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BLUES, JAZZ ROCK E POP
il novecento americano
Ernesto Assante e Gino Castaldo,
(Einaudi-Stile libero-Extra, 2004) [19.80 €]



A volte si ha l’idea che nell’epoca del videoclip il tempo si sia fermato, come in un perpetuo ripetersi dei quattro minuti consacrati alla biondina di turno; inoltre dobbiamo ammetterlo: anche se esperti navigatori di internet, difficilmente ci avventuriamo nell’infinità della musica offerta tanto che spesso finiamo per accontentarci dell’ultimo patinato revival. Spietata è la lotta per la visibilità dove anche i grandi del passato hanno vita dura; molti lentamente scivolano nell’oblio. Proprio in quello che appare un “eterno presente” sembra opportuno segnalare il nuovo libro di Ernesto Assante e Gino Castaldo edito da Einaudi.

Nel panorama italiano Assante e Castaldo sono sicuramente tra i giornalisti e critici musicali più noti: ormai è più che ventennale la loro collaborazione con “Repubblica” e numerose anche collane musicali che hanno curato per questa testata (tra tutte citiamo la capostipite “L’america del rock”). Sebbene in passato entrambe si fossero più volte cimentati in libri dedicati alla storia della musica rock come “Genesi” (Castelvecchi, 1997), il nuovo volume è il risultato di una prova più coraggiosa: rielaborare tutto il materiale acquisito negli anni d’esperienza e creare una guida che affronti nel suo complesso la musica americana del novecento. Data vastità della materia non poteva che nascere un’opera imponente (supera le novecento pagine): un viaggio che prende inizio dalle tradizioni del blues, dei minstrels show e prosegue attraverso il musical di Broadway, il jazz, il surf delle spiagge californiane ed il rock di Woodstock per arrivare al nu-metal e all’elettronica dei giorni nostri. Nonostante la maggior parte delle pagine sia dedicata agli ultimi sessanta anni, la trattazione è abbastanza accurata ed è difficile trovare qualcosa che non sia stato affrontato, se pur in modo marginale. L’analisi è accattivante e sistematica, mette da parte tecnicismi musicologici a favore di una maggiore fruibilità e scorrevolezza. Cercando di abbandonare, per quanto possibile, ogni preconcetto, al giudizio viene preferita la narrazione così che si parla della musica da classifica di Britney Spears come dell’avanguardia di La Monte Joung (cosa che sicuramente a qualcuno farà storcere il naso). L’approccio omnicomprensivo è sicuramente il punto di forza del volume: questo lo rende interessante agli occhi del neofita, che troverà un primo aiuto per un ascolto più cosciente, come a quelli ormai rodati dell’appassionato, che potrà trovare un valido “collante” per i volumi già presenti nella propria biblioteca. Purtroppo lo stesso approccio molto generale non permette di dedicare molto spazio alla trattazione di ogni singolo fenomeno e se si affronta la lettura in modo asettico ed acritico difficilmente si potrà trarre vantaggio dalle pagine. Un appunto sicuramente dovuto è relativo alla rilegatura ed alla copertina. Per un libro che si appresta ad essere consultato molte volte le avremmo preferite sicuramente migliori. Un libro da leggere se alla tv hanno già passato dieci volte lo stesso video, ed ancora di più se poco si sa di un certo Zappa. Ricordando sempre che la musica anche si ascolta.

Dimitri Berti

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