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ANTEPRIMA
Bob Dylan - No Direction Home Bootleg Series 7
(Columbia/Sony)
www.bobdylan.com
The new Bob Dylan album is another chapter of Bootleg Series Saga. This is the sountrack of No Direction Home, a movie by Martin Scorzese about Bob Dylan’s life and career.
Il successo di critica e di vendite di Chronicles Vol. 1, la prima parte dell’autobiografia di Bob Dylan, è ormai un fatto acclarato, così come è acclarato il fatto che i fan più ortodossi abbiano cominciato a manifestare il loro malcontento per il continuo celebrare il suo passato. Ma non era lui che, nel suo ultimo disco Love & Theft datato 2001, ricalcando una frase di Eric Andersen aveva detto in Summer Days: You Can’t Repeat The Past” ? L’interrogativo se lo saranno già posti in molti nel vedere la scaletta di No Direction Home, il settimo volume della fortunata serie di Official Bootleg e soprattutto la colonna sonora dell’omonimo film di Martin Scorzese sul Menestrello di Duluth, che sarà trasmesso in prima assoluta da Public Broadcasting System nella serie "American Masters Series", lunedì 26 e martedì 27 settembre. Bene, la questione non è delle più facili soprattutto se vista in relazione all’uscita parallela di un'altra grossa rarità ovvero il live al Gaslight del 1962 in uscita esclusiva per la catena Starbucks. Certo Bob è considerato nella sua casa discografica (la Sony/Columbia) come un best seller sempre e all’apparenza sembra aver imboccato anzitempo la via della speculazione, ma non è proprio così. Infatti stando alle anticipazioni il film tratterà dei cinque anni che vanno dall'arrivo di Bob Dylan a New York nel Gennaio del 1961 fino all'incidente motociclistico del Luglio del 1966 e ciò dimostra chiaramente come ci sia ben poco di autocelebrativo eccetto un pezzo di storia che cammina, tanto per restare in tema di citazioni dilaniane. A questo va aggiunto che nel film oltre testimonianze dirette e filmati d’epoca rarissimi non sarà presente alcuna intervista recente. Il che significa che Dylan pur avendo controllato tutto si è guardato bene dall’autocelebrarsi preferendo la sua classica penombra. Al pari il relativo disco pur presentando qualche brano già noto ai collezionisti è una vera e propria gemma. Si tratta infatti di un doppio disco con 28 canzoni di cui 26 mai pubblicate, relative ad alcune registrazioni private, tratte da concerti, da programmi televisivi e da festival. Tra le chicche impedibili c’è la prima incisione di un brano originale di Bob Dylan, When I Got Troubles risalente al 1959, Rambler, Gambler proveniente da una incisione fatta a Minneapolis nel 1960, la versione del brano di Woody Guthrie, "This Land is Your Land", eseguita nel 1961, alla Carnegie Chapter Hall di New York City, di cui non si sapeva nemmeno l’esistenza, ma soprattutto una buona dose di brani estratti dal mitico tour del 1966 di cui Bootleg Series IV ci aveva dato una gustosa anticipazione. Il primo disco così ci conduce attraverso numerosi estratti da concerti dal 1961 al 1963 mostrandoci in toto l’ascesa verso il successo di Bob Dylan ma soprattutto la sua evoluzione stilistica. Gli esordi caratterizzati da un chitarrismo veloce, frenetico, incessante e da una voce ruvida e nervosa poi i primi passi verso il successo con una svolta totale verso brani propri a cui da voce con eleganza e trasporto. I brani sono i classici di sempre, Blowin In The Wind, Don’t Think Twice It’s All Right, Mr.Tamburine man, inframezzati da traditional, catturati però in momenti particolarissimi come quelli relativi ai concerti del 1963. Il secondo disco però è quello che svela le vere perle di questo nuovo capitolo della Bootleg Series Dylaniana come dimostra la splendida take 8 di It Takes A Lot To Laugh, It Takes a Train To Cry con un grandioso lavoro alla chitarra di Mike Bloomfield, Tombstone Blues con i Chambers Brothers, una primissima take di Just Like Tom Thumbs Blues e una magnifica Desolation Row con versi diversi dall’originale e un ottimo assolo di Al Kooper ispirato da Bo Diddley. Ai due dischi è inoltre allegato un libro di sessanta pagine a colori con le note di copertina scritte da Andrew Loog Oldham ed Al Kooper nonché foto mai viste.
Salvatore Esposito
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