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The Moody Blues
Royal Albert Hall, Londra 10.10/2006

Justyn Hayward, John Lodge e Graham Edge, i tre Moody Blues che celebrano con un lungo tour mondiale le belle ristampe in corso dei loro album più significativi, sono tre signori dotatii di austerità e ironia con ancora la voglia di dire qualcosa; la loro mission è ricordare al pubblico il ruolo centrale svolto dal gruppo un attimo dopo il beat e prima del progressive.
Questa sera alla Royal Albert Hall i fans festanti non sembrano averne bisogno da quanto conoscono bene lo show! E le tre serate londinesi sono esaurite da tempo per la gioia di tanti. La lunga sequenza da cui attingere ha solo l’imbarazzo della scelta: la partenza è affidata a “On the Treshold of a dream” perché quel disco era costruito proprio affinché accogliesse l’ascoltatore con “In the beginning” e “lovely t see you” ma si va poi avanti per due tempi che volano via in un baleno per la competenza, la familiarità e la semplicità con cui Hayward – oggi compie sessant’anni – Lodge e Edge si presentano.

I primi due cantando insieme fanno riflettere sui molti significati dei Moody Blues: mentre distribuivano indicazioni ai gruppi a venire su quali percorsi percorrere nella briosa scena del 1967 andavano lentamente aggiungendo alla loro costruzione musicale un blend di armonie vocali che prendeva spunto da formazioni come i Fifth Dimension, The Byrds, per incrociarsi con lo stile di Simon & Garfunkel come in “Never Comes a Day” ben eseguita dal vivo nella commozione generale. Lodge è la voce d’impostazione Rythm & Blues mentre Hayward è il cantante melodico che riuscì a far fare il salto di popolarità al gruppo. Ancora oggi Justine canta benissimo e possiede una voce pulita e pastosa a fronte di una tecnica citaristica convincente in uno spettacolo che avrebbe fatto la gioia dei collezionisti vintage. Insieme Hayward e Lodge armonizzano nel ricordo dei loro idoli giovanili come The Everly Brothers ma l’impianto musicale tutto inglese e maggiore con i mellotron a sostenere non lasciano certo supporre imitazioni spingendo la concezione dei Moody Blues a un passo da dove band come The Kinks passarono loro il testimone per mancanza di impasto vocale e di seconde e terze voci. Da dietro i tamburi Edge, il Ringo Starr dei Moody Blues, guarda divertito – a suonare c’è chi fa per lui e anche molto bene - fino a quando non scende sul fronte palco per una divertente “Higher and Higher” e da lì al finale è una sola grande festa. Dalla intensa “Nights in White Satin“ fino alla immancabile “Ride My See Saw” attraverso “I’m just a Singer in a rock & roll band “ c’è tempo per toccare gli anni ottanta e novanta con una intima “December’s snow” e un po’ tutta la storia del gruppo con “Lean on me tonight” mentre prima “Question” aveva riempito la Royal Albert Hall con la suntuosità di una band che già nel 1970 conosceva il proprio potenziale.

The Moody Blues, che hanno espresso recentemente il desiderio di venire a suonare in Italia dove si sono esibiti una sola volta nel 1970, a Torino (così loro ricordano partecipando anche a un programma tv, “seimilauno”?...) hanno mostrato tutta la loro dignità e la ferma intenzione di non farsi incapsulare dalla routine del gruppo revivalistico, riuscendoci. Un nuovo album è atteso per il prossimo anno; i fans sottoscrivevano preso il box del merchandise per averne una copia autografa in anteprima. Marketing strategico, no ?
Ernesto de Pascale