Royal Street Inn is the second album for Rex Moroux, a Lousiana native songwriter that moved to Texas to join his career on music. This album mixed influence from Bob Dylan to Hank Williams, passing through Willie Nelson and alternative country.

Originario di Lafayette, Lousiana, Rex Moroux, è un cantautore di chiari origini francofone attivo già da qualche anno tra le coffee house di Los Angeles e il Texas. Dopo aver girato a lungo negli States, è stato costretto a ritornare in Lousiana da una grave tragedia familiare, lì dopo aver raccolto qualche buon consenso ha inciso il suo primo album con The Johns, disco inciso e pubblicato quasi in semiclandestinità. Royal Steet Inn, il suo secondo album da poco pubblicato, è stato inciso senza i vecchi amici ma con il supporto di Justin Tocket alla produzione e Roger Moutenout al missaggio e un gruppo di ottimi session men come Eric Borash (lap steel, mandolino, dobro), Billy Mercer (basso), Chris Stafford (violino, accordion) e David Henry (violoncello). Questo disco rivela un cantautore dal forte background folk, dedito a ballate dai toni drammatici rette da trame acustiche e archi che rievocano influenze dilaniane ma anche spunti affini a Townes Van Zandt e a Leonard Cohen. Dall’ascolto emergono brani pieni di passione come la pianistica December 24th, Cincinnati, e l’epica Vino Maniero. Seppur caratterizzato da un atmosfera piuttosto triste e dimessa (Julie e Air Change), che senza dubbio rievoca i vari problemi familiari attraversati, Royal Steet Inn si apre a momenti di grande dolcezza come nel caso di For Kali fino a passare alle divagazioni country rock di Blow Away che tuttavia mal si sposano con i brani più pop come Estende Stay America. Rex Moroux, è sicuramente un cantautore da tenere d’occhio anche perché una prossima pubblicazione per una major potrebbe rivelarlo al grande pubblico che sicuramente apprezzerà.

Salvatore Esposito