Brother Jackson put himself on the map with a intense and deep album of new songs, his first in six years
Con la sensibilità concessa solo a quelli che sono davvero grandi dal profondo verso l’alto, Jackson Browne torna con un disco bello, autorevole, espressivo che sa muoversi da riflessioni personali a precise prese di coscienza sociale, quelle che da decenni animano il cantautore in tutto dentro una ambientazione musicale curatissima e contemporanea che non lascia dubbi sul desiderio di ricerca musicale e sonoro di Browne.
Quello che si evince sin dal primo ascolto di Time The Conqueror è la convinzione di Jackson di NON essersi ancora giocato tutte le sue carte (“…la domanda è: alba o tramonto… è il momento di decidere in che tipo di mondo credere/ quello senza orizzonti/ o quello che sta per smettere di respirare… da Time The Conqueror) parlando in tutte le dieci canzoni del nuovo album un linguaggio adulto, severo per primo con se stesso e poi con tutti.
Qualcuno potrà questionare che il cantautore dei buoni sentimenti da anni si sia voluto trasformare in una sorta di giudice bastonatore del quotidiano, l’impressione è però piuttosto quella di un uomo seriamente preoccupato dell’andamento generale del mondo e della vita, quindi anche della sua, che offre riflessioni, anche amare, su ciò che lo circonda.
Browne non risparmia nessuno, a cominciare da lui stesso. Negatività si chiederà il lettore? No, nessuna negatività nelle canzoni di Jackson Browne. L’agrodolce ha lasciato però spazio all’amarezza che il viaggio si è fatto più duro e su quel vagone pieno di Everyman siamo rimasti in pochi (Off Of Wonderland, quasi una celebrazione senza rimpianti della Summer Of Love). Jackson pare dire in questa canzone che, all’ombra dell’andamento generale delle cose, è oggi fuorviante continuare a vederlo come era da giovane, soprattutto rispetto ai contenuti ben più severi della sua ultima produzione. Una ammonizione e un ravvedimento per chi lo vede e lo ascolta con sentimenti revivalistici.
Nonostante che Browne continui a sottolineare le frustrazioni e la rabbia per la amministrazione Bush, non tutto il disco è politicizzato: in "Just Say Yeah," Browne canta l‘osservare il passaggio di una bella ragazza in macchina nel suo vicinato, e in "Live Nude Cabaret" innalza con incredibile stile la visita a uno strip club a una ben più alta visione metafisica,immaginando di condurre la spogliarellista " to the palace my imagination rules".
Ancora capace di piazzare grandi pezzi di assoluta intimità (The Arms of The Night) Browne si fa accompagnare in Time The Conqueror, suo primo album di nuove canzoni dal 2002, da musicisti di vaglia: Jeff Young - applaudito in Italia nel 2007 con gli Steely Dan alle tastiere - svolge un ruolo importante, il chitarrista Mark Goldenberg, con Browne dal 1994, affonda la penna pesacando sonorità liquide, dalle dinamiche precise (Where Were You,nove bei minuti di caldo groove sul disastro di Katrina), musicista dalla contrappuntistica agile che aiuta a tirar fuori i migliori contenuti dalle parole di Jackson mentre due brave coriste, Chavonne Morris ed Alathea Mills danno un leggero tocco soulful alle ballate di brother Jackson.
Chi si lamenterà perché Jackson Browne ha optato per una offerta musicalmente pacata al limite del blando non tiene conto di uno stile riflessivo che Browne ha sempre prediletto. Uno stile che è un marchio di fabbrica e che ha segnato grandi pagine del cantautorato americano e che Browne con Time The Conqueror pare non aver ancora abbandonato, deciso a non passare ancora il testimone.
Ernesto de Pascale
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Track List
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