Convincing sparse songwrting by Nebraska’s best kept secret

Nonostante i 12 anni di attività da professionista e i moltissimi dischi Jason Molina pare dover ancora dimostrare qualcosa. Lui continua imperterrito per un percorso personale di cantautorato dai toni elettroacustici agrodolci ma all’ascoltatore incallito pare che Jason sia stato superato da qualcuno arrivato dopo lui, qualcuno al quale Molina ha insegnato qualcosa con i suoi Magnolia electric co, o con l’ensemble di Songs:Ohia ma, destino avverso, quel qualcuno se ne è impossessato strappandogli l’alchimia di mano.
Chi può essere quel qualcuno lasciamo a voi decidere, potrebbero essere più d’uno.
La storia però ripete se stessa, si sa!: accadde così ai Camper Van Beethoven, nati troppo presto, e non a caso David Lowery, una delle band di quella lungimirante band, produce una parte di questo convincente “Fading Trails”. Il resto è affidato all’estro creativo di Jason e di Steve Albini e alle qualità degli studi Sun di Memphis, un posto dove si va per riflettere, non solo per registrare.
Il risultato è sorprendentemente coeso e ben riuscito come nella bellissima “Memphis Moon”. Niente di nuovo sotto il sole ma l’opera work in progress di un autore sempre più sicuro di se stesso che ha deciso, forse suo malgrado, di muoversi al confine fra ufficialità ed indipendenza ma con il piglio autorale di uno che la sua storia la conosce parecchio bene.

Ernesto de Pascale