. |
Cognac Blues Passions, 25 – 29 Luglio 2007
Quatorzième édition de Blues Passions, désormais le festival Blues le plus grand d’Europe, qui se tient dans la ville de Cognac, en Charente-Maritime. Une édition de haute envergure et qualité, avec une multitude d’artistes parfaitement divers : chacun/e a trouvé son bonheur dans une ambiance bon enfant, peu sophistiqué mais surtout génuine comme la pratique du Blues requiert. Sans oublier qu’une ample partie du festival reste gratuite pour le plaisir des petits budgets. Raconter la musique, les visages, les anecdotes d’un festival sur 5 jours n’est pas forcement évident. En synthèse, le résultat des courses est le suivant : parmi les gros «morceaux», Big George Brock, Campbell Brothers et Kim Wilson se sont particulièrement distingués. Autres artistes qu’on fait des apparitions absolument remarquables: Magic Slim avec Big Time Sarah et Billy Branch, Pura Fé, Ruthie Foster et Super Chikan. La surprise: Sophie Borgeaud. Parmi les jeunes à noter The Washing Machine Cie et The Texas Sluts. Pour des raisons différentes Nicole Willis, Isaac Hayes et The Fabulous Thunderbirds ont été les bémols d’un festival qui se confirme un rendez-vous incontournable pour les passionnés du Blues ainsi que les amants de la bonne musique.

Big George Brock
La quattordicesima edizione del festival Blues Passions di Cognac doveva in qualche modo riscattare un paio di “scivoloni” nella programmazione dell’edizione precedente. Va riconosciuto che il suo ideatore e direttore, Michel Rolland, non s’è certo tirato indietro, ampliando il festival d’un giorno supplementare e offrendo come sempre molto Blues d’eccellente fattura, ma anche artisti d’orizzonti leggermente differenti, senza dimenticare che una buona parte del festival rimane gratuita. Quest’anno ad esempio avreste potuto vedere senza tirar fuori un euro Big George Brock, Pura Fé, Ruthie Foster, Super Chikan, Mike Sanchez e Micheal Messer, solo per nominare quelli più conosciuti.
Cominciamo appunto con Big George Brock che nonostante i suoi 75 anni rimane la rivelazione di quest’ultimo periodo. A Cognac gli mancava Bill Abel, talentuoso chitarrista che completa a meraviglia lo stile di Brock, basico ma efficacissimo, ultimo scampolo della tradizione Watersiana. L’altro chitarrista, Riley Coatie Sr., sembra capace di prestazioni alterne, risultando convincente solo quando affiancato dalla sezione ritmica. Alla fine, il carismatico Brock riesce ugualmente ad installare un groove pazzesco per la gioia di un pubblico già catturato dalle prime note. Semplicemente terrificanti i Campbell Brothers, Chuck, Phil e Darick, rispettivamente pedal steel, chitarra e lap steel che hanno dato vita ad uno show commovente, come si conviene alla “Sacred Steel”, trascinante, pieno d’energia funky e gospel, con due cantanti straordinarie su “Flying away” e “Thank you”. Una macchina del ritmo da vedere assolutamente. Se i Fabulous Thunderbirds non hanno convinto per via d’un repertorio muffito, nonostante una grande versione di “Early in the morning”, e un Nick Curren al di sotto dell’aspettative, Kim Wilson ha fatto, con la sola compagnia di Kirk Fletcher, uno straordinario concerto acustico – stupenda “Worried life blues” - pieno d’emozioni che il pubblico del Château Otard ha apprezzato con entusiasmo anche per la capacità di Wilson di metter tutto se stesso nella musica. Magic Slim e Billy Branch, alfieri d’un Chicago Blues che non muore mai, non potevano che confermare la loro fama. Su un repertorio piuttosto tradizionale, “Sail on”, “The Blues is allright”, s’è innestata Big Time Sarah con una bella versione di “Summertime”.

Kim Wilson
Peccato che la parentesi mielosa con la bambina presa dal pubblico per fare il consueto sermoncino sulla bellezza della vita e l’importanza di Dio abbia, come dicono i francesi, “annegato il pesce”. Sugli scudi Ruthie Foster, accompagnata da Pat Boyack, ottimo chitarrista che ricorderete con un gruppo di nome Prowlers. La Foster ha il punto debole in un repertorio generico tra Blues, Jazz e Folk, ma con la voce che si ritrova e l’intensità interpretativa – ascoltare “Walk on” - il successo con il pubblico è sempre garantito. Altro artista che sfonda per simpatia è Super Chikan e la sua chitarra cigar-box, autore d’un Blues muscoloso, ovviamente pieno di sottointesi erotici. D’altra natura lo spettacolo offerto da Pura Fè, cantante colta – targata Music Maker - che tesse legami tra musica nera e musica indiana senza lungaggini, fiancheggiata da un chitarrista virtuoso come Danny Godinez, capace d’evocare i fantasmi di Leo Kottke e John Faey. Continuiamo con coloro che, magari meno conosciuti, hanno positivamente impressionato: quando sorride, come quando canta, Sophie Borgeaud è irresistibile. Accompagnata da Jean Marc Pernon, musicista altrettanto sensibile, miscela vecchi suoni jazz ad un Blues suonato in punta di dita, esercizio improbo per quelli che non gestiscono la materia con sufficente perizia. Un tocco d’Asia aggiunge un sapore unico alla loro esibizione. Scissormen, estremizzazione del Mississippi Hills Blues, The Slaptones, tre sorelle rock’n’roll/rockabilly con padre batterista a carico, Pine Leaf Boys, gruppo cajun assai fresco, Terry Stamp, un cantautore tra Dylan e Tom Waits e Roland Tchakounté, epigono del Blues Africano fanno musica agl’opposti e possono trovare un certo numero d’estimatori come di denigratori. Ma il loro approccio alla musica è totalmente sincero e come tale coinvolgente. Tra i giovani ci piace segnalare Washing Machine Cie e The Texas Sluts, entrambi francesi nonostante i nomi, due gruppi che hanno solo bisogno d’esser spronati perchè hanno molte doti e voglia di fare. Anche il chitarrista K-Led Bâ Sam, che ricorda Albert Collins, potrebbe aver davanti a sé giorni radiosi.

Purafe
Con Nicole Willis and The Soul Investigators comincia il purgatorio. La Willis e i suoi investigatori – un buon progetto con uno stile ben definito - sono stati compromessi da una critica troppo generosa che alla fine li ha fatti sembrare meno interessanti di quello che in realtà sono. Rachel Warwick é una bella ragazzotta inglese per la quale cantare potrebbe esser un’attività complementare ad un lavoro in televisione. Il tempo passa inesorabile per tutti, anche per le leggende come Isaac Hayes, al quale manca mordente, con un sound affogato da tre tastieristi, la voce incerta, i ritmi lenti. Non é vergogna andare in pensione, soprattutto per coloro che hanno marcato un’epoca come Hayes.
Luca Lupoli
Foto: Luca Lupoli – Cognac Blues Passions 2007
tutte le recensioni
Home - Il Popolo del Blues
NEWSLETTER
|
. |