Jono Manoson’s main contributor and inspiration back in action with a very simple, moving, collection of original songs in the best american’s traditional folk vein
Nome minore fra i minori ma considerato un piccolo maestro di bella scrittura cantautorale americana, Bruce Donnola pubblica il suo nuovo album per la Club de la Musique, attraverso la house label di Jono Manson. L’amicizia dei due è chiara fin da subito, dal fraseggio vocale, alla disposizione della musica, dalla produzione di Jono fino all‘utilizzo dei suoi musicisti qui e lì.
Donnola, più maturo - se non vogliamo dire più anziano - nello scrivere riporta all’Eric Andersen su Vanguard per limitare il paragone al più apparente, con il suo tono agrodolce, un po’ naif, affettuoso nell’intero svolgimento del disco
(“Pretty Maggie”, “Aberdeen“, “Road 17/Sunset One“, “Lincoln Highway“, sulla scia di Jesse Colin Young) che lasciano trasparire una grazia fuori dal tempo.
Non mandi fuori strada l’approccio finemente country qui e lì; siamo pienamente nel canto delle più tradizionali e radicate folksongs americane. “The peaches of august” è un disco fatto con poco e questo è il suo piccolo grande merito, un rigore che non va scambiato per mancanza di mezzi. Le canzoni di Donnola - come quelle di Manson - sono d’altronde scritte per reggere anche con la sola chiatrra e questo è un merito che non va mai dimenticato. Lì dove Bruce non eccelle è la pasta vocale e il timbro.
Donnola supplisce però a questa mancanza di carattere con una scrittura costante, di buon livello, che non lascia spazio a riempitivi, per licenziare un album coerente, a momenti fuori dal tempo ma proprio per questo recuperabile anche far dieci, quindici anni.
Ernesto de Pascale
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Track List
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