One of the best Pete Tonwshend’s solo albums gets a definitive CD release.

‘White City.A Novel’; Il titolo non desta dubbi: un racconto. Nel 1985 Pete Townshend non se la sente più di usare un termine altisonante e, diciamolo pure un po’ antiquato, come “concept” e preferisce optare per un sostantivo più “leggero” e letterario. E di racconto ritratta, basta leggere le righe introduttive che delineano l’ambientazione ed il protagonista e che sono fedelmente presenti in questa ristampa ad opera della Inside Out Revisisted che sta curando la pubblicazione dell’intero catalogo solista del chitarrista degli Who. La storia è incentrata su un giovane, non più tanto giovane, che vive nella desolante realtà della periferia londinese, a ‘White City’, una sorta di enorme comprensorio di cemento, che diventa la metafora della totale apatia e perdita di entusiasmo (possiamo parlare pure di depressione) in cui, agli occhi di Townshend, si trova un’intera generazione di inglesi, ex rocker, ex mod e perfino ex punk, ormai senza più ideali.
Il disco è in parte vittima di certi arrangiamenti e soprattutto suoni tipici della metà degli anni ’80, che sono invecchiati ad una rapidità tale da rendere pesante a volte l’ascolto, ancor più ben più vecchie incisioni. Questo però non toglie forza a pezzi come ‘Give Blood’ che dal vivo diventerà un vero cavallo di battaglia o alla cruda dolcezza di ‘Secondhand Love’ e perfino al potenziale hit single ‘Face The Face’ che peraltro donò qualche soddisfazione commerciale al chitarrista da sempre amareggiato di non aver mai raggiunto il primo posto della top ten dei singoli inglesi né con gli Who né come solista. A dare una mano al nostro troviamo il futuro Who Pino Palladino, la sezione ritmica dei Big Country ,allora famosissimi in Inghilterra oltre Simon Phillips e l’amico David Gilmour che contribuisce anche alla scrittura di ‘White City Fighting’.

Jacopo Meille