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Bobby Purify - Better have it
(Proper)
www.proper.uk.com



Intense comeback from the voice of southern soul’s hit “i’m your puppet”. Countryfied perfect soul album written by the great Dan Penn and sang with class and style

I cugini James Purify e Robert Lee Dickey strinsero il loro sodalizio nel 1965 quando Mighty Sam lasciò senza cantante la band in cui James suonava la chitarra. Lavorando sin da subito come duo vocale, i due firmarono per il produttore Papa Don Schroeder che fece loro registrare nei celebri studi Muscle Shoals in Alabama “i’m your puppet”, una ballad melodiosa che li scaraventa dritti nei top ten nel 1966. Ma il successo non si ripeté e nei tardi anni sessanta Robert lee Dickey lasciò il cugino James da solo, fino a che Don Schroeder non gli fece conoscere Bob Moore che divenne così il “nuovo” Bobby Purify. Il duo registrò nuovamente il loro unico singolo di successo nel 1975, anno in cui firmarono per l’etichetta Casablanca. Il duo si sciolse alla fine del decennio e Bobby registrò nel 1981 un album solista per la DJM (l’etichetta di Elton John) che ottenne un ottimo successo di critica ma nessun interesse del pubblico.
Bob Moore, in arte Bobby Purify II ritorna oggi con un album solista degno di nota, prodotto e scritto da Dan Penna, la più sicura e solida penna del deep soul che piacerà a quanti hanno apprezzato il ritorno di Solomon Burke e il bellissimo progetto “country got soul”, sempre di Penn e soci.
Una musica placida e mai affannosa cantata con autorevolezza e classe sono il segreto di “Better have it”, un album che prosegue la tradizione dei Joe Simon, del grande Percy Sledge,di Clarence Carter, artisti di cui Il popolo del Blues si è recentemente occupato nel lungo articolo dedicato alla ristampa in DVD del programma “The !!! Beat” .
“Better have it” ha il tono dei grandi dischi di musica nera realizzati negli anni sotto la celebre Mason Dixon line, la linea di confine fra Nord e Sud. Un costante tono Gospel appare sin dal brano d’apertura, quello che dà il titolo all’album e prosegue nel successivo “i’m qualified”, solo un po’ più anni settanta del precedente e dal bel ritmo. Bobby, che oltre a cantare, si cimenta in alcuni brevi ma intensi parlati di grande affetto come all’inizio della calda e affascinante “Things happen” non è succube della scrittura di Dan Penn ma pare esserne il perfetto interprete. I brani scorrono bene e il disco non cala mai di tono ma non pensiate che “Better Have it” sia una passeggiata; c’è da essere sempre in grado di motivare parole e musiche scritte dalla penna altrui e c’è – soprattutto – da tenere ben tesi gli ascoltatori.
Accompagnato dalla crema dei musicisti che hanno fatto la storia degli studi Muscle Shoals (Spooner Oldham, Jimmy Johnson, David Hood, Reggie Young, Wayne Jackson) Bobby Purify stupisce per la voce ancora pulita, intatta, non alterata da quella o questa influenza esterna che sia, come nella riflessiva "hate to see you go“. Si va verso la conclusione così senza alti né bassi ma si vuole sottolineare la radiofonica “you make me dig” e la conclusiva, patriottica, “Only in America “.
“Better Have it “ di Bobby Purify è una buona prova e si allinea a fianco degli ultimi dischi di Burke, Al Green e Howard Tate. A questo punto non resta che attenderlo come ospite alla prossima edizione 2006 di Sweet Soul Music a Porretta. Non può davvero mancare, è quello il festival perfetto per lui!

Ernesto de Pascale

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