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In occasione del primo tour italiano dei Little Feat, Il Popolo del Blues va a scovare tra gli archivi ciò che negli anni Ottanta il giovane Ernesto de Pascale scriveva della band…

LITTLE FEAT: in memoria

Chi è stato Lowell George, quell'omaccione barbuto e con la voce roca che ogni tanto trovate citato in qualche rivista rock? Questo è il mio tentativo di spiegarvelo così per come io lo ho potuto apprezzare. Hollywood- forse già sapete come la penso -è un luogo popolato da matti. Zappa -nonostante tutto -è stato uno dei pochi a comprendere il potenziale di questa "local madness" e forse non è un caso che verso il 1967 capitò nel suo giro delle “Mothers of Invention" un chitarrista innamorato del blues elettrico vecchio stile e dei ritmi sincopati di New Orleans. Lowell George, questo il nome, era un tipo molto sincero e dotato di quel tocco di humour goliardico che Zappa non ha mai disdegnato. Il 1969 lo vede girare in compagnia di Roy Estrada, bassista, ex camionista e corriere "from teachapi to tonohopa" di storielle di droga. Insieme a Roy affitta uno scassato "Volkswagen " e, dopo aver provato alcuni fuoriusciti delle "Mothers", decidono di tirarsi dietro BilI Payne e Ritchie Hayward. A questa baracca traballante che stava in piedi solo su un palcoscenico, mancava, a quel punto, un nome; fu stabilito LITTLE FEAT, contrazione di una famosa gag sulle estremità di Roy e Low ad opera di babbo Zappa.

Stringere il cerchio e giungere ad un contratto non fu cosa poi tanto difficile: due ex-mothers, due ex- fratemity of men con un successo ancora nell'aria, il grosso rispetto che George si era fatto come autore nell'area di Los Angeles, furono tutti punti a loro favore.
Ecco come Rick Harper ricorda i loro primi concerti: "Nessuno di noi era a quel tempo vicino a una benché minima forma di sanità mentale. I primi spettacoli erano una di quelle cose che procuravano mal di mare ancor prima che fossero suonati".
Estrada, invece, era più “positivo”: "D'accordo, c'era un po' di confusione ma era tutto così differente dall'essere con Frank (Zappa) Con lui tutto era scritto, mentre con Lowell ognuno aveva controllo sulla propria potenzialità. Eravamo noi e la nostra amicizia a tentare di mettercela tutta. "La prima volta che ci recammo a New York -è Bili Payne, tastierista ed oggi session-man di lusso, che parla -erano i primi giorni del 1972 e suonavamo in un club chiamato Ungano's. C'erano circa 4 persone: Mo Austin, Stan Cornyn ed un paio di amici del gruppo più 2 tipi che avevano pagato per entrare; lui aveva un tuxedo e lei era tutta vestita per bene. Questo fu il nostro grande debutto a New York City!, una cosa che assomigliava molto di più ad un film di Fellini che ad un concerto. Ma pochi giorni dopo, però, eravamo a Houston nel Texas e stavamo tornando in California, incontrammo delle splendide ragazze e Lowell scrisse "Texas rose cafe", capimmo che la strada non era poi tanto male " Nel frattempo il primo album ave- va superato le 20.000 copie vendute e per il gruppo era venuto il momento di decidere seriamente sul da farsi. Titelman e Waronker pressavano il gruppo perché si dedicasse con più serietà alla musica. I Feat ci provarono a modo loro e lasciarono tutti a bocca aperta. "Sailing shoes" mette in mostra il potenziale della band e li conferma come una delle formazioni più interessanti della costa ovest.
Purtroppo il 1972 è un anno molto strano per i Feat; George, allettato da molte proposte di collaborazione, è quasi sul punto di lasciare, Estrada vuole chiudere con la musica. I Feat sembrano sul piede di chiudere la storia quando un ultimo sforzo decisivo li vede nuovamente tutti insieme a raccogliere nuove idee. Lowell coinvolge il gruppo in una serie di session e produzioni a lui assegnate dalla W .D., i Feat in breve tempo incidono cosi per il per- cussionista Chico Hamilton un in- tero disco intitolato 'The master', autentico capolavoro di sintonia musicale; un album per Kathy Dalton cantante del giro dei 'Mad Dogs and Englishmen' e molte al- tre incisioni che forse neanche loro ricordano più.
Il 1974 è un anno pieno di avvenimenti per i Feat: viene deciso un definitivo allargamento di organico. Si aggiunge Paul Barrere alla chitarra ritmica e solista, Sam Oayton alle percussioni, proveniente dal gruppo di 'Delanie & Bonnie', mentre Roy Estrada torna ai suoi traffici e viene sostituito da Ken Gradney.
Il sound della band ne esce potenziato ed arricchito; viene portato a termine un progetto con Robert Palmer, che la stampa per un breve periodo addita come sicuro 'lead singer' dei Feat. Non è così, ma se volete farvi un'idea di cosa sarebbero stati i Little Feat con Palmer ascoltatevi attentamente i primi tre album 'solo' del cantante ('Snea- kin sally through the alley', 'Pressure drop' e il caraibico 'Some people can do what they like') per capire da dove il gruppo californiano trae ispirazione e quanto e quale impegno sia stato profuso per il raggiungimento di quel suono così personale e da nessuno mai ripetuto.
L'album 'Dixie chicken' terzo lp del gruppo e primo in questo nuovo assetto, vede la band misurarsi in una serie di brani originali, pre- sto tramutati in classici della loro produzione; sopra tutti 'Fat man in the bathtub' dall'andamento ironico e trascinato. All'interno di questo album un paio di 'songs' ancora colpiscono per la loro disarmante forza: "On your way down" scritta dal compositore di New Orleans Alen Toussaint - geniale personaggio e capostipite di un nuovo suono -e la strumentale "Lafayette railroad", una canzone dal ritmo lento e ipnotico.
Il 1974 continuò così: tour interminabili e la registrazione di 'Feats don't fail me now'; questo album dimostra la "lucida follia" di LowelI e del gruppo: si apre con uno. dei più intricati rock and roll mai scritti dal titolo 'Rock and roll doctor'; forse il più grande esempio di "irregolarità intenzionale". La canzone fu descritta dal suo co- autore, Fred Martin, come un 'cracked mosaic' dove " niente è lasciato fuori posto..."; ma il lavoro è ricco di altri capolavori 'Oh Atlanta', 'Wait till the shit hits the fan' ed il conclusivo medley "Cold, Cold, Cold trip face boogie" dal ritmo estremamente e pericolosa- mente coinvolgente. Ma nella sua completezza "Feats " lascia qualcosa fuori: i titoli includono un brano -'Long distance love' -che invece non appare e apre la pagina successiva all'attività del gruppo.
E’ il 1975 e la W.B. riesce a convincere i Feat ad un breve tour promozionale in Europa insieme ai Doobie Bros, ed ad altre formazioni. I 'Little Feat' conquistano tutti gli show; in Germania tornano sul palcoscenico 4 volte, Lowell si nasconde, è dall'altra parte della hall, poi accetta interviste con tutti. Per farla breve i Feat rinnovano il contratto con la W .B. e trovano il modo per sperperare in breve tempo i soldi del nuovo ingaggio. Riescono, comunque, a registrare il nuovo album. I Little Feat a questo punto ripartono per l'Europa dove confermano il culto creatosi nella precedente tournee e continuano a seminare gemme di follia non soltanto musicale.

George Lowell
I tedeschi si adattano bene a George, gli inglesi lo vedono come un figliccio di Zappa e così ne giustificano la pazzia, Lowell va in barba a tutti danzando il mambo orizzontale... 1976: ancora un passo avanti per la band di Hollywood. George riaffida la produzione alloro affermato amico Ted Templeman per concentrarsi su nuove composizioni e per curare una epatite virale che lo tiene lontano dallo studio per qualche mese. A dispetto delle maldicenze, la band si stringe intorno al proprio leader e dà una dimostrazione di professionismo tale da meritarsi l'appellativo di "musician's musicians". Questa volta i Feat registrano esclusivamente a Los Angeles e partoriscono il loro disco più intenso; a mio parere il più completo della loro ammirabile produzione: "time loves a hero".
Dal titolo sottilmente autobiografico "il tempo darà ragione all'eroe" (o al mito -se preferite) è un disco estremamente curato e rifinito, pieno di sfumature vissute sulla strada.
L 'album dimostra quanto forte sia la spinta ritmica del gruppo, quanto importanti siano stati per la band tanti anni di rock and roll sulla strada.
I Little Feat, con questo album, scoprono la loro padronanza con i tempi dispari, affogano ballate country come 'missing you' o 'New Delhi freight train' in un'or- gia di New Orleans sound and R&B, fermano 'Keeping up with thejonesis' prima che si tramuti in un rock & roll; riescono, al fine, ad essere cosi indipendenti da loro stessi in primis da stupire chiunque per la loro imprevedibile equazione musicale. Terminati i missaggi e ristabilitosi Lowell, ripiombano ancora in Europa con la determinata decisione di incidere un al- bum 'live'. Ed infatti questa volta sono gli inglesi ad aspettare Colombo...
1979 e l'album è in commercio: adesso tutti citano i Feat come proprio gruppo preferito; loro continuano a lavorare alacremente a numerosi progetti. Con 'Wai- ting forColumbus' i Feat vendono bene, rilanciano l'amico Mick Ta- ylor nella spettacolare quarta facciata del blues a-politico del 'Chairman' Mao e lasciano preve- dere cambiamenti di qualsiasi genere. Lowell si impegna a fondo in un progetto solista che si sta tirando dietro almeno da tre anni, gli altri del gruppo suonano con tutti a Los Angeles e riescono così a far respirare almeno un poco la musica asettica della città. Il progetto solo di Low si intitola 'Thanks, I'll eat it here " e vede i migliori musicisti americani intenti a aiutare il nostro in una serie di composizioni dai mille indirizzi e dagli interessanti spunti. George ammette le sue 'connections' con Toussaint in 'What do you want the giri to do'. Su tutto una soul ballad "mid tem- po" intitolata "Honest man" canzone che non avrebbe affatto sfigurato nel repertorio del gruppo. Uscito in commercio l'album, LowelI parte subito per un tour promozionale nei piccoli club. Ecco: dopo sei date il grande sogno svanisce. Ad Arlington, in Texas, George viene colpito da un attacco cardiaco; a niente servono le prime cure di sua moglie Elizabeth ed una folle corsa al più vicino ospedale. George è già morto Il gruppo non ce la fa a continuare senza il proprio leader, senza i suoi scherzi, senza le loro liti interne. I Feat stavano lavorando ad un album che -comunque -esce postumo e contiene alcune toccanti composizioni di George, da 'Front page news', una canzone che il gruppo stava "migliorando" dai tempi di 'Feats don't fail me now', a due meravigliose ballad tipiche del loro unico stile: "Be one now" e "Straight from the heart". Ai primi di agosto del 1979 i suoi amici lo commemorano degnamente al L.A. Coliseum e per un attimo il mondo musicale e non di HollIywood si ferma. "Se mi vuoi amare / sii mia amica / sii l’unica, ora / vuoi dividerlo? / bambina, dove è il tuo amore?.." (Be one now).
La storia potrebbe concludersi così, con raggiunta di qualche bella composizione inedita e inclusa nel doppio "Hoy-hoy" del giugno 1981 e compilato dalla band al completo. Dopo lo scioglimento del gruppo, Barrere e Payne tentano di continuare con una formazione chiamata "Little chicken" oppure "Chicken feats" e per alcune date accompagnano il blues man Catfish Hodge. Ma, purtroppo, la magia è perduta per sempre. Barrere incide due album solo, "On my own two feet", debole e poco concentrato che 'guizza' solo in un paio di episodi ed il seguente "Reallies" in questo 1984, ben migliore del precedente nel quale si sente resistenza di una vera band alle spalle del chitarrista. In questo ultimo disco da notare una composizione divisa “fifty-fifty” con Payne ed un brano intitolato “Rocking shoes” accreditato anche a Lowell.
La storia, per il momento, si chiude qui. Purtroppo George non ha fatto finta di morire ma se ne è andato per sempre lasciandoci con tante belle canzoni da far riascoltare e tante storie da raccontare.

Ernesto De Pascale


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