signor nessun Elvis Perkins ( beh! con un nome e un cognome del genere mica tanto signor nessuno, un minimo di curiosità!….ndr) spalla a spalla con Cohen e colossi come Paul Simon. Una emozione pazzesca!”. Un artista di riferimento ? “ Troppi, molti anche fra i nuovi. L’importante è che la musica anche con poco esprima una melodia. Uno su tutti ? Tim Hardin, ma evitando di finire come lui”. Poi mi saluta. Lo aspetta
L’America del David Letterman Show. Vada come vada, sarà un successo.
Ernesto de Pascale
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