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Bruno Bozzetto Vip Mio Fratello Superuomo
(San Paolo/20th Century Fox)
www.bozzetto.com
Bruno Bozzetto is the well-known author of animation in Italy. Now his works are reissued in Dvd.
La lotta tra il bene e il male. L’antagonismo tra immagine e sostanza. La dicotomia tra bellezza e bruttezza. E poi, un po’ di azione alla James Bond. Nel 1968, anno pieno di avvenimenti importanti, esce un lungometraggio animato divenuto poi uno dei classici del nostro cinema, Vip mio fratello superuomo. A realizzarlo un personaggio noto nel mondo pubblicitario che aveva già messo un punto fermo con la realizzazione di un altro film di animazione, West and Soda. Si chiama Bruno Bozzetto, uno dei nostri maestri del genere, grande anche come cartoonist e vignettista. Il suo signor Rossi, l’uomo medio italiano creato ormai molti anni fa, è ospite fisso delle pagine del Corriere della Sera. La sua filmografia comprende anche un ambizioso (e ottimamente riuscito) lungometraggio di animazione con la colonna sonora di autori classici, Allegro non Troppo. Come concezione analogo alla Fantasia di Disney, ma con messaggio assai diverso, molto meno ottimista sui comportamenti dell’uomo. Vip, mio fratello superuomo è quindi il punto centrale del trittico, quello che si rivolge in modo eguale ai ragazzi e agli adulti.
La vicenda si basa su due personaggi principali, un superuomo e suo fratello (nato dalla relazione tra un superuomo e la cassiera di un supermercato) che tanto super non è. Anzi, è un disastro in tutti i sensi. Non piace alle donne, non sa volare, è debole e maldestro. Eppure l’avventura che lo vedrà protagonista lo trasformerà in un vero superuomo, perché potrà dimostrare che è possibile esserlo con i mezzi che ha. Salverà il fratello, la sua fidanzata e troverà l’amore in una donna che lo vedrà come l’uomo più bello del mondo. Anzi, salverà l’umanità, dato che si imbatte in una donna potente e spietata, Happy Betty. Perennemente seduta e circondata da lacché con accento nazista, da un pappagallo petulante e da una manovalanza di tanti piccoli cinesini, ha un’arma potentissima da lanciare contro l’umanità. Non è una bomba nucleare, né dei raggi laser assassini, ma forse qualcosa di peggio. Un’arma che si chiama persuasione, e che obbliga tutti coloro che vengono colpiti da un mini missile a comprare merce in quantità nei suoi supermercati HB. Alla sua corte uomini d’affari di tutto il mondo pronti a spartirsi le briciole del grande guadagno. Ma Minivip e Supervip, i due fratelli, riusciranno a far trionfare il bene.
Fermiamoci ovviamente qui, il film è tutto da vedere e da godere. Anche perché, insieme a West and Soda e ad Allegro non Troppo è stato ristampato in Dvd. Un formato che permette di apprezzare la grande maestria dell’animazione di Vip, ma che è anche l’occasione di conoscere meglio Bozzetto. Come ogni ristampa che si rispetti infatti ci sono molti contenuti extra con il maestro che spiega la nascita del film portandoci indietro di quasi quarant’anni. Ciò che però ci interessa particolarmente è la colonna sonora, dove troviamo due personaggi a noi cari. Innanzitutto Herbert Pagani, il cantante franco-italiano, che partecipa cantando la sigla e un altro brano (Metti un tigre nel doppio brodo) di cui ha scritto anche i testi. Quindi Franco Godi, oggi affermato produttore con la sua Best Sound (Articolo 31, Gemelli Diversi) e che negli anni ’60 si affermò come il maggiore autore di musica per pubblicità. E’ lo stesso Godi a raccontarci come nacque il lavoro musicale per questo lungometraggio.
Intervista a Franco Godi
C'è innanzitutto una curosità che è tipica dei non addetti ai lavori. Come è stato lavorare con l’animazione: è il musicista che si è dovuto adattare alle immagini o viceversa?
Sono successe entrambe le cose, grazie al modo di lavorare che trovammo con Bruno Bozzetto. C'erano infatti sia le canzoni e sia la musica che doveva commentare le immagini. Nel primo caso, la sigla, In cerca di Lisa e le altre, fu lui che lavorò con i tempi dettati dai brani. D'altra parte quando ci fu da commentare le altre scene, come quelle di azione, fui io che invece lavorai adattando la colonna sonora e sincronizzando le note con le immagini.
Era la prima volta che lavorava con l'animazione?
Con Bozzetto avevamo collaborato insieme per alcuni cortometraggi come Ego o La vita in scatola. Lui precedentemente aveva fatto West and Soda dove le musiche erano state scritte da Giampiero Boneschi. Però Vip è stato il mio primo film lungometraggio di animazione. Infine va ricordato il suo successivo Allegro non troppo, un lavoro che aveva al centro la musica dei grandi autori e per il quale però ho composto alcuni brani
Nella colonna sonora, oltre all’orchestra c’è spesso l’utilizzo delle voci che commentano le scene senza parole.
Io avevo già utilizzato questa tecnica nella pubblicità, come nel 1966 con Bidibodibù, e la trovavo funzionale nel caso di molte scene a cui dovevo dare una caratterizzazione particolare. In pratica davo alla musica un colore che si avvicinava a quello jazzistico, grazie anche alla partecipazione dei 4+4 di Nora Orlandi. Avevo come punti di riferimento due grandi maestri come Quincy Jones e Armando Trovajoli.
Come nacque la collaborazione con Herbert Pagani?
Trovavo Herbet un personaggio giusto: oltre a essere un bravo cantante, grazie alla sua esperienza a Radio Montecarlo era molto adatto a trasformare le parole in slogan pubblicitari, come era in parte la tematica del film. Fu accolto molto bene da Bozzetto tanto che decidemmo di far cantare a lui la sigla (Basso così) e Metti un tigre nel doppio brodo, con i testi scritti da lui.
A distanza di anni, trova questo film ancora attuale?
Mi sembra proprio di sì, vedendo il personaggio Happy Betty che tenta di imporre il potere dei suoi prodotti. Una cosa che vediamo oggi non solo nella pubblicità, ma anche in politica. Va sottolineato però che il progetto di Bozzetto ebbe una partecipazione americana che portò anche a un certo modo di caratterizzare la storia. Inoltre Bozzetto si era circondato di una squadra di grandi disegnatori come Guido Manuli e Giovanni Mulazzani. Vip era quindi molto più avanti di quello che noi pensavamo.
Michele Manzotti
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