Shake, Rattle An’ Roll boys an’ girls! Ol’ time rock’n’roll is back in town.
Bobby Gillespie è un’anima irrequieta: ha il rock’n’roll nel sangue, ma in passato non si è fidato del suo istinto ed ha tentato di camuffare le sue canzoni vestendole di modernità posticcia e tecnologia con risultati alterni. Con questo disco, l’ex batterista degli Stone Roses, torna su suoi passi e mette sul mercato un disco di 10 canzoni - poco più di 40 minuti - di puro rock’n’roll a metà tra Rolling Stones e Faces a cui è difficile resistere. Questa è realmente la musica del diavolo, perché non riesci a resisterle, ti “entra dentro”, si appropria del tuo corpo che inizia a muoversi e dondolare senza controllo, un po’ come accade ai protagonisti del film ‘Full Monty’ in fila all’ufficio per l’impiego. Il singolo ‘Country Girl’ parla della figlia di ‘Maggie May’: le generazioni passano eppure l’attitudine rimane la stessa. In ‘When The Bomb Drops’ rimanda ai trascorsi psichedelici del leader dei Primal Scream abbandonando per un momento la spensieratezza dei primi brani dell’album, dominata da una chitarra acida e perversa. Con ‘Little Death’, la band scrive il suo personale ‘Satanic Majestic Request’ di “Rollingstoniana” memoria: un vero e proprio mantra moderno che viene spazzato via dall’atmosfera molto sixties di ‘The 99th Floor’ nel quale il rock’n’roll torna protagonista incontrastato. La devozione di Gillespie per Ronnie Lane viene tutta fuori in ‘Hell’s Comin’ Down’, che paga il giusto tributo per uno dei rocker più sinceri ed ispirati che la terra d’Albione abbia mai avuto. ‘Riot City Blues’ si chiude con una ballata, ‘Sometimes I feel So Lonely’ dal forte sapore americano, il modo più classico per concludere un disco che non riuscirete a togliere dal vostro stereo tanto facilmente.
Jacopo Meille
Track list
Country Girl
Nitty Gritty
Suicide Sally & Johnny Guitar
Whne The Bomb Drops
Little Death
The 99th Floor
we’re Gonna Boogie
Dolls (Sweet Rock’n’Roll)
Hell’s Comin’ Down
Sometimes I Feel So Lonely
Riproponiamo di seguito anche la recensione fatta per il Il Popolo del Blues a ridosso dell’uscita del disco da Bernardo Cioci
Primal Scream – Riot City Blues (Sony)
HYPERLINK "http://www.primalscream.org" www.primalscream.org
Dodici anni dopo i Primal Scream tornano sul luogo del misfatto. Caso vuole che uno dei gruppi inglesi più innovativi di sempre venga ogni tanto sopraffatto dallo strano desiderio di diventare una cover band dei Rolling Stones. E’ già successo con l’album Give Out But Don’t Give Up, a posteriori un po’ deludente, e si ripete adesso con Riot City Blues. E sia: Country Girl è un country-rock che sembra uscito da Let It Bleed o Beggars Banquet, Nitty Gritty, accordi aperti e hammond a profusione, potrebbe saltar fuori da Sticky Fingers, Suicide Sally & Johnny Guitar è la loro Shattered. Little Death è una ballata oscura che riporta agli angoli bui di Exile on Main St. Si potrebbe andare avanti associando ogni brano ad un disco degli Stones, o anche solo ai cliché più comuni del rock anni settanta. Ma Riot City Blues non è brutto, dato che i nostri quattro amici sanno scrivere anche a ricalco, quindi è possibile che un certo pubblico di irriducibili ne ricavi un considerevole piacere aurale. E’ superfluo? Indubbiamente, soprattutto se riprendiamo la loro ricca discografia passata, ben più remunerativa quando sul lettore girano capolavori come Screamadelica o XTRMNTR, dove la missione principale era quella di rompere i confini fra rock, elettronica, psichedelia e soul. E non saremmo sinceri se scrivessimo che il coraggio e l’immaginazione di allora non ci mancano.
Bernardo Cioci
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