Il testimone che una volta fu ad appannaggio di Duke Ellington, Ella Fritzgerald, Carmen McRae, passa oggi all'uomo che ha formalizzato il sunshine pop dei felici prima anni sessanta prima di essere travolto dai suoi fantasmi e resuscitare nel secolo successivo.
The Great American Songbook dei frateli George ed Ira Gershwin nel 2010 resta sempre più ad appannaggio di pochi che lo sappiano rivitalizzare a ragion veduta.
Brian Wilson è forse l'unico in grado di vivere alla pari la grandezza della scrittura di George Gershwin (Brooklyn,1898 - Hollywood 1937) e del fratello paroliere Ira, misurandosi con una sfida confessata a questo recensore già nel 2006, cioè re immaginare George Gershwin per quel magico morbido giardino di operine sonore fatte di armonie e intervalli che hanno reso grande l’autore di Good Vibrations e Pet Sounds.
Brian Wilson reimagines Gershwin (già il titolo fa venire i brividi!) è un lussureggiante piatto di primizie servite calde perché Gershwin con la sua immensa potenza armonico contrappuntistica è un parco giochi per Wilson che si diverte come un matto con le melodie di George.
Eccoci allora calati direttamente nell’universo della grande musica senza tempo.
Il disco ci porta per mano attraverso un percorso di agrodolci memorie dorate che non abbiamo neanche mai vissuto ma che la voce remissiva di Brian ci par far assaporare virtualmente in un curioso quanto deliberato deja vù come nella versione languida di Ain’t Necesserely So con grandezze da big band o nella cinematica Someone to Watch Over Me.
Seguendo le migliori indicazioni che i più grandi arrangiatori hollywodiani prima di lui hanno lasciato, Brian Wilson continua la strada aperta da Tom Newman (zio di Randy) e giunta intatta fino ad oggi grazie ad emuli dello stesso ex Beach Boys come il super talentuoso Jon Brion.
Da I love You Porgy che rimanda al Tin Pan Alley classico e scaccia lontano i paragoni con i ragazzi della spiaggia alle due composizioni inedite e mai terminate dall’autore di Rapsodia in Blue che Wilson ha completato grazie all’autorizzazione degli eredi di Gershwin stesso - "The Like in I Love You" and "Nothing But Love" - Brian Wilson reimagines Gershwin porta a compimento quel percorso visionario che accomuna due autori i quali, in due epoche così lontane fra loro, riuscirono ed ancora riescono ad unire musica popolare e spiritualità in poche angeliche battute musicali. Davvero bello.
Ernesto de Pascale
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