When someone with a curriculum like Mac Arnold comes up with a new record, it is mandatory to listen to it with attention and respect. He has nothin’ to prove but he still has the wish and the strength to provide his fans with some good old Chicago Blues, who will be not disappointed by this CD though Mac and his Plate give probably their best on the stage.

Il titolo può sembrare presuntuoso, anche per uno che ha lavorato con tanti padri del Blues – sul suo sito www.macarnold.com troverete le notizie che Vi servono – ma senza riscoprire la ruota, questo CD si fa apprezzare per la sua freschezza. Qualche perplessità suscitano Max Hightower all’armonica e Austin Brashier alla chitarra che sembrano brillare soprattutto quando si doppiano nei riff. Per il resto Brashier é chitarrista piuttosto convenzionale, mentre Hightower si trova a suo agio – per esempio in Back to the Country – quando lavora in duetto con l’ospite Rudy “Blue Shoes” Wyatt, pianista sopra la media. Per altro il gruppo sembra mescolare sovente i ruoli, con Hightower che si dedica anche alla slide con ottimi risultati. Mac Arnold abbandona spesso il basso, affidato a Mark McMakin, per concentrarsi sul canto, eccellente per timing ed espressione. In questo CD c’è molto Chicago Blues, forse un pò “sbiancato” dal resto della band ma l’esperienza del leader aiuta nella confezione di un prodotto godibile, che manca ovviamente di quella magia che sprigionavano i dischi dei datori di lavoro di Mac Arnold qualche decennio fa. Però quando inizia “She’s so mean to me” si respira davvero l’aria di quei tempi per poi ritornare al presente con gl’assoli, troppo scolastici. Un Buddy Guy o un James Cotton, giusto per fare due nomi, non nascono tutti i giorni, ohibò, e per esser uggiosi fino in fondo, si sarebbe preferito una registrazione più sverniciata. Il secondo take di Goin’ back to the country, dal vivo con la slide assassina di Hightower, insinua l’idea che questo piatto pieno di Blues sia da preferirsi al dente.

Luca LUPOLI