A small dysneyan living paradise comes alive for our listening pleasure thanks to young Joanna and the fantastic chart by the Great Van Dyke Parks
Antico e modernissimo allo stesso tempo il nuovo album di Joanna Newsom è una delle uscite più attese dell’autunno 2006. La giovanissima arpista di Santa Cruz si propose come una mosca bianca sul panorama internazionale solo due anni fa con il bellissimo “The Milk Eyes Mender “ e letteralmente raccolta e spinta avanti quasi di forza dalla critica britannica che è riuscita ad imporla a un pubblico vasto, finalità quest’ultima portata a termine grazie anche a un paio di importanti spot televisivi.
Per una giovane artista quale la Newsom così tanto in così poco poteva essere davvero troppo ma Joanna vive in un mondo tutto suo e non tutto di quello che le è accaduto intorno le ha alterato le percezioni.
Vista un paio di volte dal vivo nel corso dell’estate 2005 ( Montreux, The Green Man Festival) l’impressione è stata quella di trovarsi davanti a una artista profondamente calata in un mondo onirico, sensazione avuta incrociando e incontrando la ragazza di persona e che non può fortificare le sue doti artistiche.
“Ys” nuovo album di Joanna Newsom era stato anticipato da tutte le informazioni del caso : registrato da Steve Albini a Los Angeles, mixato da Jim O’Rourke a New York ma soprattutto arrangiato da Van Dyke Parks, il braccio destro di Brian Wilson e autore di arrangiamenti sopraffini d Randy Newman agli U2 di “Joshua Tree”, tutti sapevano che saremmo andati incontro a un disco di contenuti e non di sostanza, in altre parole cinque lunghi brani spalmati in 56 minuti.
“Emily”, dedicato alla madre, “Monkey &Bear”, la più sfaccettata e già suonata dal vivo un paio d’anni fa, “Sawdust & Diamonds”, dai toni bardici e medioevali con Parks alla fisarmonica, “ Only Skin”, il brano più epico e cinematografico dal finale straordinario, vero e puro stile americana ante litteram, e la conclusiva “Cosmia”, incontro fra Broadway anni trenta e una confessional song appalachiana che si accende nella coda, sono le cinque composizioni di “Ys” ( titolo, per inciso già usato dai napoletani Il Balletto di Bronzo di Gianni Leone nel 1971, disco Polydor….) la cui copertina, opera del del pittore Benjamin Vierling di Grass valley, Ca, pare uscita direttamente dal XVI secolo.
La Newsom afferma che cercava e aveva richiesta a Van Dyke Parks che il lavoro orchestrale scorresse parallelo al binomio arpa/voce e così è. Richiesta, quella della giovane californiana invero infantile perché in musica a un arrangiatore di cotanta caratura si chiede esattamente il contrario e cioè di amalgamare. Ascoltando il disco il motivo in questa richiesta – peraltro realizzata con risultati che neanche la Newsom, presumiamo, si attendeva ! – appare chiaro; Joanna Newsom scrive infatti per arpa e voce e non con l’arpa per la voce. Il tutt’uno è quindi inscindibile e inseparabile e tant’è.
Van Dyke si è armato di pazienza – il rapporto con Wilson lo deve aver forgiato ben bene – e si è messo al lavoro impiegando otto mesi per scrivere gli arrangiamenti di “Ys”. La Newsom lo ha lasciato fare dandogli però indicazioni secondo il suo gusto e il suo modus operandi.
Sulla scrivania di Parks sono state riversate dalla intrigante biondina fotografie, disegni, brandelli di colori e stoffe, tessuti damascati e drappi, fiori secchi, libri, scene di film e cartoni animati, fragranze e profumi, frutta esotica, pergamene scritte con piuma d’oca, anche una macchinina giocattolo ed un bottone.
Il risultato è un album che sta già facendo tendenza prima ancora di essere in circolazione.
Fateci caso : più o meno in contemporanea esce Sting con un disco di canti medioevali per liuto. Casuale ? Non direi e aspettatevi molto altro in scia.
Poco importa, comunque. E’ importante invece che Joanna Newsom sia tornata all’analogico e che abbia dato a Van Dyke Parks, un gigante degli arrangiamenti, pane per la sua mente e per la sua penna e che abbia avuto indietro ciò che cercava per un disco davvero diverso e rispettoso del passato remoto ma fortemente attuale. “Ys” è oasi pura di rigorosa semplicità e dimostrazione di cosa si può fare se solo si vuole investendo nelle proprie forze senza ausilio di tanti marchingegni, un piccolo paradiso terreste disneyano che prende vita davanti a noi.
Ernesto de Pascale
|
Track list
|