. |
Dirty Dozen Brass Band Funeral For a Fried
(Ropeadope)
www.ropeadope.com
official site: www.dirtydozenbrass.com
Una band di ottoni che arrangia brani gospel e tradizionali per eseguirli con la propria formazione e lanciarsi sul mercato ? Sembra una strana sfida per il mondo d’oggi, ma è una realtà solida e concreta, nata negli anni Settanta ma tornata alla ribalta solo negli ultimi anni, e si chiama Dirty Dozen Brass Band. Nella migliore tradizione musicale di New Orleans, la band recupera blues, gospel e brani tradizionali per spingersi al confine estremo di ciò che una brass band è in grado di fare. Il ritorno sulle scene dopo anni di minore attività è avvenuto nel 1999, con un album prodotto da John Medeski. Da allora è trascorso il tempo di tre dischi, ed oggi la nuova uscita porta il titolo di Funeral For a Friend, ed è forse l’album che la critica ha fino ad oggi maggiormente acclamato.
Il titolo nasce dalle radici della musica di New Orleans, ed è un omaggio alla vecchia tradizione del “jazz funeral”, il modo in cui si porgeva l’estremo saluto alle vecchie glorie della musica locale. la persona a cui il saluto si rivolge è , in questo caso, Tuba Fats, uno dei membri fondatori della Dirty Dozen Brass Band. Il disco è un’ esplosione di energia, eseguito con una nitidezza di suono straordinaria per un ensemble di ottoni. Swing, tradizione e spiritualità si fondono in brani scoppiettanti come Jesus in the Mainlain, inconfondibili come John The Revelator e intimi come Amazing Grace. Arrangiamenti completi e ben strutturati coibentano un già vincente mix di esperienza e professionalità che rende più chiara che mai la sensazione di avere davanti musicisti che il blues lo vivono, e lo hanno vissuto, sulla pelle. Un appiglio alla scena contemporanea è la presenza costante che il gruppo vanta nella scena delle Jam Bands e al Festival di Bonnaroo, comparendo anche nell’ultimo doppio live a firma Gov’t Mule, The Deepest End ( Evangeline) e sul live registrato nel 2002 con i Widespread Panic ( gruppo a cui il successo dei Dirty Dozen deve molto ) dal titolo Night Of Joy ( Sanctuary)
Per chi ha voglia di compiere un viaggio alle radici della musica, imperdibile.
Giulia Nuti
tutte le recensioni
|
. |