. |
Ray Charles: Genius loves Company
(Emi)
www.ray-charles.co.uk
Cominciamo dalla fine poiché, purtroppo, il viaggio per il grande Brother Ray è terminato. Ma non sono terminate le emozioni se andate dritti dritti all’ultima traccia del nuovo “Genius loves company “ lì dove Ray incontra sul palco, dal vivo, Van “The Man “ Morrison per un duetto memorabile. Charles, provato ma non sfinito, sfida Van trascinandolo e facendosi trascinare sul terreno del blues e del rhythm & blues in un continuo inseguirsi di melismi e sporcature ricordandoci la sua grande innata classe.
E’ questa versione di “Crazy Love “ (Il brano è dell’irlandese ) il vero ( e forse unico ) motivo per acquistare “Genius loves company “ una raccolta di 12 duetti riusciti, alcuni riuscitissimi inficiati dalle condizioni del cantante nero ( basti ascoltare il brano con Elton John, registrato solo 2 mesi prima di salutarci ) ma, ed è questo ciò che più dispiace, programmati, studiati, arrangiati per non far male a nessuno lì dove una delle grandi armi della musica di Charles era proprio il graffiarti il cuore fino a far uscir fuori l’anima e la verità.
L’impressione non deve essere presa per disfattista perché quando Ray si misura con B.B. King in “Sinner’s Prayer” di Lowell Fulson o con Norah Jones in “ Listen “ ( dall’album del nostro del 1967 “Listen “), brano del repertorio country del nostro, ruolo vocale in cui Norah si trova sempre più a suo agio, o, ancora, con Bonnie Raitt, entrambi solidissimi in “Do i Ever Cross my mind “, tutto scorre bene e senti di essere nella giusta direzione.
“Genius loves company “ soffre però di apparizioni poco utili ( Jamers Taylor, Michael Mc Donald, Johny Mathis, Natalie Cole alcuni di questi artisti legati alla casa discografica che produce il cd ?…) che hanno il compito di ingentilire il tutto e abbassare a livello “standard” un buon disco.
Arrangiamenti freddi e spartiti di convenienza d’altronde chi scrive più per orchestre non ti fanno saltare in piedi. Willie Nelson, lo stesso Elton John, Diane Krall danno qualcosa di più senza raggiungere i vertici di Van, Norah Jones, B.B. King, Bonnie Raitt o di Gladys Knight che duetta in un bel gospel ma se Ray fosse rimasto con noi non saremmo corsi così frettolosamente a portarci a casa questo disco.
Album, “ Genius loves company “ che resta un bel saluto comunque, pur senza strapparci i capelli, meglio di tanta “ fuffa “, “mistura globale totale “ che fa gridare al miracolo.
Ray Charles non era, riflettendo poi a fondo, tanto differente da questo disco; si definì un “country boy” nella prima riga della prima pagina della sua biografia e amava davvero la compagnia.
Anche noi amavano la sua e per questo ci mancherà tanto per sempre.
Ernesto de Pascale
tutte le recensioni
|
. |