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David Crosby & Graham Nash - Crosby Nash
Sanctuary Records


A distanza di 28 anni dal loro ultimo album inciso in studio insieme, David Crosby e Graham Nash hanno dato alle stampe un doppio CD per la Sanctuary Records contenente venti canzoni. Le premesse per un album del duo si erano avute già nel corso del 2002 alla fine del tour promozionale di "Songs For Survivors", l'ultimo cd di Nash i due si erano ritrovati per un benefit che Crosby organizza ogni anno a Solvang, in California, e, alla fine della serata dichiararono che presto sarebbe uscito un disco tutto loro. Così, dopo il classico tour estivo di CSN del 2003, i due cantautori si sono ritrovati in studio, coadiuvati da musicisti di rango e di classe quali Russ Kunkel alla batteria, Lee Sklar al basso, Dean Parks chitarre e Jeff Pevar chitarre e lap steel guitar e James Raymond (figlio di Crosby) alle tastiere(Questi ultimi due arrivano proprio dalla band di Crosby, CPR, nata nel 1996). Ad un primo ascolto," Crosby Nash", così il titolo dell'album, sembra essere più un lavoro alla CPR ma le canzoni di Nash, pervase di semplicità e malinconia riescono a farsi largo tra le voci di Crosby e Raymond ai quali sovente si aggiunge Pevar. Il cd si apre con "Lay Me Down" una composizione di Raymond dalla trama tenue tessuta da un arpeggio e una melodia molto leggera ci ricordano i migliori Traffic. Anche il secondo brano, "Puppeteer", è targato Raymond. Dobbiamo arrivare alla terza canzone "Through Here Quite Often" per capire chi è l'autore del disco ma qui le firme sono due, Crosby e Parks che ci regalano una deliziosa ballata con incastri sonori molto belli che fa coppia magnificamente con la successiva "Grace" ancora a firma di Raymond. "Jesus of Rio", scritta da Pevar e Nash ospita James Taylor alle voci e qui si assiste ad un altro grande evento sonoro con arpeggi di grande classe. La melodia, sussurrata entra piano insieme alle voci che si rincorrono lungo tutto il brano. Si prosegue con la rilettura di "I Surrender" un brano dell'amico Marc Cohn che bene si incastra con il mood generale dell'album finora ascoltato. "Luck Dragon" a firma di Crosby e Raymond con un bellissimo arpeggio iniziale è un brano molto incisivo con un crescendo vocale e strumentale . I due autori, ormai in simbiosi, firmano un sound già iniziato con il primo album "CPR". Ed ecco un brano di Nash, "On the Other Side Of Town", scritto nel lontano 1978 e dedicato ad uno dei suoi figli. Già inciso durante le sessions di "Looking Forward", l'album di CSNY del 1999 e resa disponibile solo sul sito internet di CSN qua trova un arrangiamento abbastanza simile all'originale e che non sfigura rispetto alle magie vocali di CSN. L'affare "Enron" è al centro del testo di "They Want It All", scritta da Crosby qualche anno fa come reazione ai soprusi economici e alla mafia . Le chitarre qua si lanciano facendo diventare così il brano un potente messaggio sonoro da ascoltare a tutto volume. "How Does It Shine" strumentale che da atmosfere Crosbyane che riportano indietro al 1969/1970 e che all'improvviso si tramuta in un grande samba finale con gli strumenti che si rincorrono in assoli. Il brano firmato da Crosby chiude il cd, fantastico, imperdibile. C'è però ancora un altro disco da sentire. Ed ecco che si ricomincia con "Don't Dig Here" di Nash, Raymond e Kunkel. Poi "Milky Way Tonight" di Nash ed una collaborazione di Crosby e Dean Parks, "Charlie", fanno da apripista per "Penguin In A Palm Tree", scritta da Nash nel lontano 1986 e già outtake del suo poco riuscito album "Innocent Eyes". Un altro brano denso di lirismo scritto da Nash è "Micheal (Hedges Here)", dedicato all'amico e grande chitarrista tragicamente scomparso in un incidente automobilistico qualche anno fa in California. A questo punto si fa un salto, come dire, sonoro, e "Samurai", un brano interamente a cappella scitto da Crosby più di vent'anni fa, trova spazio in questo album, che decisamente posso dire ci accompagnerà nei prossimi mesi. "Shining on Your Dreams" di Nash e Russ Kunkel e "Live On (The Wall)", quest'ultima già sullo score di un film ma in versione diversa ci proiettano su una bella rilettura di un tradizionale americano "My Country 'Tis Of Thee", che Crosby aveva già presentato nel 1989 sull'album "Oh Yes I Can". Forse l'inserimento ha un significato ancora più profondo a chiusura di un disco che vuole dire ancora la sua agli Americani. Crosby e Nash, ci consegnano un lavoro nel quale francamente speravamo ma che non ci saremmo aspettati addirittura doppio come pubblicazione e bellissimo per i suoni e le melodie e le armonie dentro contenute.

Stefano Frollano e Salvatore Esposito




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