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Half Seas Over - Half Seas Over
(Bronswood Recordings )


Debuttano solo adesso il pianista Elan Mahler e il cantautore Adam McBride Smith, ma il loro primo incontro, a Brooklyn, risale al 2005. Mahler è un pianista da tenere in seria considerazione con una bella gestione degli spazi mentre McBride Smith con il suo tono mellifluo alla Paul Simon di One Trick Pony ha melodie pronte e ganci potenti senza mai uscire dal mood che Elan gli propone, sparso, inequivocabilmente riflessivo, intenso, con toni pacifici ma sospesi.
Half Seas Over è un esordio bello di quelli che vorresti sempre sentire. Fuori dal tempo ma perfettamente in sincrono deve tutto alla alchimia dei due giovani artisti. Scoperti da Gilles Peterson, che per un attimo lascia il suo mondo per ricordarci che grande talent scout sia, Half Seas Over raccolgono il testimone da chi prima di loro li ha preceduti ma ritengono una qualità spirituale non comune ( citando Joanna Newsom, Langhorne Slim, Grizzly Bear fra i propri sparring partner ).
In tredici brani originali che hanno pochissimi momenti fallaci Half Seas Over dà soprattutto l’impressione di essere un progetto con qualcosa da dire che concretizza una impalpabile New York Attitude (Into The Night , l’iniziale Get Me To The Station ) tra le pieghe delle canzoni. Mahaler, con un tocco evansiano e lo scatto ellingtoninano delle note blu lascia a McBride Smith libera interpretazione.
Album senza abusi, che prende l’ascoltatore per mano ( Here on The Palins, Evensong ) e non ha pretese di sovrastare, Half Seas Over è un disco che piacerà a chi ama il cantautorato pacato, intenso, senza estremismi, intelligente, fatto di buone canzoni e di ricerca nell’ambito della canzone. Un bellissimo esordio, senza riserve.


Ernesto de Pascale

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