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Brooklyn Night; The National La Nuit De La Fouvriere
Lyon 12 e 13 luglio 2010
Il più bel concerto che ha girato l’Europa dei festival è quello - forse uno dei pochi - che l‘Italia si è fatta scappare per motivi che non staremo qui ad indagare.
Eccoci allora nell’accogliente set del Teatro Romano di Lyon per due notti dedicate a Brooklyn organizate da The National la band di cui tutti oggi parlano e a buona ragione.
Produzione europea esclusiva in carico a La Nuit de la Fourviere che ha lasciato ai cinque musicisti dell’Ohio naturalizzati Brooklyniani Doc la libertà di scegliere il cast (St Vincent, Dirty Projectors, Sharon Jones, Vampire Weekend ) le due serate hanno presentato un bello spaccato sulla scontata e semplice idea di condivisione di idee e progetti da parte di una “scena” estremamente eclettica.
Sharon Jones e Vampire Weekend a parte - che pur con le lore belle diversità partono e arrivano in fondo allo show con la fierezza dei leoni in gabbia - il resto era in qualche modo un tributo all’arte sospesa di The National.
Dirty Projectors ha illuminato con gli strarodinari contorsionismi chitarristici alla Fripp e i cori ispirati alle voci bulgare l’aria francese sottolineando quando Booklyn sia un “modello fatto di non modelli” mentre St Vincent ha addirittura usato il suono abrasivo e “art” del trio per suonare canzoni dei fratelli mentre Matt, il carismatico cantante della band aggiungeva controcanti in disparte.
Tutti però, inutile negarlo, erano lì per celebrare il successo francese, atteso ma non in queste dimensioni oltre misura, del recente album di The National, High Violet, assodato ormai disco del 2010 per i principali giornali oltralpe.
Nella prima delle due sere la band ha suonato solo sei canzoni dal disco in una sorta di motivassimo showcase che ha visto Matt dividersi in egual misura fra il microfono e bottiglia di champagne Kristall ( con netta propensione per quest’ultima !) mentre nella seconda sera - in un set di 80 minuti circa - il gruppo è passato in rassegna al meglio dei precedenti Alligator e Boxer per sfociare poi nei brani del nuovo album e terminare con l’ antemico inno di Terrible Love, incipit di Hig Violet, richiesto e ripetuto due volte con impassibile aplomb.
Guidati dagli intrecci chitaristici dei due gemelli Aaron e Bryce Dessner e dai cronometrici incastri ritmici dei fratelli Devendorf dal vivo la band mostra chiaramente i propri artigianali arnesi: uno straordinario arrangiatore, Padma Newsome, che sa amalgamare fiati e corde, una intensità che richiede concentrazione, l’impressione che ciò che si sta suonando possa davvero cambiarti la vita come a loro è davvero accaduto.
Un concerto che ha anticipato la già tanto attesa unica data italiana di novembre, assolutamente imperdibile per quanti amino una new wave soporosa e melodica dai toni pastorali e magnetici guidati dalla voce profonda di un cantante che sovverte molte regole odierne e partecipa alla celebrazione di quel successo che pareva per The National dovesse non arrivare mai.
Ernesto de Pascale
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