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Intervista Diane Schuur
Diane Schuur è certa che “Schuur fire” sia il suo album. Ce lo dice con voce ricca di enfasi e raggiante raggiunta telefonicamente in California, in esclusiva per Jazz Magazine - ed è entusiasta per l’esperienza musicale che sta attualmente portando in tournée, in Europa (di nuovo a Novembre dopo un breve giro estivo) e negli Stati Uniti.
“ Già alcuni anni con il presidente della Concord avevamo parlato di questo progetto legato alle sonorità latino-americane, scegliendo però un repertorio dal respiro più ampio possibile, fino a che in Perù, circa due anni fa, non incontrai il percussionista Roberto Quintero e mi parlò del suo più recente gruppo, Carribean jazz project, in toni così emozionanti che mi coinvolse subito con le sue parole prima ancora che avessi mai ascoltato una sola nota del gruppo”.
E’ vero che non è poi così difficile quando ti dicono che di una band di tale genere fanno parte lo straordinario vibrafonista Dave Samuels e il chitarrista Oscar Castro Neves. Nonostante l’entusiasmo il progetto venne accantonato per terminarne altri. Fino ai nostri giorni. “Con Dave e Oscar e l’aiuto del mio manager David Britz scegliemmo un’ampia rosa di brani, più di cinquanta, per arrivare poi ai 12 del disco. Abbiamo tentato di proporre canzoni che ci piacessero, alcune famose, altre meno, ma tutte interessanti che ci tenessero piacevolmente in tensione e focalizzati su ciò che si andava a registrare. Con Dave e Oscar c’è stata sintonia immediatamente anche perché era chiaro per tutti che la scommessa più importante sarebbe stata quella di mantenere l’identità musicale del Carribean Jazz project. Speriamo di esserci riusciti“.
Schuur ha vinto la scommessa e con lei l’intera formazione, che ha trovato grazie alla voce di Diane, il perfetto complemento alla propria carica strumentale. Curiosa la scelta di un brano dei Duran Duran, “ordinary world”.
“Ti confesso mi dice candidamente che prima non li conoscevo… anzi, per essere più precisa: non associavo le loro canzoni al gruppo. Devo però dire che “ordinary world” è una gran bella canzone…”
Anche a fianco di una perla minore del repertorio di Johny Mandel come “close enough for love“?
“E’ convinzione del mio manager che si debba inventare dei nuovi songbook per i jazz singer del futuro. Come dargli torto?…” Quindi la scelta di “ don’t let me be lonely tonight” di James Taylor è da leggersi in questa ottica.
“Certamente!. Con quegli accordi stupendi è nata come uno standard. Io ho cercato di cantarla dalla prospettiva di una donna, non di una teen ager”.
Nell’album appare anche un omaggio a Ray Charles, “i can’t stop loving you“, come ricorda il grande artista?…
“Come l’artista che più di ogni altro mi ha fatto capire la musica e il suo valore”
Inoltre troviamo una versione molto ritmica di “As”, tratto dall’album ”songs in the key of life” di Stevie Wonder…
“Stevie è uno dei geni della musica nera. Oggi ci siamo un po’ dimenticato di lui, della sua grandezza ha realizzato cinque dei più bei dischi di musica nera nei suoi vent’anni e questo perché molti talenti si sono fatti strada spintonando ma con pochissime idee. Resta l’ unico. Spero di fare presto un album esclusivamente di sue canzoni!”.
Ernesto de Pascale
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