Everyone in the past two years talked about The Gossip, the cool American indie-punk-glam band of the icon Beth Ditto. Well, here they are with their first work with a major. A little bit disappointing.
Così anche i Gossip, con la loro musica molto cool, capace di sfondare nelle dancehall indie di mezzo mondo e approdare al pubblico cosiddetto di massa, hanno fatto il grande passo dal mercato indipendente alle grandi case discografiche.
Music For Men, il loro quarto disco in studio, si è gettato infatti sotto l’ala protettrice della Columbia Records e, ovviamente, del suo produttore più rappresentativo, Rick Rubin.
C’erano insomma gli elementi per incuriosirsi su quale sarebbe stato l’effetto della regina delle etichette su questa insolita band e sulla sua anima, la prorompente cantante Beth Ditto, icona lesbo e delle taglie “super forti”, uno spirito punk difficile da domare.
Partiamo dal singolo, Heavy Cross, una delle canzoni dell’estate appena passata, un pezzo all’apparenza dance, sopra un tappeto che più indie non si può. Già da qui si capisce perché i Gossip si siano fatti un nome in quella scena un po’ radical-chic che adora i suoni ruvidi purché infarciti di glamour. Le ottime capacità vocali della Ditto contribuiscono molto a tenere incollato l’ascoltatore, si può dire che il risultato sia quello che la Columbia e Rubin probabilmente desideravano. Il successo di pubblico è assicurato.
I Gossip perdono però una buona parte della loro spontaneità, suonano più puliti o sarebbe meglio dire “finto sporchi”, si lanciano in furbastre campionature (o simil plagi) di Marvin Gaye (Long Love Distance da I Heard It To The Gravepine) o dei Kiss (2012 ha un ritornello praticamente uguale a quello di I Was Made For Loving You) e si inseriscono definitivamente nella corrente, la corrente principale, il temuto mainstream, di chi fa con gli strumenti tecnici di oggi la musica new wave degli anni ’80, solo che di nuovo c’è davvero poco.
Insomma, alla fine di un disco dove si trovano comunque buone canzoni rock (8th Wonder, Vertical Rhythm) e pezzi da discoteca pur sempre migliori di tanta spazzatura (Pop Goes The World su tutte), i Gossip, questi Gossip tanto fumo e poco arrosto, sono da rimandare ad una prossima prova, magari un po’ più originale. Tuttavia sarà l’effetto voce femminile, o forse il suono un po’ vintage, ma la domanda sorge spontanea: e se fossero i Blondie del 2009?
Matteo Vannacci
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