Jazz from the sixties made in Europe with American style
Per molti appassionati di jazz erano diventati merce difficile da reperire. Per chi non li conosceva invece adesso c’è un’ottima occasione di trovare produzioni jazz di grande qualità da mettere nel lettore Cd senza rimpiangere i soldi spesi. I dischi che presentiamo hanno una prima cosa in comune: la produzione di Gigi Campi, un imprenditore editoriale italiano con la grande passione del jazz e un piede in Germania. Proprio nel centro Europa l’incontro tra Campi e Kenny Clarke, primo batterista del Modern Jazz Quartet trasferitosi dall’America a Parigi, porta alla formazione di una big band con sede a Colonia in cui è protagonista anche il pianista belga Francis Boland. Dalla Svezia arriva il trombonista Ake Persson e soprattutto dagli Usa (via Svezia) il sax baritono di Sahib Shihab, straordinario personaggio dal nome originario di Edmund Gregory prima della conversione all’islamismo e al sostegno dell’emancipazione nera negli Stati Uniti. Dalla Big Band si passa poi a ensemble di varia tipologia. Le ristampe mostrano la nascita di un gusto europeo nell’esecuzione del jazz pur con le solide radici nella tradizione Usa. E soprattutto rendono giustizia a esecutori che rischiavano di essere ricordati solo da pochi intimi.
Carl Drevo und die Clark-Boland Bib Band Swing, Waltz, Swing
E’ il primo disco delle ristampe in ordine temporale (1966), forse però è quello che lascia maggiormente a bocca aperta. Perché Johann Strauss figlio, Franz Lehar e Richard Strauss (autori i primi due di operette e valzer, il secondo di grandi poemi sinfonici) sono inseriti forse per la prima volta in un contesto jazz, mentre altri autori (da Gershwin a Bacharach fino a Paul Rodgers) sono legati dal ritmo di valzer trattato in modo swingato. Tutto realizzato dalla Big Band Francis Boland-Kenny Clarke insieme al sassofonista tenore Carl Drevo che dirige l’intero ensemble. Grandi solisti che si uniscono in un efficace lavoro d’insieme che regala sonorità brillanti e raffinate. Ricordiamo Dusko Gojkovic alla tromba, Sal Nistico (sax tenore), Sahib Shihab (sax baritono e flauto), Jimmy Wood al contrabbasso). Grazie agli arrangiamenti di Boland e Bora Rockowicz possiamo godere della Fruelingstimmen di Johann Strauss, della Rosenkavalier di Richard Strauss, ma anche di By Strauss di Gershwin e di My Favourite Things tutte da ascoltare con piacere e attenzione.
Clarke Boland Sextet - Music for Small Hours
E' un disco del 1967 che raccoglie alcuni brani di carattere orecchiabile (oggi sarebbe inserito nella categoria lounge) proprio per affrontare meglio le ore piccole. Almeno nelle intenzioni, evidenziate anche nelle note di copertina. Invece si tratta di eccellente jazz che si snoda tra lo stile nervoso, quasi percussivo di Francy Boland al pianoforte, la batteria ordinata di Kenny Clarke e il flauto di Sahib Shihab che passa dalla melodia pura a sonorità che ricordano quelle di Roland Kirk. Non che le piccole ore non siano adatte per sentire anche brani più complessi: si pensi al Wives and Lovers di Burt Bacharach che è caratterizzata dal dialogo tra i percussionisti Sadi e Joe Harris mentre il flauto scompone la melodia, per non dimenticare il Tin Tin Deo di Dizzy Gillespie che non lascia tregua per il suo ritmo solo apparentemente irregolare. Spesso la base è fatta di bossa nova o ritmi analoghi (Ebony Samba di Luis Bonfa o Lorraine di Gillespie), ma questo non vuol dire che sia musica da tenere in sottofondo.
The Sahib Shihab Quintet Seeds
L'incisione del 1968 vede Shihab insieme agli immancabili Francis Boland, da Kenny Clarke alla batteria, e Jimmy Woode (tranne in due brani sostituito da Jean Warland). Fondamentale per la sonorità dell'album è la presenza del percussionista Sadi che con il vibrafono e la marimba aggiunge il giusto colore allo stile ordinato di Clarke e Woode nella sezione ritmica quando non si lancia in figure soliste. Le composizioni (di Shihab, Clarke, Boland e Woode) sono più omogenee rispetto ai dischi precedenti e forse questi “semi” sono realmente tali per le basi di una nuova formazione che dia lustro all'etichetta. Tra i brani migliori la ritmata Jay Jay, My Kind'a World in ritmo di valzer, Una Fita de Tres Cores con echi etnici su una base swing. Un album che si ascolta volentieri tutto di un fiato.
Johnny Griffin Lady Heavy Bottom's Waltz
Dello stesso 1968 è l'album costruito attorno al sax tenore di Johnny Griffin, america trasferitosi in Francia e scomparso nel luglio scorso, con la presenza del quartetto Shihab (solo al sax baritono)-Boland-Woode-Clarke, della tromba di Billy Bailey, del trombone di Ake Persson e della batteria di Kenny Clare (non è un refuso di Clarke). Una sonorità quindi più marcata per un album che presenta anche momenti legati al blues, come nella splendida Please Send Someone to Love di Percy Mayfield in cui i fiati danno il meglio di se stessi nei momenti solisti, e al soul come in A Handful of Soul di Woode e Duko Gojkovic la cui apertura dei fiati in unisono è semplicemente perfetta. Ci sono anche due compozizioni di Griffin, legato alla lezione dei grandi sassofonisti dei primi anni '60, con temi solari che lasciano grande libertà ai solisti. Il valzer finale, che dà il titolo all'album, lo dimostra in modo evidente.
Sahib Shihab Companionship Jazz Point 2
Terminiamo con questa antologia riprende incisioni che vanno dal 1964 al 1970. Una raccolta che vede Shihab accompagnato da Francy Boland e Kenny Clarke, ma anche dal sorprendente bassista-cantante Jimmy Woode e da Milt Jackson senza le bacchette del fidato vibrafono ma vocalist in alcuni brani. In questo album si può godere la voglia di sperimentare di Shihab la cui formazione varia di volta in volta. Grande con il flauto (si ascolti l'improvvisazione di Con Alma) e altrettanto grande con il sax baritono (splendido il duetto con il trombone di Ake Persson in Dijdar), Shihab dà vita a 20 tracce dove la tensione dell'ascolto rimane sempre alta, in bilico tra tardo be bop, swing e tocchi di free che investe anche i brani più famosi. Il classico brasiliano Insensatez perde il ritmo di bossa nova, I'm a fool to Want You è giocata tra i dialogo melodico tra la voce di Jackson e il flauto. Boland sorregge molto bene con il suo piano il lavoro d'insieme.
Michele Manzotti
|
Track List
|