. Fairport Convention


Fairport Convention – Nine
Fairport Convention – Live
Fairport Convention – Rising for the moon

(Universal)

Fairport Convention
Fairport Convention
Fairport Convention


La Universal ristampa altri tre album del catalogo dei Fairport Convention. Si tratta questa volta di Nine, Fairport Convention Live e Risinig for the Moon.
Nessuno dei due album di studio, nonostante la straordinaria bellezza di Rising for the moon, può essere annoverato tra i cosiddetti due o tre “album fondamentali”, visto che la band al momento della pubblicazione aveva già alle spalle il peso di capolavori come Unhalfbricking, Liege & Lief, Full House, e aveva perso assi nella manica come Richard Thompson in entrambi i casi e, nel caso di Nine, Sandy Denny.
È da sottolineare da subito la capillare opera di ristampa del loro catalogo che la Universal sta portando avanti ormai da molti mesi e che per ognuno dei release, questi tre compresi, prevede la ricerca e pubblicazione di numerose bonus tracks (da notare in questo caso, ad esempio, i tre demo originali di Sandy Denny che fanno da complemento a Rising for the moon).
Per quanto riguarda Nine, album all’epoca dall’aspetto scarno a cominciare dalla copertina, il gruppo eccelle specialmente sui brani veloci e più fedeli allo stile tradizionale, in cui il violinista Dave Swarbrick, ottimo musicista e figura carismatica nella formazione dell’epoca, ha modo di far apprezzare tutte le sue qualità, e in cui tutto il gruppo offre interpretazioni più intense e focalizzate (“The brilliance medley & cherokee shuffle”, “The Hexamshire lass”). Per il resto ciò che si accusa di più sono un’eccessiva omogeneità e malinconia nell’affrontare le musiche originali, scritte senza troppo spirito di ricerca rispetto a ciò di meraviglioso che era riuscito a fare il gruppo negli anni precedenti nel corso della sua gloriosa missione per trasportare la tradizione folk nel mondo del rock. Un album quindi poco significativo, che rispetto ad altri scorre via senza graffiare più di tanto.
Live invece è un album che ha la sua importanza nella storia della discografia dei Fairport Convention perché è il primo album dal vivo e, soprattutto, per la presenza di Sandy Denny che lo rende una delle poche testimonianze dell’attività live della cantante con la band. Registrato durante il tour del 1973, l’album contiene celebri brani come Matty Groves e l’allora da poco lanciato sul mercato Rosie. La presenza della Denny fa svettare l’autorevolezza interpretativa del gruppo, e l’alternanza tra voci maschile e femminile conferisce subito all’insieme un aspetto più intrigante. Dave Swarbrick dà il meglio di sé sul virtuosistico strumentale Fiddlestix. Il gruppo si cimenta anche nell’interpretazione di Down in the flood di Dylan, autore molto di riferimento nei primi anni della loro carriera.
È un buon album ed arriva in un momento del loro percorso artistico in cui ci voleva un disco che li ritraesse dal vivo.
Rising for the moon, rispetto a Nine, solleva nuovamente la qualità in termini di album di studio. Sembra di sprecare parole in cose già dette a sottolineare per l’ennesima volta l’importanza che ha avuto per i Fairport la presenza del talento maledetto della giovane Sandy Denny, eppure ascoltando questo album l’attenzione non può soffermarsi che sul suo ritorno nel gruppo. Responsabile di gran parte delle composizioni, come il bel brano di apertura “Rising for the moon” oppure la dolce “After Halloween”, tornita dal tocco di classe di Swarbrick alla viola, la Denny trasporta il gruppo in una dimensione superiore sia per quanto riguarda la scrittura che l’interpretazione. Oltre ad essere una voce che è legata a doppio filo con la storia dei Fairport e che è quasi un marchio di fabbrica dei loro anni d’oro, la Denny sembra apportare al gruppo la verve musicale e spirituale che in Nine era venuta meno. La sua presenza fa veramente la differenza. Naturalmente ciò è possibile grazie ad una band che sa bene come suonare questo genere di musica al meglio, da Lucas a Swarbrick. Più vivace, con interessanti aperture a blues e rock acustico che si alternano all’imprescindibile matrice folk (“Iron Lion” di Lucas), scritto e arrangiato meglio, più tornito rispetto a Nine, “Rising for the moon” non è, per i motivi spiegati in apertura, l’album da comprare per primo nella discografia dei Fairport Convention, ma tolti i capolavori citati all’inizio che hanno lasciato l’Inghilterra a bocca aperta è un album straordinario, comunque tra i migliori.

Giulia Nuti


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